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Bond sovrani, perché proseguirà l’appiattimento della curva

2 Aprile 2015 09:10
financialounge -  mercati obbligazionari Regina Borromeo
Le decisioni e le azioni intraprese dalle banche centrali continuano a rappresentare uno dei principali driver di performance, così come lo sono state negli ultimi anni, spingendo gli investitori alla ricerca di rendimenti più elevati.
“Ora assistiamo ad una divergenza nelle misure adottate, con la Federal Reserve (Fed) e la Bank of England che potrebbero puntare ad una ri-normalizzazione, mentre la Banca Centrale Europea (BCE) e la Bank of Japan (BoJ) stanno diventando gli attori delle politiche monetarie più accomodanti e dell’espansione dei rispettivi bilanci. La BCE aveva infatti bisogno di espandere il suo programma di acquisti - se si fosse guardato al bilancio della BCE prima dell’annuncio del 22 gennaio, infatti, si sarebbe notato a fatica che lo stesso era in verità cresciuto nei tre mesi precedenti” commenta Regina Borromeo, portfolio manager del fondo Legg Mason Brandywine Global Income Optimiser, che poi passa a rivelare cosa si aspetta sui rendimenti delle obbligazioni sovrane dei mercati sviluppati: “In un contesto che si mantiene caratterizzato da bassa inflazione e deflazione, in alcuni paesi, gli US Treasury a 10 anni e persino i bond sovrani britannici potranno apparire più redditizi, nel panorama dei titoli cosiddetti «safe heaven» (di emittenti solidi e ritenuti più sicuri dagli investitori internazionali)".
Molti osservatori, però, non riescono comunque a comprendere per quale ragione, nonostante la crescita economica degli USA si stia rivelando un elemento di traino, i rendimenti siano così bassi. “La risposta è più che altro motivata da ciò che sta accadendo fuori dagli Stati Uniti, dove persiste molta incertezza dovuta alle spinte deflazionistiche provenienti dal resto dell’Europa e dal rallentamento della crescita nei paesi in via di sviluppo. Gli indici PMI per il settore manifatturiero dimostrano che se da una parte gli Stati Uniti hanno attraversato una fase espansiva, Europa e Cina al contrario sono crollate. È stata questa dicotomia a rendere più deludente lo scenario complessivo riguardo la crescita globale, particolarmente nella seconda metà dello scorso anno” spiega Regina Borromeo.
A questo proposito, sono in molti ad essere preoccupati per il rallentamento della crescita cinese il cui governo ha confermato la ferma intenzione di proseguire nella trasformazione da un’economia improntata all’export ad una orientata prevalentemente sui consumi interni.
“Il rallentamento della Cina ha influito anche sulla domanda e sui mercati globali; sia il settore immobiliare cinese che il settore industriale hanno subito la deflazione e i prezzi immobiliari di Pechino e Shanghai sono crollati nel 2014. Anche i recenti dati sulle case confermano che la maggior parte delle città stanno vivendo un trend negativo dei prezzi. Gli stessi prezzi dei produttori stanno crollando e gli investimenti privati sono precipitati” argomenta Regina Borromeo, “I dati più recenti sulla crescita del PIL confermano il rallentamento della Cina, ma ci aspettiamo che i partiti politici e la banca centrale compiano un passo in avanti e gestiscano questa transizione all’interno del loro modello di crescita. I mercati si aspettano che sia la Banca Centrale che i governo continuino ad avere piani di stimolo ben mirati ed entrino nel mercato per fornire la liquidità necessaria. Un rischio per la stabilizzazione dei mercati potrebbe manifestarsi nell’eventualità di una mancata azione veloce e decisa”.
In conclusione, secondo Regina Borromeo “con l’aumento dei rischi geopolitici, le novità che caratterizzeranno quest’anno (solo in Europa quest’anno assisteremo infatti a 10 elezioni parlamentari e non solo) e le preoccupazioni in merito alla volatilità ed alle possibili spinte deflazionistiche, i rendimenti a medio e lungo termine potrebbero rimanere più bassi molto a lungo, con la curva dei rendimenti quindi in continuo appiattimento”.
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