consumi
Più soldi in tasca agli italiani
24 Agosto 2015 14:31

lia, da oltre 20 anni, il gioco è stato sempre lo stesso: sfilare quattrini dalle tasche delle famiglie per tappare i buchi del bilancio dello stato. Ora ci sono le condizioni per provare a cambiare e invertire le regole, più soldi in tasca ai consumatori per far ripartire un’economia che non cresce abbastanza.
Le condizioni si chiamano tassi di interesse vicini allo zero, che abbattono il costo del debito pubblico e liberano risorse. Per fare cosa? Investimenti? Non è il mestiere dello stato, almeno non quello principale, e non in questo momento. Quello che non riesce a ripartire sono i consumi, che costituiscono il grosso del prodotto interno lordo. Se non ripartono l’economia resta ferma. E per farli ripartire c’è bisogno che la gente abbia in tasca qualche euro in più da spendere.
Come si fa a mettere soldi in tasca agli italiani? Per lo stato c’è un modo solo, abbassare le tasse. La vera partita si gioca a settembre, quando il governo di Matteo Renzi andrà a Bruxelles per contrattare più flessibilità di bilancio e ritagliare – si spera – margini per ridurre le tasse. Ma il sentiero è stretto, perché l’Italia ha già messo nel conto i risparmi sul costo del debito grazie ai tassi bassi. Lo ha fatto ad aprile con il documento economico finanziario. Quello che riuscirà ad aggiungere a settembre non potrà essere molto, quindi andrà usato in modo molto mirato. Per abbassare le tasse. E gli investimenti? Quelli sono più un compito degli imprenditori, soprattutto quelli che esportano – non sono pochi, nel primo semestre del 2015 l’Italia ha avuto un avanzo commerciale di quasi 20 miliardi, peggio della Germania ma molto meglio di Francia e Gran Bretagna.
Il PIL è fatto sostanzialmente di due voci: investimenti e consumi. Il governo deve pensare a far ripartire i secondi e le imprese i primi, che sono fermi da sette anni. Non è che in Italia non si investa. Ma sono tutti soldi che arrivano dall’estero – Cina, Golfo, America, etc – per comprare in Italia asset di tutti i tipi, dalle industrie agli immobili.
Mancano all’appello gli italiani. Che hanno tutte le condizioni a favore: oltre ai tassi di interesse ai minimi, il petrolio a prezzi stracciati che vuol dire basso costo dell’energia e l’euro debole che aiuta le esportazioni. Forse è ora che comincino a muoversi.
Le condizioni si chiamano tassi di interesse vicini allo zero, che abbattono il costo del debito pubblico e liberano risorse. Per fare cosa? Investimenti? Non è il mestiere dello stato, almeno non quello principale, e non in questo momento. Quello che non riesce a ripartire sono i consumi, che costituiscono il grosso del prodotto interno lordo. Se non ripartono l’economia resta ferma. E per farli ripartire c’è bisogno che la gente abbia in tasca qualche euro in più da spendere.
Come si fa a mettere soldi in tasca agli italiani? Per lo stato c’è un modo solo, abbassare le tasse. La vera partita si gioca a settembre, quando il governo di Matteo Renzi andrà a Bruxelles per contrattare più flessibilità di bilancio e ritagliare – si spera – margini per ridurre le tasse. Ma il sentiero è stretto, perché l’Italia ha già messo nel conto i risparmi sul costo del debito grazie ai tassi bassi. Lo ha fatto ad aprile con il documento economico finanziario. Quello che riuscirà ad aggiungere a settembre non potrà essere molto, quindi andrà usato in modo molto mirato. Per abbassare le tasse. E gli investimenti? Quelli sono più un compito degli imprenditori, soprattutto quelli che esportano – non sono pochi, nel primo semestre del 2015 l’Italia ha avuto un avanzo commerciale di quasi 20 miliardi, peggio della Germania ma molto meglio di Francia e Gran Bretagna.
Il PIL è fatto sostanzialmente di due voci: investimenti e consumi. Il governo deve pensare a far ripartire i secondi e le imprese i primi, che sono fermi da sette anni. Non è che in Italia non si investa. Ma sono tutti soldi che arrivano dall’estero – Cina, Golfo, America, etc – per comprare in Italia asset di tutti i tipi, dalle industrie agli immobili.
Mancano all’appello gli italiani. Che hanno tutte le condizioni a favore: oltre ai tassi di interesse ai minimi, il petrolio a prezzi stracciati che vuol dire basso costo dell’energia e l’euro debole che aiuta le esportazioni. Forse è ora che comincino a muoversi.
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