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BCE, occorre un programma finalizzato all’espansione monetaria

15 Aprile 2015 09:50
financialounge -  BCE John Greenwood politica monetaria quantitative easing
Come hanno fatto l’Europa e la zona Euro in particolare a cadere nella deflazione e nei tassi di interesse negativi? A questo interrogativo di grande attualità cerca di dare una risposta John Greenwood, capo economista di Invesco, secondo il quale il raggiungimento di un’adeguata espansione monetaria, condizione indispensabile per rimettere davvero in moto l’economia reale europea, richiede non solo politiche di QE ben programmate, ma anche adeguati progressi nella sistemazione dei bilanci di famiglie, imprese e settore finanziario.

“Se nel 2015 la BCE avvierà un programma effettivamente finalizzato all’espansione monetaria, nel 2016 e 2017 sarà possibile riscontrare una ripresa stabile nella Zona Euro” afferma infatti John Greenwood. Per l’economista è indispensabile capire se i bassi tassi di interesse correnti siano dovuti al primo effetto dell’espansione monetaria o alla seconda fase della politica restrittiva. La crescita monetaria in Europa è stata troppo bassa dal 2008, con risultati deludenti. La produzione, l’occupazione ed i redditi sono rimasti stagnanti e l’inflazione si è ridotta drasticamente. Non sorprende il fatto che i tassi di interesse di mercato ed i rendimenti delle obbligazioni siano calati drasticamente, entrando in territorio negativo come è accaduto per titoli a diverse scadenze in molti paesi.
“I tassi di interesse in Europa e nella Zona Euro sono bassi perché la crescita della moneta è stata troppo ridotta e per un periodo eccessivamente lungo, non perché le condizioni monetarie in Europa siano accomodanti” sostiene John Greenwood. Solo una vera crescita della moneta farà terminare la deflazione e, in tempi debiti, ristabilirà tassi di interesse positivi.

Tuttavia, le deboli politiche studiate dalla Banca Centrale Europea (BCE) sono state del tutto inadeguate per raggiungere questo obiettivo. Prima di tutto, fa notare John Greenwood, il taglio dei tassi di interesse è stato eccessivamente limitato, è giunto in ritardo ed i cambiamenti della politica sui tassi hanno inseguito, anziché guidato, l’andamento discendente dei tassi di mercato. Inoltre, sempre secondo l’economista, anziché mettere in pratica politiche tali da permettere l’espansione della base monetaria e del credito, l’azione della BCE si è limitata a poche operazioni di scambio (swap) con le banche commerciali che non hanno avuto quasi nessun impatto sulla disponibilità della base monetaria e del credito per famiglie ed imprese. Anche la versione di Quantitative Easing (QE) messa in pratica dalla BCE e avviata a marzo è pensata principalmente per espandere il bilancio della BCE, piuttosto che per incrementare i depositi delle banche commerciali o per aumentare le disponibilità finanziarie di aziende e consumatori.

“Ne consegue che più i tassi di interesse scendono in territorio negativo, peggiore sarà la deflazione per l’Europa e la zona Euro. Questo è probabilmente dovuto al fatto che siamo nella seconda fase degli effetti del passato (bassa crescita della moneta e del credito per un periodo prolungato) e non la prima fase degli effetti di una nuova politica monetaria espansiva. È pertanto necessario che BCE ed altre Banche Centrali Europee (in particolare Svezia e Danimarca) assicurino che la crescita della base monetaria acceleri abbastanza per supportare una ripresa sostenuta, indipendentemente da quello che accadrà ai tassi di interesse” conclude John Greenwood.
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