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Alain Nsiona Defise

Idee di investimento - Obbligazioni - 4 gennaio 2016

4 Gennaio 2016 10:45
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Le obbligazioni societarie dei paesi emergenti sono considerate particolarmente vulnerabili in funzione della forza del dollaro USA e del rialzo dei tassi di interesse statunitensi. Tuttavia, considerando che diversi settori non subiranno contraccolpi significativi dal rafforzamento della divisa americana e che il ritmo del rialzo dei tassi USA sarà estremamente graduale e avverrà in parallelo ad una accelerazione della crescita globale, le prospettive per il debito corporate bond restano piuttosto interessanti. “L’apprezzamento del dollaro, l’attesa di un rialzo dei tassi USA e lo scandalo che ha investito il gigante del petrolio brasiliano Petrobras potrebbero rendere la vita difficile agli emittenti corporate emergenti. Senza contare l’aumento delle emissioni in dollari Usd lanciate soprattutto da aziende latinoamericane e asiatiche: dal 2000, il volume di obbligazioni dei Paesi emergenti denominate in dollari è lievitato a 1.700 miliardi di dollari, in parte proprio grazie ai bond societari. Tuttavia, a uno sguardo più attento, questo segmento non è così rischioso come potrebbe sembrare” fa sapere, nell’articolo “Giudizi troppo negativi sul debito corporate emergente”, Alain-Nsiona Defise, Head of Emerging Corporate Bonds di Pictet Asset Management, secondo il quale la debolezza delle valute locali non implica necessariamente una maggiore instabilità finanziaria degli emittenti. “Un altro punto a favore dell’asset class è la stabilità della base di investitori. Diversamente da altre obbligazioni high yield, il debito corporate emergente non è in balia di flussi imprevedibili da parte degli investitori retail. Attualmente, gli investitori istituzionali, come i fondi sovrani, le compagnie di assicurazione e i fondi pensione, rappresentano due terzi degli investitori, un dato che ha garantito una notevole stabilità in precedenti periodi di stress del mercato, come il cosiddetto «taper tantrum» scatenato dalla Fed tra la primavera e l’estate del 2013” spiega Alain-Nsiona Defise.

In tutti i casi, anche alla luce dell’ennesimo caso in Italia di risparmio tradito relativo alle obbligazioni subordinate delle quattro banche (Banca Etruria, Cassa di risparmio di Ferrara, Banca Marche, Cassa di risparmio di Chieti), è indispensabile riporre la massima l’attenzione alla diversificazione del portafoglio obbligazionario. Una scelta da attuare investendo in diverse decine di emittenti (tramite i consigli di un consulente di fiducia) oppure affidandosi ad un etf obbligazionario (che replica in modo passivo un preciso indice di mercato) oppure ad un buon fondo obbligazionario a gestione attiva. In quest’ultimo caso, però, è importante che il gestore abbia dimostrato di avere una certa dimestichezza nel muoversi nelle acque agitate obbligazionarie e che abbia le idee chiare sui possibili impatti derivanti dal rialzo dei tassi della Federal Reserve americana. “I nostri portafogli, in virtù del fatto di essere esposti al 50 per cento in obbligazioni a tasso variabile e ai bond a tasso fixed-to-float, sono protetti contro i movimenti dei tassi di interesse” fa sapere nell’articolo “Obbligazioni, portafogli a prova di rialzo tassi”, Jeremy Smouha, gestore del Fondo [tooltip-fondi codice_isin="IE00B567SW70"]GAM Star Credit Opportunities[/tooltip-fondi] che, nel corso del 2015 segnala di aver notato una buona quantità di nuove emissioni, molte delle quali non finanziarie come Lufthansa, Total, BHP Billiton ed EDF, che hanno dato liquidità ad un mercato che ha sofferto le restrizioni nell’emissione di debito corporate soprattutto sul versante finanziario.
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