fondi multi asset
Idee di Investimento - Obbligazioni - 3 agosto 2015
3 Agosto 2015 15:02

tasso di risparmio delle famiglie italiane continua a crescere. A confermarlo è lo studio a cura del Centro Einaudi – Intesa Sanpaolo, riportato nell’articolo “Italia, accelera il tasso di risparmio delle famiglie”, che, come di consueto da molti anni a questa parte, ha misurato anche per il 2015 le varie voci relative al risparmio in Italia.
La propensione media del risparmio delle famiglie italiane (cioè la percentuale del proprio reddito che viene messa da parte) si attesta all’11,6%: un valore di 1,1 punti percentuali superiori al 10,5% del 2014 e, soprattutto, il livello più elevato dal 2001 quando tale percentuale toccò l’11,8%. In forte ascesa anche la quota dei Risparmiatori Interessati, cioè di tutti coloro che, tramite il fai da te o con il ricorso a consulenti finanziari di fiducia, dichiarano di volere a tutti i costi risparmiare una parte del proprio reddito: la loro quota nel 2015 è al 24,7% contro il 22,4% dello scorso anno. In aumento pure i Risparmiatori Non Intenzionali (dal 18,4% del 2014 al 19,1% di quest’anno), cioè di quanti vorrebbero risparmiare qualcosa del proprio reddito ma non sempre ci riescono.
Per l’industria del risparmio gestito, i dati dell’indagine confermano che il trend positivo riguardante fondi, sicav e gestioni patrimoniali non dovrebbe arrestarsi, almeno nel breve termine: sta però alle case d’investimento e ai consulenti finanziari saper ascoltare le effettive esigenze delle famiglie risparmiatrici e proporre loro soluzioni efficienti e robuste per affrontare questo complesso contesto di mercato. Il problema è che non è affatto facile posizionare al meglio i portafogli nell’attuale contesto di mercato.
Una risposta efficace per chi voglia delegare ad un gestore professionale l’allocazione più efficiente in ottica rischio-rendimento, può essere rappresentata dai fondi multi asset, avendo tuttavia ben presente che non tutti i fondi multi asset sono uguali.
Innanzitutto devono soddisfare la condizione di un’ampia diversificazione (sia in termini di asset class che di rischi) e un approccio marcatamente flessibile. Inoltre l’esperienza e le capacità del team di gestione gioca un ruolo fondamentale. Proprio questi fattori hanno portato Fidelity Worldwide Investment a ottenere l’importante riconoscimento Morningstar di Miglior Gestore Multi Asset. La società vanta, come spiegato nell’articolo “Portafogli robusti che crescono con i mercati di tutto il mondo”, una gamma di fondi multi asset particolarmente ampia ed efficace, capace di supportare ogni tipologia di investitore e perseguire obiettivi differenti: tra questi spiccano tre comparti: il FF GMAT Defensive Fund, il FF GMAT Moderate Fund e il FF Global Multi Asset Income Fund (FF GMAI Fund).
Ma dov’è possibile trovare ancora valore nel mercato obbligazionario? Enzo Puntillo e Bogdan Manescu, gestori del fondo JB Total Return Bond Fund , nell’articolo “Rendimento assoluto, ecco dove ci sono interessanti opportunità" forniscono alcune raccomandazioni: mantenere una posizione negativa di duration (scadenza media dei titoli in portafoglio) molto bassa e un’esposizione lunga (rialzista) su Messico e Nuova Zelanda e corta (ribassista), anche se in minor misura, sui Bund tedeschi, i Gilts inglesi e sui titoli governativi polacchi; evitare gli high yield e preferire selezionati titoli governativi dell’Europa dell’Est e corporate bond di alta qualità; puntare sulle obbligazioni in valuta forte dei paesi emergenti e sugli inflation linked americani.
Mark Burgess, CIO EMEA e responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle, nell’articolo “Bassi tassi di interesse, scoprire le ragioni e individuare le mosse giuste” fa invece un’altra riflessione:
“Se è vero che i bassi tassi d'interesse reali sono ascrivibili alla globalizzazione dei mercati del lavoro, le conseguenze per i responsabili dell'asset allocation sono profonde. In una certa misura le azioni possono tollerare tassi di sconto più elevati (soprattutto a fronte di una rapida crescita degli utili e dei dividendi), ma non si può dire lo stesso delle obbligazioni, per le quali l'aumento dei tassi di sconto erode il valore attuale dei flussi di cassa noti” puntualizza Mark Burgess.
In tutti i casi, lo scenario degli ultimi decenni nel quale si potevano conseguire rendimenti elevati investendo in azioni e in obbligazioni, sembra avviarsi verso la fine. “Gli investitori possono superare questa sfida adottando un approccio dinamico, attivo e svincolato all'asset allocation e azzerando l'esposizione alle attività con lunga duration (scadenza media dei titoli in portafoglio) e flussi di cassa fissi” è il suggerimento che si sente di dare Mark Burgess.
Nell’allestire portafogli obbligazionari efficienti può infine rivelarsi utile anche evitare le trappole. Come quelle nelle quali potrebbero cascare alcuni Paesi emergenti in caso di rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve americana. A questo proposito, uno studio, riportato nell’articolo “Emergenti, ecco i paesi più vulnerabili al rialzo dei tassi Fed”, a cura della divisione Multi-Asset Investments di Schroders che ha esaminato le varie componenti in gioco nell’universo dei mercati emergenti, mette in fila i paesi più a rischio nello scenario di un rialzo dei tassi USA: Turchia e Sud Africa in prima fila, seguiti, da Malesia, Indonesia e Messico.
La propensione media del risparmio delle famiglie italiane (cioè la percentuale del proprio reddito che viene messa da parte) si attesta all’11,6%: un valore di 1,1 punti percentuali superiori al 10,5% del 2014 e, soprattutto, il livello più elevato dal 2001 quando tale percentuale toccò l’11,8%. In forte ascesa anche la quota dei Risparmiatori Interessati, cioè di tutti coloro che, tramite il fai da te o con il ricorso a consulenti finanziari di fiducia, dichiarano di volere a tutti i costi risparmiare una parte del proprio reddito: la loro quota nel 2015 è al 24,7% contro il 22,4% dello scorso anno. In aumento pure i Risparmiatori Non Intenzionali (dal 18,4% del 2014 al 19,1% di quest’anno), cioè di quanti vorrebbero risparmiare qualcosa del proprio reddito ma non sempre ci riescono.
Per l’industria del risparmio gestito, i dati dell’indagine confermano che il trend positivo riguardante fondi, sicav e gestioni patrimoniali non dovrebbe arrestarsi, almeno nel breve termine: sta però alle case d’investimento e ai consulenti finanziari saper ascoltare le effettive esigenze delle famiglie risparmiatrici e proporre loro soluzioni efficienti e robuste per affrontare questo complesso contesto di mercato. Il problema è che non è affatto facile posizionare al meglio i portafogli nell’attuale contesto di mercato.
Una risposta efficace per chi voglia delegare ad un gestore professionale l’allocazione più efficiente in ottica rischio-rendimento, può essere rappresentata dai fondi multi asset, avendo tuttavia ben presente che non tutti i fondi multi asset sono uguali.
Innanzitutto devono soddisfare la condizione di un’ampia diversificazione (sia in termini di asset class che di rischi) e un approccio marcatamente flessibile. Inoltre l’esperienza e le capacità del team di gestione gioca un ruolo fondamentale. Proprio questi fattori hanno portato Fidelity Worldwide Investment a ottenere l’importante riconoscimento Morningstar di Miglior Gestore Multi Asset. La società vanta, come spiegato nell’articolo “Portafogli robusti che crescono con i mercati di tutto il mondo”, una gamma di fondi multi asset particolarmente ampia ed efficace, capace di supportare ogni tipologia di investitore e perseguire obiettivi differenti: tra questi spiccano tre comparti: il FF GMAT Defensive Fund, il FF GMAT Moderate Fund e il FF Global Multi Asset Income Fund (FF GMAI Fund).
Ma dov’è possibile trovare ancora valore nel mercato obbligazionario? Enzo Puntillo e Bogdan Manescu, gestori del fondo JB Total Return Bond Fund , nell’articolo “Rendimento assoluto, ecco dove ci sono interessanti opportunità" forniscono alcune raccomandazioni: mantenere una posizione negativa di duration (scadenza media dei titoli in portafoglio) molto bassa e un’esposizione lunga (rialzista) su Messico e Nuova Zelanda e corta (ribassista), anche se in minor misura, sui Bund tedeschi, i Gilts inglesi e sui titoli governativi polacchi; evitare gli high yield e preferire selezionati titoli governativi dell’Europa dell’Est e corporate bond di alta qualità; puntare sulle obbligazioni in valuta forte dei paesi emergenti e sugli inflation linked americani.
Mark Burgess, CIO EMEA e responsabile azionario globale di Columbia Threadneedle, nell’articolo “Bassi tassi di interesse, scoprire le ragioni e individuare le mosse giuste” fa invece un’altra riflessione:
“Se è vero che i bassi tassi d'interesse reali sono ascrivibili alla globalizzazione dei mercati del lavoro, le conseguenze per i responsabili dell'asset allocation sono profonde. In una certa misura le azioni possono tollerare tassi di sconto più elevati (soprattutto a fronte di una rapida crescita degli utili e dei dividendi), ma non si può dire lo stesso delle obbligazioni, per le quali l'aumento dei tassi di sconto erode il valore attuale dei flussi di cassa noti” puntualizza Mark Burgess.
In tutti i casi, lo scenario degli ultimi decenni nel quale si potevano conseguire rendimenti elevati investendo in azioni e in obbligazioni, sembra avviarsi verso la fine. “Gli investitori possono superare questa sfida adottando un approccio dinamico, attivo e svincolato all'asset allocation e azzerando l'esposizione alle attività con lunga duration (scadenza media dei titoli in portafoglio) e flussi di cassa fissi” è il suggerimento che si sente di dare Mark Burgess.
Nell’allestire portafogli obbligazionari efficienti può infine rivelarsi utile anche evitare le trappole. Come quelle nelle quali potrebbero cascare alcuni Paesi emergenti in caso di rialzo dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve americana. A questo proposito, uno studio, riportato nell’articolo “Emergenti, ecco i paesi più vulnerabili al rialzo dei tassi Fed”, a cura della divisione Multi-Asset Investments di Schroders che ha esaminato le varie componenti in gioco nell’universo dei mercati emergenti, mette in fila i paesi più a rischio nello scenario di un rialzo dei tassi USA: Turchia e Sud Africa in prima fila, seguiti, da Malesia, Indonesia e Messico.
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