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Borse, perché preferire ancora Europa e Giappone

15 Maggio 2015 09:45
financialounge -  mercati azionari politica monetaria
In Europa l’attività economica è vivace e fa ben sperare per gli utili societari. Una tendenza notata pure dalla Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity che, per quanto riguarda le azioni, privilegia l’Europa e il Giappone, che presentano una maggiore crescita degli utili e condizioni di liquidità più favorevoli rispetto agli Stati Uniti.
“Nel mese di aprile gli indicatori hanno evidenziato un generale miglioramento, con progressi sul fronte dei consumi personali, degli investimenti aziendali e delle esportazioni. Ma forse il dato più promettente riguarda i primi frutti degli sforzi della BCE per ridurre la stretta creditizia che dura ormai da tre anni, sfociati a marzo in un piano di acquisto titoli per un valore di 60 miliardi di euro mensili. Gli ultimi rilevamenti sulla massa monetaria M3 (l’indicatore più ampio che comprende depositi e debito a breve termine) mostrano che l’offerta monetaria è cresciuta oltre il target della banca centrale per la prima volta dal 2009, mentre i prestiti alle aziende sono tornati in territorio positivo dopo tre anni” fa presente la PSU.

L’imponente programma di allentamento sembra aver eliminato uno degli ultimi ostacoli alla ripresa economica dell’area euro ma ciò non significa che i rischi che incombono sulla regione siano scomparsi del tutto: permangono, ricordano infatti gli esperti della PSU, le incognite sul destino della Grecia e sul conflitto in Ucraina.
“Tuttavia, il quadro degli utili dell’Eurozona ci sembra il più interessante fra i mercati principali. Se dopo il recente rally le azioni europee possono non sembrare più tanto convenienti a un p/e (rapporto prezzo – utili) di 16,7 volte i profitti attesi per il 2016, il blocco della moneta unica è l’unica regione che evidenzia un’accelerazione degli utili. In base ai nostri dati le previsioni sugli utili delle società europee per i prossimi 12 mesi (energia esclusa) sono aumentate dell’11% circa su base annualizzata” puntualizza la PSU. Inoltre, poiché gli utili aziendali si attestano tuttora al di sotto dei precedenti picchi di circa il 35%, gli specialisti della PSU intravedono un enorme potenziale di crescita, soprattutto in presenza di un euro debole che favorisce le esportazioni.

“Negli Stati Uniti si verifica invece la situazione opposta: le imprese risentono infatti della robustezza del dollaro che penalizza l’export. L’economia interna ha inoltre subito una decelerazione dovuta alla rigidità dell’inverno. Le valutazioni delle società americane appaiono ancora onerose in confronto a quelle di altri mercati avanzati, soprattutto in vista dell’inasprimento delle condizioni di liquidità da parte della Fed” sottolinea la PSU per la quale, invece, l’azionario nipponico beneficia di condizioni simili a quelle europee, vale a dire generose misure di politica monetaria e valuta debole. “Nonostante il lieve rallentamento della crescita degli utili, il quadro appare più roseo che in altre parti del mondo. Il mercato giapponese gode inoltre di trend di lungo periodo positivi” sostiene la PSU. Il riferimento è, anzitutto, agli sforzi per migliorare la corporate governance che sembrano dare i primi frutti. Le società iniziano a perfezionare la comunicazione con gli azionisti e usano le riserve di liquidità per versare dividendi e riacquistare azioni. L’ultimo esempio è quello di Fanuc (automazione), che ha appena annunciato un raddoppio dei dividendi e il versamento del 60% degli utili netti agli azionisti.

In aprile anche l’azionario emergente ha evidenziato un rally, complice una flessione del dollaro USA; tuttavia, in assenza di segni di ripresa degli utili societari, i multipli di valutazione non appaiono particolarmente allettanti. “Sino a che non avremo prove concrete di tale ripresa, non amplieremo l’esposizione all’asset class. A livello settoriale confermiamo la preferenza alle aree cicliche, e in particolare a quelle destinate a beneficiare di un eventuale incremento del la spesa in conto capitale. Sovrappesiamo quindi i titoli industriali, che presentano tra l’altro prezzi interessanti, e quelli tecnologici, che, oltre a quotazioni convenienti, dovrebbero essere favoriti da maggiori investimenti aziendali. Ci piacciono anche le banche, che hanno risanato i bilanci e sono pronte a trarre vantaggio dalla svolta del ciclo del credito. I settori difensivi come telecomunicazioni e sanità appaiono invece onerosi” conclude la PSU.
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