fondi comuni
Fondi comuni, il 2015 parte in accelerazione
25 Febbraio 2015 15:50

n eccezionale 2014, nel corso del quale l’industria italiana del risparmio gestito ha messo in cascina 133,7 miliardi di euro di raccolta netta complessiva annua (91,4 miliardi dei quali grazie alle sottoscrizioni di fondi e sicav), il nuovo anno è partito alla grande.
A gennaio la raccolta netta mensile dell’intero sistema si è attestata infatti a 9,1 miliardi (quindi al di sopra degli 8,9 miliardi di dicembre), trainata dai fondi aperti (6,4 miliardi): le gestioni di portafoglio hanno calamitato invece 2,6 miliardi, 1,7 miliardi dei quali facenti capo alle gestioni per il pubblico retail e i restanti 928 milioni confluiti nelle gestioni patrimoniali per investitori istituzionali.
In virtù di questi flussi mensili e grazie anche alla buona impostazione dei mercati finanziari, il patrimonio complessivo in gestione stabilisce a fine gennaio un nuovo record assoluto potandosi a 1.623 miliardi di euro, 747 miliardi dei quali (pari al 46%) facenti capo alle gestioni collettive (fondi aperti e chiusi) e 875 miliardi (54%) in gestioni di portafoglio.
Osservando da vicino i fondi aperti, si nota che anche a gennaio sono stati i flessibili la categoria più gettonata dai risparmiatori con 3,4 miliardi, seguiti dagli obbligazionari (1,7 miliardi) e dai bilanciati (1,67 miliardi): gli azionari sono riusciti a registrare un saldo mensile attivo per 446 milioni mentre i monetari hanno chiuso con un rosso di 702 milioni. A fine mese, i fondi obbligazionari totalizzavano 318,3 miliardi di asset complessivi (pari al 45,2% del totale), i flessibili 158 miliardi (22,5%), gli azionari 148,1 miliardi (21,1%), i bilanciati 43,6 miliardi (6,6%) e i monetari 26,2 miliardi (3,7%).
Infine la sfida mensile tra fondi di diritto italiano ed esteri la vincono di misura i primi con 3,3 miliardi di raccolta netta contro i 3 miliardi affluiti nei prodotti di diritto estero che, però, vantano un patrimonio complessivo più ampio (489,5 miliardi contro 214 miliardi).
A gennaio la raccolta netta mensile dell’intero sistema si è attestata infatti a 9,1 miliardi (quindi al di sopra degli 8,9 miliardi di dicembre), trainata dai fondi aperti (6,4 miliardi): le gestioni di portafoglio hanno calamitato invece 2,6 miliardi, 1,7 miliardi dei quali facenti capo alle gestioni per il pubblico retail e i restanti 928 milioni confluiti nelle gestioni patrimoniali per investitori istituzionali.
In virtù di questi flussi mensili e grazie anche alla buona impostazione dei mercati finanziari, il patrimonio complessivo in gestione stabilisce a fine gennaio un nuovo record assoluto potandosi a 1.623 miliardi di euro, 747 miliardi dei quali (pari al 46%) facenti capo alle gestioni collettive (fondi aperti e chiusi) e 875 miliardi (54%) in gestioni di portafoglio.
Osservando da vicino i fondi aperti, si nota che anche a gennaio sono stati i flessibili la categoria più gettonata dai risparmiatori con 3,4 miliardi, seguiti dagli obbligazionari (1,7 miliardi) e dai bilanciati (1,67 miliardi): gli azionari sono riusciti a registrare un saldo mensile attivo per 446 milioni mentre i monetari hanno chiuso con un rosso di 702 milioni. A fine mese, i fondi obbligazionari totalizzavano 318,3 miliardi di asset complessivi (pari al 45,2% del totale), i flessibili 158 miliardi (22,5%), gli azionari 148,1 miliardi (21,1%), i bilanciati 43,6 miliardi (6,6%) e i monetari 26,2 miliardi (3,7%).
Infine la sfida mensile tra fondi di diritto italiano ed esteri la vincono di misura i primi con 3,3 miliardi di raccolta netta contro i 3 miliardi affluiti nei prodotti di diritto estero che, però, vantano un patrimonio complessivo più ampio (489,5 miliardi contro 214 miliardi).
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