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Bruno Crastes

Fed, ecco come agire se il rialzo dei tassi sarà a settembre

4 Settembre 2015 12:44
financialounge -  Bruno Crastes cina Elaine Stokes Federal Reserve Natixis Investment Managers tassi di interesse USA
Da metà aprile in poi, le mosse degli investitori sono stati influenzate soprattutto da due eventi che si sono susseguiti uno all’altro: la crisi greca e quella cinese. La prima ha tenuto sulle spine soprattutto (ma non solo) gli investitori europei che hanno temuto di rivivere quanto già patito nell’estate del 2011 quando scoppiò la prima grande crisi del debito sovrano della zona euro. La felice (almeno per il momento conclusione) della crisi di Atene ha riportato sotto i riflettori in Europa la ripresa economica della regione, il programma di alleggerimento quantitativo della Banca centrale europea (BCE) e il rafforzamento del quadro istituzionale.

“In effetti, la Grecia era l'unico ostacolo da superare per poter considerare l'eurozona come un luogo ideale per investire. In tal senso, l'affievolirsi del rischio greco è estremamente favorevole per gli asset europei” tiene infatti a precisare Bruno Crastes, Chief Executive Officer, H2O Asset Management (gruppo Natixis). Dai primi di agosto, invece, sono stati i mercati finanziari cinesi a gettare panico tra gli investitori di tutto il mondo. Le autorità cinesi che hanno commesso diversi errori tra i quali quello di intervenire con decisione in ritardo, hanno poi interpretato in modo più serio quanto stava accadendo portando almeno nel breve termine un certo aggiustamento rispetto ad un mercato azionario effervescente che stava andando fuori controllo.

“Tuttavia, per i mercati, la politica greca e i titoli azionari cinesi hanno rappresentato digressioni di breve termine rispetto all'enorme sfida posta dalla politica monetaria statunitense. La normalizzazione della Fed, sia rispetto al suo momento di partenza che al suo eventuale ritmo, rappresenta il vero problema” puntualizza Bruno Crastes che ricorda come, secondo quanto ripetuto insistentemente dai membri chiave del FOMC (Federal Open Market Committee, il Comitato federale del mercato aperto, l’organismo della Federal Reserve che decide il federal funds rate, ovvero il livello dei tassi d'interesse negli USA), gli shock esterni sono considerati ai fini delle proprie decisioni solo nella misura in cui questi hanno un impatto rilevante sull'economia statunitense. Ciò conferma, secondo il manager, che il FOMC è essenzialmente focalizzato sul proprio mandato principale: inflazione stabile e massima occupazione.

“Ne consegue potrebbe essere il 17 settembre 2015 data più probabile per il lift-off della Fed - uno scenario che sorprenderebbe il mercato così com'è attualmente. Gli investitori dovrebbero prepararsi ora al fatto che la Fed potrebbe agire prima piuttosto che dopo” sostiene Bruno Crastes mentre Elaine Stokes, Fixed-Income Manager di Loomis, Sayles & Company (Gruppo Natixis), sebbene sia convinta che l'economia statunitense di per sé potrebbe supportare un tasso d'interesse più elevato, specifica che la Fed, probabilmente, non può agire senza tener conto di quanto accade a livello globale visto l'intenso coinvolgimento delle banche centrali e le difficoltà presenti in tutto il mondo.

“Da circa un anno e mezzo, ci siamo concentrati sull'eliminazione del rischio del tasso di interesse dai nostri portafogli multisettoriali e sulla rimozione di molte obbligazioni corporate di alta qualità notevolmente legate ai tassi d'interesse. Inoltre, poiché l'economia statunitense è la più forte tra i paesi sviluppati, tendiamo a favorire il credito statunitense” spiega Elaine Stokes secondo la quale, oggi occorre essere maggiormente cauti nella selezione poiché vi sono segni di un leggero ritardo degli Stati Uniti nel ciclo del credito: in tale scenario, secondo la manager, i titoli legati a temi secolari di lungo periodo nei settori di sanità e tecnologia, che stanno trainando l'economia USA e che dovrebbero far bene anche in una fase di rallentamento, diventano ancor più interessanti.
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