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28 Dicembre 2015 10:47
financialounge -  carbone Disneyland Federal Reserve produzione industriale quantitative easing Star Wars tassi di interesse
Il paradosso della Fed: paga le banche perché tengano i soldi in cassaforte.

Dopo aver stampato dollari a manetta per sette anni ora la banca centrale americana vuol evitare che quella montagna di denaro defluisca troppo rapidamente nell’economia reale. E per sterilizzare l’effetto del Quantative Easing, ormai archiviato, pagherà alle banche nel 2016 un tasso superiore a quello di mercato, lo 0,5%, perché tengano i fondi depositati nei forzieri della stessa Fed. In tutto, secondo i calcoli di Yahoo Finance, spenderà almeno 12,2 miliardi di dollari in interessi supplementari nel 2016. Se dovesse alzare ancora i tassi, come tutti prevedono, l’importo raddoppierà. Ad oggi i fondi depositati sotto forma di liquidità dalle banche presso la Fed ammontano a 2,5 trilioni di dollari, sui quali la Fed riconosce 34,5 milioni di dollari al giorno in interessi. Un mondo alla rovescia rispetto all’Europa, dove la Bce, con i tassi negativi, si fa pagare dalle banche per i fondi che queste lasciano depositati nelle sue casse.

 

Per il carbone l’ultima speranza è che cresca la domanda per la calza della Befana.

Così il New York Times – la traduzione è leggermente libera – recita il requiem per l’industria che un tempo era il simbolo dell’industrializzazione. E cita Jorge Beristain, capo della research sui titoli minerari americani di Deutsche Bank che ha titolato il suo ultimo report sui titoli carboniferi “l’ora del giudizio”. Un giudizio che è arrivato senza appello dall’accordo di Parigi sul clima e che condanna al fallimento anche le più grandi aziende minerarie. Per fare solo un esempio, i maggiori fondi pensione della California e della Norvegia sono stati costretti dalle autorità ad uscire da tutti gli investimenti in carbone. Le politiche ambientaliste e i prezzi stracciati del gas naturale congiurano per affondare il carbone. I prezzi di borsa dei due grandi gruppi Usa ancora quotati, Arch Coal and Peabody Energy, indicano bancarotta imminente.

 

Disneyland si allarga per far spazio a Star Wars.

E’ il più grande programma di espansione da quando fu inaugurata nel luglio del 1955 per dare uno spazio reale al mondo dei sogni di Walt Disney. Si tratta di un progetto imponente, che richiederà la chiusura temporanea di alcune aeree del parco divertimenti più noto del mondo nella contea di Orange, in California. E servirà a creare lo spazio per ospitare la nuova grande zona tematica dedicata a Star Wars, dopo il successo planetario del Ritorno della Forza, che riprende il filo narrativo della saga a oltre trent’anni dal Ritorno dello Jedi. La mossa, secondo quanto riporta il Los Angeles Times, è anche diretta a contrastare quella del principale competitor di Disneyland, gli Universal Studios di Hollywood, che a breve dovrebbe annunciare l’apertura di un parco dedicato a Harry Potter. Il cavaliere spaziale contro il maghetto di Hogwarts, una bella sfida.
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