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Debito pubblico, come le opere d’arte possono abbatterlo

12 Ottobre 2015 11:52
financialounge -  debito pubblico italia opere d'arte
Ridurre il debito pubblico italiano è stata una priorità per tutti i governi che si sono succeduti a Palazzo Chigi negli ultimi anni, soprattutto dopo la crisi del debito sovrano della zona euro scoppiata nell’estate di quattro anni fa. Ma, sebbene ci siano stati studi anche molto seri su come aggredirlo e ridurne l’impatto sul bilancio statale, i risultati sono stati piuttosto deludenti.

Adesso, però, un’idea potrebbe avere successo soprattutto se ben strutturata a livello nazionale. L’ha avuta il sindaco di Venezia e consiste nel mettere all’asta le opere esposte nei musei della città dei più rinomati di autori che, come si è apprestato a sottolineare lo staff del sindaco, non siano l’espressione della storia artistica e culturale di Venezia: le opere di Canaletto e Giovanni Bellini, tanto per fare due esempi concreti, sarebbero infatti rigorosamente escluse. L’idea, maturata dopo che il capoluogo veneto ha archiviato la cessione dei palazzi nobiliari cittadini, ha come obiettivo proprio quello di aggredire il debito del comune di Venezia che dispone di un enorme patrimonio immobiliare e artistico ma per la cui conservazione avrebbe in cassa soltanto 200 mila euro di budget.

Il dossier sulle opere d’arte da collocare sul mercato dovrebbe partire da una base d’asta di 400 milioni di euro ma, secondo gli addetti ai lavori, vista l’unicità di certe opere (uno di questi è il quadro «Judith II Salomè» di Gustav Klimt che da solo ha una valutazione di mercato di oltre 70 milioni di euro), il bottino finale potrebbe essere molto superiore. In ogni caso, come lo stesso sindaco di Venezia ha dichiarato, si tratta di una prassi che, qualora il comune di Venezia mettesse effettivamente in pratica, dovrebbe essere da stimolo ed essere così seguita da altri enti e, soprattutto, organizzata e programmata a livello nazionale per ridurne i costi e massimizzarne gli incassi. Si potrebbe così aggredire il debito pubblico vendendo in modo mirato e selezionato opere di valore senza tuttavia intaccare i capolavori più rappresentativi della storia e della cultura italiana.
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