cina

Idee di Investimento - Obbligazioni - 31 agosto 2015

31 Agosto 2015 10:22

financialounge -  cina idee di investimento mercati emergenti mercati obbligazionari mercati valutari
b> forte sovrappeso azionario a livello di asset allocation globale e la scarsa liquidità dei mercati nel mese di agosto hanno determinato l'intensa correzione a seguito dell'improvvisa avversione al rischio innescata dalla crisi dei paesi emergenti. Tiene a sottolinearlo Massimo De Palma, capo del team MACS (Multi Asset Class Solutions) di GAM Italia SGR nell’articolo “L’approccio è prudente ma c’è attenzione sui fondamentali”. “Nell'ambito della gestione del fondo JB Multi Asset Strategic Allocation (MuSA), nelle ultime settimane abbiamo adottato un approccio più prudente: progressiva riduzione del peso azionario tradizionale ed aumento delle strategie alternative. Attualmente abbiamo un'esposizione azionaria del 18,2% e del 5,5% in prodotti long-short equity. Abbiamo aumentato l'esposizione ai titoli governativi, con investimenti diretti (Bund e BTP) e strategie flessibili globali, e la liquidità è stata incrementata al 7%. A livello valutario abbiamo leggermente ridotto l'esposizione al dollaro americano (8,5%). Infine abbiamo costruito una posizione corta (ribassista) sul franco svizzero contro euro in area 1,07 per beneficiare del rafforzamento dell'euro e decorrelare il portafoglio” spiega Massimo De Palma che, inoltre, sta monitorando attentamente il VAR (Value At Risk) in modo da rispettare il budget di rischio e, pur con il recente aumento della volatilità, continua a mantenersi al di sotto del limite del 3% mensile. Il manager, inoltre, spiega le le sotto performance dei mercati obbligazionari, come la conseguenza di numerosi fattori: ampliamento dei deficit, gap di produttività e crollo dei prezzi delle materie prime energetiche e dei metalli industriali. “La paura del contagio con le economie dei paesi sviluppati ha generato un'intensa discesa generalizzata a cui si è poi aggiunta la svalutazione del renminbi che ha innescato l'accelerazione. Ciò che ha colpito è stata l'intensità della reazione rispetto al susseguirsi delle notizie” sottolinea Massimo De Palma secondo il quale siamo, senza dubbio, in presenza di un rallentamento della crescita dell'economia cinese, ma non tale da giustificare timori di un atterraggio duro dell’economia di Pechino (hard landing).

Resta il fatto che i risparmiatori italiani, che fanno i conti con il rendimento dei BOT praticamente azzerato e con quello dei BTP poco al di sopra del punto percentuale annuo, continuano ad essere attratti dalle obbligazioni in valuta emergente. Peccato che rispetto all’inizio dell’anno i sottoscrittori di alcuni bond dei paesi emergenti in valuta locale stiano contabilizzando perdite piuttosto ingenti. Coloro che hanno acquistato ai primi di gennaio i bond in emissione mantenendoli in portafoglio fino ad ora, possono infatti contare su un controvalore dell’investimento in euro (tra cedole incassate e quotazione corrente del titolo) inferiore del 5% circa (nel caso dei bond in dollari neozelandesi), o dell’11% (nel caso delle obbligazioni in lire turche) o, addirittura, del 14,5% (nel caso dei bond in real brasiliani): è l’effetto (indesiderato) della svalutazione, rispetto all’euro, delle valute sottostanti ai bond.

Questi esempi devono servire a comprendere che, come è argomentato nell’articolo “Debito emergente, quando la ricca cedola può ingannare”, se da un lato il debito emergente rappresenta un’asset class interessante per gli investitori italiani, dall’altro è indispensabile evitare il fai da te: infatti la ricca cedola può ingannare il piccolo risparmiatore sprovvisto delle giuste competenze. Solo affidandosi ai gestori specializzati capaci di selezionare i diversi emittenti, le differenti scadenze e, soprattutto, ad allestire il giusto mix in termini di valute a cui esporsi, è possibile sfruttare in modo ancora efficiente il debito emergente aggiungendo una interessante fonte di alpha (extra rendimento rispetto ai tassi dei titoli di stato della zona euro) al portafoglio obbligazionario.

Per esempio, il Multi-Asset Investment Team di Schroders preferisce il debito emergente in valuta forte nonostante, in virtù delle monete svalutate e con i rendimenti nominali elevati, il debito locale dei Mercati Emergenti possa posizionarsi in una posizione migliore, quando la Fed inizierà ad aumentare i tassi di interesse, rispetto allo stato in cui si trovava prima del taper tantrum nel 2013 (cioè quando trapelarono le prime indicazioni circa la possibile riduzione degli importi mensili di acquisto di bond americani da parte delle Federal Reserve).
“Dall’inizio del 2015 il debito estero dei Mercati Emergenti è stato relativamente robusto, supportato da fondamentali sani e da afflussi di capitale stabili. Preferiamo ancora le obbligazioni denominate in valuta forte rispetto a quelle denominate in valuta locale e ci aspettiamo che gli asset di elevata qualità avranno prestazioni migliori durante questo periodo di aumentata volatilità. Continuiamo ad avere una visione neutrale sugli spread dei bond in valuta forti dei Mercati Emergenti rispetto ai Treasury statunitensi e riteniamo che i rendimenti attraenti saranno i motori di una performance positiva da qui in avanti” rivela nell’articolo “Economie Emergenti, un processo di risanamento lungo diversi anni” il team che poi indica anche le divise emergenti più vulnerabili.

“A nostro avviso, le valute dei Mercati Emergenti più esposte a rischi sono il rand sudafricano, la lira turca e il real brasiliano. Siamo particolarmente negativi sul rand sud africano, che è stato declassato questo mese di un punto negativo dai nostri specialisti sulle valute; questa visione è rafforzata dalla doppia revisione negativa sulle obbligazioni sudafricane denominate in valuta locale, effettuata dai nostri specialisti sulla duration. Siamo più positivi sulla lira turca poiché riteniamo che il flusso di notizie negative stia iniziando ad essere prezzato dalla valuta, anche se vediamo una potenziale volatilità nel momento delle prossime elezioni. Rimaniamo negativi anche sulle valute asiatiche, come il dollaro di Singapore e il won coreano, per via delle pressioni deflazionistiche nella regione”.

Trending