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Carlo Benetti

Lungo termine, l’alleato indispensabile del valore industriale

8 Aprile 2015 09:30
financialounge -  Carlo Benetti credito d'impresa ferrero Heinz Kraft quotazione in Borsa
La sfida del prossimo futuro è allargare gli accessi al mercato dei capitali, vincere la diffidenza degli imprenditori alla quotazione, avvicinare il risparmio al sistema produttivo, aiutare le imprese a crescere nell’innovazione e nei mercati più lontani e promettenti, favorire gli investimenti ad impatto sociale, accrescere la cultura finanziaria dei risparmiatori.
Ne è convinto Carlo Benetti, Head of Market Research & Business Innovation di Swiss & Global, che, nel commento analitico L’Alpha e il Beta del 30 marzo, si affretta però ad aggiungere: “Un richiamo alla realtà delle cose e alla loro realizzabilità impone che un sistema che cresce così rapidamente nella fiducia degli investitori e nella raccolta dei loro risparmi debba crescere anche nella responsabilità, nella capacità di muovere i «capitali inagiti» (risorse e talenti che non si trasformano in valore) e trasformarli in capitali pazienti, cioè investimenti capaci di accettare il lungo termine, l’unico approccio che consente di continuare ad avere successo nel corso degli anni”.

Il percorso delineato da Carlo Benetti per giungere a queste conclusioni parte dalle storie di Heinz, Kraft e Ferrero, per certi versi lontanissime, che hanno tuttavia evidenziato un comune denominatore nel rapporto con i mercati finanziari. In particolare, ciò che accomuna Warren Buffett (la cui società, Berkshire Hathaway, è azionista del gruppo Heinz e continuerà a detenere il 51% del nuovo gruppo, assieme ad un fondo private equity) e Ferrero è il rapporto simmetrico ed opposto con il risparmio e con i mercati dei capitali.
Mentre Warren Buffett raccoglie il risparmio degli azionisti con la sua Berkshire Hathaway e lo impiega in operazioni industriali di lungo termine tutt’altro che speculative, Ferrero diffidava della borsa e non ha mai portato il suo gruppo alla quotazione. Sfiducia che non è stata il capriccio di un imprenditore perché in realtà è condivisa da altri grandi gruppi industriali e non solo in Italia, perché anche in Germania e in Francia è forte la presenza di imprese manifatturiere la cui proprietà fa capo a singole famiglie. Il CFO di un brand francese del lusso afferma che non essere quotati evita al suo gruppo l’appuntamento trimestrale con gli analisti così da dedicare tutte le energie alla programmazione di lungo termine, «l’unico sistema per continuare ad avere successo». Il punto su cui interrogarsi allora riguarda il sistema finanziario, la sua capacità di innovazione e di sostegno al sistema industriale, l’abilità a trasformare i «capitali inagiti» di Bernardino da Feltre in “capitali pazienti”.

Il settore imprenditoriale privato italiano è composto per la grande parte da aziende medio-piccole e comprende l’80% degli occupati: inoltre, in quarant’anni, dagli anni ’60 al 2000, la quota di occupati nelle grandi imprese si è ridotta del 15%. La polverizzazione del sistema in migliaia di medie, piccole e micro aziende rende difficile l’accesso ai mercati dei capitali, alle fonti di finanziamento non bancario. È qui che entra in gioco il risparmio e l’attitudine dei capitali pazienti in mercati finanziari impazienti. Le sfide del «nuovo risparmio» di cui si è parlato al Salone del Risparmio 2015 stanno proprio nell’innovazione non tanto in nuovi strumenti di investimento quanto soprattutto in forme innovative che facilitino la trasmissione del risparmio verso le attività produttive: sono stati proprio questi i punti centrali degli interventi di Giordano Lombardo, presidente di Assogestioni, e del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nell’ambito della Manifestazione.

Nel rapporto con le imprese «si gioca la responsabilità dei gestori» ha sottolineato Lombardo, se l’obiettivo è portare porzioni crescenti del risparmio alle piccole e medie imprese, la condizione è che il risparmio di lungo termine sia un «obiettivo di policy», e il risparmio gestito sia riconosciuto come interlocutore strategico. Dal canto suo Padoan ha messo in evidenza la duplice necessità di un accrescimento della cultura finanziaria dei risparmiatori e la disponibilità di strumenti finanziari che offrano le più diverse opportunità. In questo secondo ambito vanno di diritto i minibond e, soprattutto, gli ELTIF (European Long Term Investment Fund) strumenti che consentirebbero al sistema del risparmio gestito di collocarsi anche nella parte «lunga» dell’orizzonte temporale di un portafoglio, avvicinandosi al mondo delle piccole e medie imprese.

“Il sistema è inondato dalla liquidità fornita dalla banca centrale con il programma di Quantitative Easing, ma se il finanziamento delle imprese resta costretto al tradizionale canale bancario si rischia il collo di bottiglia, con aziende non ammesse al finanziamento per rating inadeguati (i rating interni degli istituti bancari beninteso, non quelli delle agenzie riservati alle società maggiori)” conclude Carlo Benetti.

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