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Brexit

Regno Unito, ecco i temi che restano ancora aperti

8 Maggio 2015 17:41
financialounge -  Brexit David Cameron elezioni politica fiscale politica monetaria
“Ai mercati non piace l’incertezza e hanno quindi reagito a un esito elettorale più chiaro e definito rispetto alle anticipazioni della vigilia con un sospiro di sollievo, soprattutto in un momento in cui prevale qualche elemento di incertezza in più e in cui i forti trend che hanno dominato la prima parte dell’anno sono messi in discussione” rivela Maria Paola Toschi, Market Strategist JP Morgan Asset Management osservando il comportamento delle asset class britanniche che hanno beneficiato dell’affermazione chiara del partito conservatore guidato da David Cameron.

Tuttavia, fa sempre notare la strategist, i fattori economici, tra cui la crescita dell’Europa in senso più ampio, e della produttività nel contesto produttivo del Regno Unito, restano di gran lunga gli elementi più rilevanti da considerare per le implicazioni sui mercati e sulle prospettive di investimento.
“Alcuni temi restano aperti, come la politica economica del nuovo governo e l’effetto sull’economia, ma è davvero difficile capire quale sarebbe stata la forte differenza di programmi e effetti economici di una coalizione laburista rispetto a quella conservatrice che si accinge a proseguire la guida del paese” argomenta Maria Paola Toschi secondo la quale la questione legata alla permanenza del Regno Unito in Europa resta aperta, ma ha tempi di sviluppo molto e troppo lunghi per poter impensierire gli investitori oggi. In pratica, per la strategist, sebbene la reazione positiva dei mercati sia comprensibile, questo risultato elettorale non può annullare completamente le forze globali che hanno penalizzato i mercati finanziari nelle ultime settimane e che potrebbero ancora persistere.

“Restando ai mercati inglesi, il prezzo dei Gilt a 10 anni è ancora inferiore a quello che prevaleva a inizio aprile, dopo che si è assistito ad un movimento globale di rialzo dei tassi. Ciò rafforza la nostra idea, ribadita più volte nelle ultime settimane, che il risultato elettorale sia importante, ma che ci siano altri elementi da considerare molto più importanti legati al contesto economico e finanziario” puntualizza Maria Paola Toschi. Entrando più nel dettaglio degli effetti di una vittoria dei conservatori rispetto ai laburisti, una chiara conseguenza del risultato elettorale è che la politica fiscale è possibile che sarà meno espansiva nei prossimi anni di quanto non sarebbe stato sotto una coalizione di Laburista.
“Ciò significa che i tassi ufficiali potrebbero restare più bassi più a lungo rispetto alla situazione opposta, perchè la Banca d’Inghilterra potrebbe avere bisogno di tenerli bassi più a lungo per sostenere la domanda interna. Ciò inoltre potrebbe anche produrre un effetto penalizzante sulla Sterlina” riferisce Maria Paola Toschi per la quale ci sono anche altri fattori da considerare. “Per esempio la fase di ripresa dell’Europa in termini più generali, e la crescita della produttività nel Regno Unito potrebbero avere un forte impatto sulle decisioni della Banca Centrale e sui livelli di valutazione degli asset inglesi, portando la stessa Banca Centrale ad essere più determinata nel percorso di rialzo dei tassi, rispetto al solo interesse per il livello della spesa pubblica e delle tasse” argomenta la strategist.

Peraltro, una vittoria dei Laburisti avrebbe potuto essere meno favorevole al mondo imprenditoriale e al contesto di ripresa della produttività. Ma ciò avrebbe potuto essere controbilanciato dalla maggiore propensione alla spesa e all’aumento dell’indebitamento pubblico a seguito di più forti piani di sviluppo e di progetti infrastrutturali. Una politica economica più espansiva dei laburisti avrebbe alla fine prodotto un impatto positivo sulla crescita e la produttività. La realtà è che il reale impatto delle diverse politiche economiche dei due partiti e dei loro effetti sull’economia non sono così certi.

“Un altro tema importante da considerare riguarda la promessa di Cameron, fatta in campagna elettorale, che in caso di vittoria avrebbe promosso un referendum sulla permanenza del Regno Unito in Europa entro il 2017. Ciò potrebbe essere il fattore più negativo per i mercati legato alla vittoria dei conservatori, perchè lascia un’area di forte incertezza gravare sulle prospettive e sugli scenari europei con potenziali esiti negativi sia sulla fiducia che sugli investimenti” constata Maria Paola Toschi per la quale, tuttavia, la questione della permanenza del Regno Unito in Europa sarebbe rimasta nell’agenda politica del paese probabilmente anche nel caso di una guida sotto una coalizione laburista e quindi indipendentemente dall’esito elettorale e dalla vittoria di Conservatori.
“Infatti negli ultimi anni il contesto in Europa è cambiato molto e anche il grado di apprezzamento degli inglesi verso il progetto europeo, che è sempre stato molto tiepido, si è ulteriormente affievolito aumentando la probabilità di un referendum. Un referendum potrebbe essere indetto nel 2017 e in caso di vittoria del NO all’Europa potrebbe portare il Regno Unito ad uscire dall’Europa solo nel 2020 o 2025, un lasso di tempo troppo lontano e dall’esito troppo incerto per poter impensierire i mercati oggi” conclude Maria Paola Toschi.
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