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Idee di Investimento – Azioni – 18 gennaio 2016

18 Gennaio 2016 10:19
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“A mio parere, il processo di ribilanciamento della crescita di Pechino è destinato a durare a lungo, e dato che gli investitori internazionali usano Hong Kong per coprire le proprie posizioni in Cina, la vendita indiscriminata di società di alta qualità con solide prospettive di crescita nelle fasi di turbolenza sui mercati dovrebbe creare opportunità per gli investitori attivi” puntualizza nell’articolo “Mercati, il QE era l’alta marea che sollevava tutte le barche”, Mark Burgess, CIO EMEA e Responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle Investments.

Una gestione attiva di portafoglio che può essere adottata o tramite un approccio bottom-up (basato cioè sulla selezione dei singoli titoli) oppure tramite un approccio top-down (in funzione delle previsioni macro economiche globali o di una singola area geografica). Nell’articolo “Eurozona, nel 2016 più crescita e inflazione all’1%”, John Greenwood, Capo economista di Invesco, fornisce alcune preziose indicazioni macro economiche. “Prevediamo che il tasso di inflazione della zona euro nel suo complesso sarà dell’1,0% nel 2016, ancora ben al di sotto dell’obiettivo del 2 per cento fissato dalla BCE, mentre la crescita economica dovrebbe attestarsi all’1,5%”, sostiene John Greenwood, secondo il quale la crescita reale del PIL nella zona euro è rimasta anemica nel 2015, ma i rischi di deflazione sono diminuiti grazie al deprezzamento dell’euro dopo i primi tre mesi del 2015 e all’adozione di politiche di Quantitative Easing (QE) della BCE a partire da marzo. Tra i fattori che convincono di più John Greenwood figura l’incremento dell’indice degli acquisti PMI che a novembre è salito a 54,2 (rispetto al 53,9 del mese precedente) con livelli ancora più sostenuti nel caso di Germania (55,2), Italia (54,3) e Spagna (56,2).

A favore delle azioni europee si schiera anche dichiara Carlo Benetti, Head of Market Research and Business Innovation di GAM (Italia) SGR. “Le azioni europee restano una delle nostre principali preferenze, a nostro giudizio non si sono ancora esauriti gli effetti di quella straordinaria opportunità, in termini di valutazioni, creatasi con la crisi del 2012” tiene a precisare nell’articolo “Mercati 2016, non rinunciare alle opportunità di profitto”, Carlo Benetti che ricorda una recente affermazione di Niall Gallagher di GAM: “Sulla base dei multipli P/E (rapporto prezzo / utili) il mercato è attorno al valore di 15, leggermente a premio sulla sua media di trent’anni, ma gli utili sono a livelli estremamente bassi come si evince guardando al Return on Equity (Roe) del mercato europeo sia verso la media storica che verso il mercato USA. Mettendo insieme le due parti, i multipli P/E e il Roe , si nota che il Shiller P/E, il «Cyclically Adjusted Price Earnings Ratio» è ancora al di sotto della sua media trentennale, significa che rispetto a profitti tornati nella norma le valutazioni delle azioni europee sono ancora interessanti”.

Un’altra piazza finanziaria che suscita interesse anche quest’anno è quella di Tokyo. Tra chi ritiene che il listino azionario nipponico sia tra quelli da preferire per il 2016 c’è la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. “Quest’anno i titoli nipponici dovrebbero guadagnare il 7% in dollari USA, ma la performance potrebbe essere superiore. Come le imprese europee, anche quelle giapponesi hanno visto migliorare la propria competitività sul piano globale grazie a un effetto valutario, che dovrebbe proseguire in quanto la Bank of Japan (BoJ) resta impegnata nel suo ingente programma di quantitative easing per conseguire il proprio obiettivo d’inflazione” fanno sapere gli esperti della PSU nell’articolo “Borsa di Tokyo, gli investitori esteri hanno perso il rally del 2015”.

Restando in Asia, non si può non parlare del mercato azionario cinese. L’indice Shanghai composite (listino nel quale sono trattate le A-share cinesi) ha perso il 18% mentre, nello stesso arco di tempo, l’indice Hang Seng di Hong Kong (listino nel quale son invece trattate le H-share cinesi) ha lasciato sul terreno il 10,9%. Nell’articolo “Azioni cinesi, quelle quotate a Hong Kong ora hanno sconti significativi”, Vanessa Donegan, responsabile azionario Asia di Columbia Threadneedle Investments, ha dichiarato che, qualora proseguisse la tendenza di vedere perdere entrambe le tipologie di azioni (A-share e H-share), si potranno generare nuove opportunità perchè le azioni cinesi quotate a Hong Kong vengono scambiate ora a sconti significativi.

BlackRock, pur condividendo questa tesi, suggerisce di assumere un atteggiamento più prudente, almeno per il momento. Per BlackRock, come spiegato nell’articolo “Sindrome cinese, pesa il sentiment negativo degli investitori”, le H-share cinesi, che sono trattate sul listino di Hong Kong e sono disponibili principalmente agli investitori non cinesi, offrono valutazioni migliori rispetto alle A-share quotate in Cina: tuttavia, benché si ritiene che il pessimismo sia già incorporato nei prezzi delle H-share, è comunque meglio pazientare prima di aggiungere ulteriori posizioni in portafoglio dal momento che è attesa una maggiore volatilità nel breve termine.
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