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Idee di investimento - Azioni - 20 aprile 2015
20 Aprile 2015 10:11

ati azionari europei traggono vantaggio da una maggiore spinta economica relativa rispetto agli Stati Uniti e da un maggiore potenziale di ripresa dei risultati aziendali, sulla scia della crescita economica. Una crescita economica reale dall’1 al 2% produce un impatto positivo di oltre il 10% sugli utili attesi. Inoltre, le previsioni a 12 mesi degli utili per azione dell'indice MSCI Europe rispetto agli Stati Uniti sono attualmente ai minimi degli ultimi 15 anni. “L’idea sui mercati azionari nel complesso si conferma costruttiva e in termini relativi positiva sui listini europei che in generale hanno inaugurato il 2015 nel segno del rialzo. In particolare, oltre all’ampia liquidità disponibile, riteniamo che i listini dell’Eurozona restino i favoriti per la combinazione di più fattori” dichiara Armando Carcaterra, Direttore Investimenti di Anima SGR nell’articolo “Come posizionare il portafoglio sulla ripresa europea”. In merito al posizionamento dei fondi europei, Armando Carcaterra crede che nel breve periodo il contributo ad un ulteriore rialzo dei mercati possa venire maggiormente dai settori ciclici rispetto ai difensivi. “Nel dettaglio, il giudizio si mantiene positivo in primo luogo per il settore dei beni di consumo discrezionali, dal momento che i bassi tassi d’interesse e le aspettative di crescita economica dovrebbero favorire la ripresa dei consumi. Inoltre, il sovrappeso è rinnovato anche per i titoli delle banche dell’Area Euro, date le nostre attese di una risoluzione della questione greca. La visione resta invece negativa per il comparto delle utilities, considerato il continuo deterioramento dei trend operativi dovuti alla diminuzione della domanda energetica ed al potenziale rischio regolatorio che potrebbe ridurre la profittabilità del settore, per il comparto energetico, vista ancora l’incertezza esistente sull’andamento del prezzo del petrolio, e infine su quello degli industriali, considerando anche i livelli di bassa inflazione” sostiene Armando Carcaterra.
Non è d’accordo su queste scelte, relativamente al settore industriale, la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. “Oltre a sovrappesare i segmenti small e mid cap, assumiamo una posizione lunga nel comparto industriale, un modo economico di puntare su una probabile ripresa congiunturale. Rafforziamo l’orientamento ciclico sovrappesando la tecnologia, un’area caratterizzata da fondamentali solidi e quotazioni ragionevoli. Sottopesiamo invece i beni di prima necessità, essenzialmente per motivi di valutazione. Riduciamo l’energia a un peso neutrale in previsione di una certa stabilità dei prezzi del petrolio. Dopo il calo degli utili per azione, i titoli energetici non appaiono più convenienti. In base alla nostra analisi, il settore più sottovalutato è quello dei materiali, ma preferiamo mantenere un posizionamento neutrale finché la ripresa dell’economia cinese non sarà evidente” rivelano nell’articolo “Sovrappeso sugli industriali per cavalcare la ripresa” gli esperti della PSU la cui allocazione regionale resta invariata, con il sovrappeso dei mercati azionari di Europa e Giappone.
Un orientamento positivo sulle piccole aziende americane quotate in Borsa è espresso pure dagli esperti di Goldman Sachs Asset Management (“GSAM”). “In un ambiente in cui l'economia americana continua a sostenere la ripresa globale, riteniamo che le small e mid cap americane abbiano caratteristiche interessanti per gli investitori alla ricerca di un'esposizione all’economia reale statunitense. Questi titoli, infatti, possono risultare meglio isolati da alcuni dei problemi globali che hanno ostacolato le multinazionali USA, come la forza del dollaro e una divergenza nei regimi dei tassi di interesse tra le diverse aree valutarie. Un indizio in questo senso è dato dall’indice Russell 2000 (rappresentativo delle small cap USA) che nel primo trimestre di quest’anno è aumentato del 4,3% contro il guadagno di un solo punto percentuale messo a segno dall'S&P500. Crediamo che i titoli a piccola e media capitalizzazione forniscano un'esposizione più diretta alla crescita interna rispetto alle grandi corporation americane” sottolineano gli specialisti di GSAM nell’articolo “Con il dollaro forte meglio puntare sulle small cap USA”.
Non è d’accordo su queste scelte, relativamente al settore industriale, la Pictet Asset Management Strategy Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity. “Oltre a sovrappesare i segmenti small e mid cap, assumiamo una posizione lunga nel comparto industriale, un modo economico di puntare su una probabile ripresa congiunturale. Rafforziamo l’orientamento ciclico sovrappesando la tecnologia, un’area caratterizzata da fondamentali solidi e quotazioni ragionevoli. Sottopesiamo invece i beni di prima necessità, essenzialmente per motivi di valutazione. Riduciamo l’energia a un peso neutrale in previsione di una certa stabilità dei prezzi del petrolio. Dopo il calo degli utili per azione, i titoli energetici non appaiono più convenienti. In base alla nostra analisi, il settore più sottovalutato è quello dei materiali, ma preferiamo mantenere un posizionamento neutrale finché la ripresa dell’economia cinese non sarà evidente” rivelano nell’articolo “Sovrappeso sugli industriali per cavalcare la ripresa” gli esperti della PSU la cui allocazione regionale resta invariata, con il sovrappeso dei mercati azionari di Europa e Giappone.
Un orientamento positivo sulle piccole aziende americane quotate in Borsa è espresso pure dagli esperti di Goldman Sachs Asset Management (“GSAM”). “In un ambiente in cui l'economia americana continua a sostenere la ripresa globale, riteniamo che le small e mid cap americane abbiano caratteristiche interessanti per gli investitori alla ricerca di un'esposizione all’economia reale statunitense. Questi titoli, infatti, possono risultare meglio isolati da alcuni dei problemi globali che hanno ostacolato le multinazionali USA, come la forza del dollaro e una divergenza nei regimi dei tassi di interesse tra le diverse aree valutarie. Un indizio in questo senso è dato dall’indice Russell 2000 (rappresentativo delle small cap USA) che nel primo trimestre di quest’anno è aumentato del 4,3% contro il guadagno di un solo punto percentuale messo a segno dall'S&P500. Crediamo che i titoli a piccola e media capitalizzazione forniscano un'esposizione più diretta alla crescita interna rispetto alle grandi corporation americane” sottolineano gli specialisti di GSAM nell’articolo “Con il dollaro forte meglio puntare sulle small cap USA”.
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