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Andrew Bosomworth

Il contesto resta favorevole agli asset più rischiosi

17 Marzo 2015 10:45
financialounge -  Andrew Bosomworth corporate bond Fondi obbligazionari High Yield livello di rischio quantitative easing
Per Andrew Bosomworth, Managing director di PIMCO, i mercati continuano a credere nella capacità delle banche centrali di orchestrare scenari economicamente desiderabili. Tuttavia se questa convinzione dovesse essere messa in dubbio e le banche centrali gettassero la spugna come ha fatto la Banca nazionale svizzera, questo pluridecennale trend disinflazionistico potrebbe trasformarsi in deflazione da debito. Precisato questo pericolo potenziale, per l’esperto l’impatto del QE (Quantitative Easing) avviato dalla BCE farà emergere nell’area euro le stesse dinamiche sperimentate negli altri paesi che hanno adottato il QE.
“La scarsa offerta di nuovi titoli di Stato dell’Eurozona rispetto ai volumi che la BCE intende acquistare suggerisce che il futuro andamento dei rendimenti nell’area euro risulterà più in linea con quello rilevato in Giappone” fa sapere Andrew Bosomworth che, per l’anno solare 2015 prevede un’offerta netta di emissioni sovrane nell’Eurozona (l’importo emesso per finanziare i deficit di bilancio) pari a circa 270 miliardi di euro mentre l’offerta lorda (ossia l’importo emesso per rifinanziare il debito esistente e i deficit di bilancio) si aggirerà sui 900 miliardi: data la domanda aggiuntiva da parte dell’Eurosistema di 400-500 miliardi di euro per il resto del 2015 e considerando che alcuni investitori sono obbligati a investire in titoli di Stato dell’area euro, è difficile immaginare in che modo questi rendimenti potrebbero aumentare.
“I titoli di Stato dei paesi periferici hanno registrato buone performance negli ultimi anni, ma non vediamo particolari motivi per venderli. Con rendimenti del 2,5% circa sulle emissioni pubbliche italiane e spagnole a più lungo termine, il differenziale non è insignificante rispetto ad obbligazioni tedesche di pari scadenza. Ci aspettiamo che questi spread si riducano” rivela Andrew Bosomworth che continua a ravvisare opportunità nelle obbligazioni societarie investment grade e high yield. Le azioni bancarie dell’Eurozona e le obbligazioni bancarie subordinate hanno sottoperformato i corrispondenti mercati dei titoli di Stato di recente, e per Andrew Bosomworth, alla luce degli interventi della BCE, sembrano ora prefigurare la possibilità di un certo recupero.
“Nell’Eurozona ravvisiamo scarso valore nei rendimenti bassissimi o negativi delle emissioni sovrane dei paesi core e nell’esposizione valutaria all’euro. Più in generale, spostandoci più verso l’esterno di quelli che PIMCO chiama i cerchi concentrici dell’investimento, le classi di attività meno liquide e più rischiose, quali le azioni, le obbligazioni high yield, i prestiti bancari, il debito in sofferenza e i titoli immobiliari, dovrebbero beneficiare di una politica monetaria globale più espansiva” argomenta Andrew Bosomworth che poi espone una sua riflessione sulla divisa di Pechino: “Dal 2000 il renminbi cinese è divenuta la più forte tra le principali valute mondiali misurata in termini di tasso di cambio effettivo reale, che mette a confronto il valore esterno della moneta di un paese con i suoi maggiori partner commerciali, su base rettificata per l’inflazione. Con la Cina che ha evidenziato un classico boom immobiliare alimentato dal credito cui fa ora seguito una fase di contrazione, l’adozione di una politica monetaria espansiva più aggressiva da parte della Banca popolare cinese è solo questione di tempo. Se la riduzione del coefficiente di riserva obbligatoria e il taglio dei tassi ufficiali non dovessero essere sufficienti a contrastare il rallentamento della crescita cinese, non è da escludere l’eventualità di una svalutazione del renminbi, una misura che, con ogni probabilità, indurrebbe la Fed ad arrestare il processo di normalizzazione dei tassi d’interesse”.
Secondo Andrew Bosomworth, osservando il continuo appiattimento della curva dei rendimenti dei titoli di Stato americani solo parzialmente attribuibile a influenze globali, il mercato sta già scontando in qualche misura il prossimo rallentamento del ciclo economico statunitense ancor prima che la Fed abbia realizzato il primo innalzamento del tasso sui federal fund.
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