Europa
Azionario Euro, c’è potenziale in Italia, Spagna e Irlanda
22 Maggio 2015 10:21

tenzione ai potenziali rischi geopolitici internazionali e a quelli politici europei (situazione in Grecia e future elezioni in Spagna) è costante. Ma per Rob Jones, Co-Head of European Equities, Union Bancaire Privée (UBP) continuano a prevalere le note positive sul futuro del mercato azionario euro, a cominciare dalla crescita degli utili aziendali stimati in un +15 per cento per l’anno in corso. Un trend favorito anche dal fatto che in Europa i profitti aziendali restano oltre il 20% al di sotto del picco pre crisi 2007: non a caso i multipli P/E (prezzo / utili) aggiustati per il ciclo (il cosiddetto CAPE) sono molto attraenti soprattutto in Spagna, l’Irlanda e l’Italia.
L’analisi dell’esperto parte dalla constatazione che sono tre i principali driver del miglioramento delle prospettive dell’economia e dei mercati azionari europei nella prima parte del 2015: l’aumento del pil, il calo dell’euro e le quotazioni basse del petrolio.
Le attese sul PIL dell’Eurozona sono in crescita: a inizio anno il consensus si attestava a +1,25% per il PIL 2015, oggi si stima un incremento dell’1,75%.
Il calo dell’euro, specialmente rispetto al dollaro, è stato incredibile ed ha avuto un effetto positivo sul posizionamento competitivo dell’Eurozona, influenzando anche il settore corporate tramite la conversione in euro dei profitti realizzati all’estero, significativi per molte società del Vecchio Continente.
L’impatto dei più bassi prezzi del greggio ha rappresentato un guadagno inatteso significativo per i consumatori europei e ha contribuito a un forte rialzo della fiducia in tutta l’area. Aumentano i segnali che suggeriscono che i consumatori stanno sempre più spendendo quanto risparmiano al distributore di benzina in beni voluttuari.
Inoltre, fa notare Rob Jones , l’attuazione del Quantitative Easing della Banca centrale europea (BCE), avviato a marzo, ha già avuto un impatto positivo, per esempio con il deprezzamento della moneta unica, poiché tale mossa dell’Eurotower era attesa da un po’ di tempo. Ci sono anche segnali di un miglioramento degli standard del credito e di un miglioramento della domanda di prestiti.
“Il forte movimento dei mercati fa sì che le valutazioni appaiano ormai al limite, se misurate con determinati criteri, ma ci sono chiari segnali che prospettano revisioni al rialzo degli utili, trainate da fattori ciclici locali. Il mercato europeo scambia leggermente sopra le medie di lungo termine, con il rapporto P/E forward attualmente pari a 16, ma resta l’unica classe di attivi con un rendimento in linea alle medie storiche. Nonostante un crollo significativo dei profitti da parte dei titoli energetici e legati alle materie prime (-50% nel 2015), ci aspettiamo una crescita positiva degli utili di circa il 5% nel 2015 in Europa. In particolare, l’incremento degli utili per le società dell’Eurozona dovrebbe essere del 15%: escludere il Regno Unito e altri Paesi riduce l’impatto negativo legato alle risorse” spiega Rob Jones secondo il quale la ripresa degli utili europei non è finita.
Mentre i profitti negli Stati Uniti sono ben al di sopra del picco pre-2007, in Europa restano oltre il 20% al di sotto di tale livello. Per questo, i multipli P/E aggiustati per il ciclo sono molto più attraenti, soprattutto in quegli stati dove la crisi economica è stata molto dura, come la Spagna, l’Irlanda e l’Italia. "La debolezza dell’euro è stata un driver importante per i ritorni settoriali negli ultimi sei mesi: le società esposte ai mercati esteri ne hanno beneficiato. Ora che l’economia domestica inizia ad andare meglio, abbiamo cominciato a riequilibrare in qualche modo il nostro portafoglio, prendendo profitto su alcune società attive sull’estero in modo da incrementare l’esposizione su alcuni titoli ciclici domestici. Un buon esempio di questa strategia è la riduzione della posizione sul settore automotive, nello specifico delle posizioni su Daimler, Continental e Valeo. In questo modo, abbiamo finanziato l’aumento delle posizioni su banche domestiche, titoli dei media e società consumer, come per esempio TUI AG, un gruppo di agenzie di viaggio e hotel. Il nostro sovrappeso sui titoli a media capitalizzazione è inoltre aumentato” rivela Rob Jones che, per quanto riguarda i rischi, continua ad osservare con attenzione i fattori geopolitici e il quadro politico in Europa.
Il risultato delle elezioni generali spagnole di quest’anno è infatti incerto, con la comparsa di un Partito di estrema sinistra – Podemos – molto popolare, mentre la Grecia continua ad avere un futuro poco chiaro, che si riflette nelle performance dei mercati ellenici.
L’analisi dell’esperto parte dalla constatazione che sono tre i principali driver del miglioramento delle prospettive dell’economia e dei mercati azionari europei nella prima parte del 2015: l’aumento del pil, il calo dell’euro e le quotazioni basse del petrolio.
Le attese sul PIL dell’Eurozona sono in crescita: a inizio anno il consensus si attestava a +1,25% per il PIL 2015, oggi si stima un incremento dell’1,75%.
Il calo dell’euro, specialmente rispetto al dollaro, è stato incredibile ed ha avuto un effetto positivo sul posizionamento competitivo dell’Eurozona, influenzando anche il settore corporate tramite la conversione in euro dei profitti realizzati all’estero, significativi per molte società del Vecchio Continente.
L’impatto dei più bassi prezzi del greggio ha rappresentato un guadagno inatteso significativo per i consumatori europei e ha contribuito a un forte rialzo della fiducia in tutta l’area. Aumentano i segnali che suggeriscono che i consumatori stanno sempre più spendendo quanto risparmiano al distributore di benzina in beni voluttuari.
Inoltre, fa notare Rob Jones , l’attuazione del Quantitative Easing della Banca centrale europea (BCE), avviato a marzo, ha già avuto un impatto positivo, per esempio con il deprezzamento della moneta unica, poiché tale mossa dell’Eurotower era attesa da un po’ di tempo. Ci sono anche segnali di un miglioramento degli standard del credito e di un miglioramento della domanda di prestiti.
“Il forte movimento dei mercati fa sì che le valutazioni appaiano ormai al limite, se misurate con determinati criteri, ma ci sono chiari segnali che prospettano revisioni al rialzo degli utili, trainate da fattori ciclici locali. Il mercato europeo scambia leggermente sopra le medie di lungo termine, con il rapporto P/E forward attualmente pari a 16, ma resta l’unica classe di attivi con un rendimento in linea alle medie storiche. Nonostante un crollo significativo dei profitti da parte dei titoli energetici e legati alle materie prime (-50% nel 2015), ci aspettiamo una crescita positiva degli utili di circa il 5% nel 2015 in Europa. In particolare, l’incremento degli utili per le società dell’Eurozona dovrebbe essere del 15%: escludere il Regno Unito e altri Paesi riduce l’impatto negativo legato alle risorse” spiega Rob Jones secondo il quale la ripresa degli utili europei non è finita.
Mentre i profitti negli Stati Uniti sono ben al di sopra del picco pre-2007, in Europa restano oltre il 20% al di sotto di tale livello. Per questo, i multipli P/E aggiustati per il ciclo sono molto più attraenti, soprattutto in quegli stati dove la crisi economica è stata molto dura, come la Spagna, l’Irlanda e l’Italia. "La debolezza dell’euro è stata un driver importante per i ritorni settoriali negli ultimi sei mesi: le società esposte ai mercati esteri ne hanno beneficiato. Ora che l’economia domestica inizia ad andare meglio, abbiamo cominciato a riequilibrare in qualche modo il nostro portafoglio, prendendo profitto su alcune società attive sull’estero in modo da incrementare l’esposizione su alcuni titoli ciclici domestici. Un buon esempio di questa strategia è la riduzione della posizione sul settore automotive, nello specifico delle posizioni su Daimler, Continental e Valeo. In questo modo, abbiamo finanziato l’aumento delle posizioni su banche domestiche, titoli dei media e società consumer, come per esempio TUI AG, un gruppo di agenzie di viaggio e hotel. Il nostro sovrappeso sui titoli a media capitalizzazione è inoltre aumentato” rivela Rob Jones che, per quanto riguarda i rischi, continua ad osservare con attenzione i fattori geopolitici e il quadro politico in Europa.
Il risultato delle elezioni generali spagnole di quest’anno è infatti incerto, con la comparsa di un Partito di estrema sinistra – Podemos – molto popolare, mentre la Grecia continua ad avere un futuro poco chiaro, che si riflette nelle performance dei mercati ellenici.
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