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Guardare oltre la nebbia delle politiche monetarie

3 Febbraio 2015 16:56
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Mai come ora è di fondamentale importanza cercare di guardare oltre la nebbia ed il torpore procurato dalle politiche monetarie per cercare di capire come sarà realmente l'economia internazionale nell'immediato futuro.
Ne è fermamente convinto Maurizio Novelli, Global Strategist di Zest Asset Management per il quale, nel complesso, l'indice MSCI World non sembra esprimere livelli compatibili con quella che può essere definita una grande opportunità d'investimento. Lo scenario delineato dalla strategist dopo l’annuncio del QE da parte della BCE si può sintetizzare in quattro punti:

1) i rischi di deflazione globale non sono diminuiti nonostante il global QE di questi anni, anzi si sono ora accentuati;
2) i rischi per i mercati finanziari ed in particolare per tutto quello che è equity, high yield e credito non sono in un rialzo dei tassi. Il mondo occidentale rischia sempre più di ritrovarsi in deflazione senza avere più le Banche Centrali che possono contrastarla con i tassi a zero;
3) La crescita USA di questi mesi non ha prodotto alcun risultato sull'economia mondiale che invece ha rallentato ovunque;
4) la credibilità delle Banche Centrali è seriamente a rischio.

“La Banca Nazionale Svizzera è la prima vittima di queste forzature e presto ne arriveranno altre. Sulla «lista d'attesa» vedo la Bank of Japan e poi la BCE” sostiene Maurizio Novelli.
La FED è stata abbastanza intelligente nel prendersi una pausa sulle politiche monetarie ma non sarà nella condizione di aumentare i tassi come vuol far credere per i seguenti motivi:

1) il dollaro forte è già troppo forte ed è un problema per tutti. La deflazione si cura con il dollaro debole (chi stenta a capire può guardare a quello che accade sul mercato delle commodities);
2) l'economia USA sta già rallentando di nuovo perché la sua ripresa, oltre a non aver procurato una ripresa dell'economia mondiale, sta cedendo a causa della debolezza del ciclo internazionale;
3) le prospettive deflazionistiche sono decisamente peggiorate.

In questo contesto, l'asset allocation strategica del Global Strategy Fund si esprime innanzitutto in una posizione molto bullish (rialzista) sui bonds trentennali di USA e UE (core Europe): tatticamente c'è spazio per ulteriori apprezzamenti su BTP e BONOS grazie alla BCE.
Secondo Maurizio Novelli i bond delle economie emergenti nascondono invece opportunità in modo selettivo, in particolare sulle emissioni in dollari Usd di corporates di Cina, Messico e Brasile: tutto quello che è «local currency» è, al contrario, da seguire con attenzione perché lo strategist non crede che questa forza del dollaro USA possa durare a lungo senza irritare la Fed.
In ogni caso, Maurizio Novelli al momento è neutrale su tale asset class.

“L'oro ha manifestato una certa resistenza al dollaro forte e sono convinto che la FED, dato il contesto deflazionistico prodotto dal dollaro forte, non potrà toccare i tassi. Quindi il metallo giallo salirà perché sparisce la minaccia di un rialzo dei tassi USA e la deflazione continuerà ad indurre verso politiche monetarie espansive sebbene inefficaci. Anche i bond in USD delle miniere aurifere saranno positivamente influenzate da un recupero delle quotazioni del metallo giallo così come la azioni di tutto il settore world gold, che negli ultimi due anni hanno perso l'80%” puntualizza Maurizio Novelli che, poi, dichiara di essere positivo sul mercato azionario cinese sebbene, come aveva annunciato nell'ultima newsletter, abbia venduto tutta la sua posizione long sul recente movimento rialzista.
Per lo strategist, la Cina è l'unico paese del G20 che sta attuando delle riforme strutturali per tornare a crescere in modo più sano: eventuali «incidenti di percorso» rappresentano pertanto una «buy opportunità» e, di conseguenza, preferisce rimanere un compratore sulle correzioni.

“Per quanto riguarda il mercato dei cambi, è indubbio che sia decisamente in mano alle Banche Centrali. Non ho posizioni sul dollaro: eccessive posizioni long da parte di chiunque mi inducono ad evitare di partecipare al trend. Preferisco stare long di dollari australiani (AUD) vs euro. L'Australia è uno dei pochi paesi con rating tripla A e paga quasi il 3% su un debito pubblico al 30% del GDP. La caduta delle commodity è stata compensata dall'intervento di QE della BCE ed il dollaro australiano ha perso contro USD ma si è apprezzato contro euro. Se la FED fa capire che non può alzare i tassi ed interrompe il rialzo del biglietto verde, le commodity potrebbero recuperare e così anche tutte le divise ad esse collegate” rivela Maurizio Novelli che conclude la propria panoramica di portafoglio sull’azionario: “Rimango short (ribassista) sull’equity e in particolare sui listini di Canada, Regno Unito e Usa. La borsa canadese e quella Inglese sono molto esposte al settore minerario mentre l'indice della borsa americana, oltre ad essere il più «caro» in termini relativi rispetto al resto del mondo, inizierà a risentire negativamente del dollaro forte. L'Europa rimane forse una opportunità di trading, ma non sono convinto che la BCE possa produrre gli stessi effetti che la FED ha prodotto sull'indice SP500”.
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