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Rialzo tassi USA, benzina per azioni e credito

1 Dicembre 2015 11:04
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Se, come tutto lascerebbe prevedere, la Fed rialzerà i tassi a dicembre comunicando al mercato l’intenzione di proseguire in questa direzione con la massima cautela nel 2016, è probabile che le classi di attivo a beneficiarne di più saranno l’azionario e le obbligazioni societarie. Al contrario, i titoli di stato e l’oro dovrebbero subire dei contraccolpi negativi mentre il dollaro tenderà ad apprezzarsi e le obbligazioni dei mercati emergenti dovrebbero risultare relativamente immuni per quanto riguarda i rialzi dei tassi a 2 anni ma maggiormente penalizzate se il rialzo dei tassi si propagasse sui titoli a 10 anni.

Questo scenario non è quello che emerge dal consenso di mercato quanto piuttosto da un approfondimento a cura di Luca Bindelli, Head of Foreign Exchange Analysis di Credit Suisse, che si è interrogato su cosa dobbiamo aspettarci dopo l’inizio del ciclo di inasprimenti della Fed.

“In vista del 2016 e con un rialzo dei tassi USA che riflette in definitiva un miglioramento delle dinamiche di crescita negli Stati Uniti, gli investitori potrebbero propendere per un’esposizione a questa sorta di «premio sulla crescita»” rileva Luca Bindelli secondo il quale, questo ragionamento è destinato a influenzare non solo gli asset statunitensi ma estendersi anche al di fuori degli States, dal momento che molte gestioni estere tendono a cogliere la maggiore esposizione alla crescita USA.

Luca Bindelli, preferisce analizzare la sensibilità del rendimento delle classi di attivi ai tassi USA a 10 anni perché ritiene che possa aiutare a comprendere meglio le dinamiche di mercato. Dai risultati elaborati da Credit Suisse, emerge che un rialzo di 100 punti base (+1,0%) nei tassi USA a 10 anni avrebbe implicazioni soprattutto sui titoli di stato emergenti (sia in valuta locale che in valuta forte): inoltre molte delle valute dei mercati emergenti non tenderebbero più ad apprezzarsi come in uno scenario di rialzo dei tassi USA circoscritto ai titoli con scadenza a due anni. Inoltre i titoli high yield beneficerebbero sia in uno scenario di rialzo dei tassi a due anni che a 10 anni.

“Le implicazioni della nostra analisi sono piuttosto chiare: si dovrebbero preferire le azioni alle obbligazioni e il credito ai titoli di stato in un contesto di tassi in crescita caratterizzato da un premio sulla crescita al rialzo” puntualizza Luca Bindelli secondo il quale i bond emerging markets dovrebbero andare meglio di quelle dei mercati sviluppati, ma il credito high yield dovrebbe registrare performance migliori anche rispetto alle obbligazioni dei mercati emergenti. L’oro, invece, dovrebbe registrare performance deludenti a causa della sua correlazione negativa coi tassi (e con il dollaro USA, valuta nella quale è quotato sui mercati), mentre il petrolio potrebbe trovare un supporto. “Il biglietto verde dovrebbe trovare un sostegno rispetto ad altre monete dei paesi sviluppati. I cambi dei paesi in via di sviluppo sono piuttosto neutrali nello scenario di rialzi dei tassi a 10 anni, anche se potrebbero in definitiva cominciare ad andare meglio con gli investitori che stimano una maggiore crescita dei ME in futuro” conclude Luca Bindelli.
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