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Le soluzioni azionarie dopo l’annuncio della BCE

23 Gennaio 2015 12:10
financialounge -  Fondi azionari Paras Anand quantitative easing
Positivo ma la cautela rimane d’obbligo. Può essere riassunto sinteticamente così il giudizio espresso in questa intervista da Paras Anand, Responsabile per l'azionario europeo di Fidelity Worldwide Investment, sulle implicazioni a medio e lungo termine dell'intervento della BCE annunciato giovedi 22 gennaio.

Per il gestore, rimane infatti necessario fornire risposte ad alcune delle maggiori sfide, al fine di sostenere la crescita economica europea e superare la fase di bassa crescita, il crescente debito pubblico e le spinte centrifughe all'interno dell'Unione. Un contesto nel quale, tuttavia, alcuni comparti di Fidelity possono rappresentare interessanti soluzioni d’investimento.

Quali sono le sue valutazioni sull’annuncio del Qe da parte della BCE?
“Con l'uscita dei dettagli del piano di quantitative easing (Qe) della BCE, prosegue il dibattito sugli effetti che questo programma potrà avere. A mio giudizio la strategia presenta dei punti deboli e altrettanti possibili vantaggi. A seguito dell'annuncio di Draghi, la buona notizia per gli investitori europei è che, a prescindere da questo importante evento macroeconomico, i corsi azionari nella regione sono trainati in primo luogo da fattori aziendali specifici piuttosto che da variazioni delle condizioni di mercato o top-down”.

In che modo l'ultima mossa della BCE potrebbe influenzare nel lungo termine la crescita della regione?
“Direi che ci sono tre importanti aspetti da approfondire. In primo luogo vale la pena domandarsi se l'annuncio della volontà della BCE di aumentare il proprio bilancio per stimolare la crescita non sia più efficace dell'intervento stesso. Tale posizione da sola è infatti bastata a soffocare i timori sull'affidabilità dei titoli sovrani più deboli, offrendo al settore finanziario il tempo per ricostituire il capitale, ridurre il rischio dei modelli di business e allentare i vincoli del sistema”.

Quali, invece, gli altri due aspetti da analizzare?
“In secondo luogo, le correzioni avvenute all'interno della regione dopo la repentina espansione e la dolorosa contrazione dello scorso decennio erano chiaramente destinate ad esercitare importanti pressioni deflazionistiche. La storia ci ha però insegnato che le aziende europee sono uscite da ogni recessione sostanzialmente rafforzate, con una maggiore attenzione alla creazione di valore a lungo termine per gli azionisti e una capacità superiore di trainare la crescita economica. Questo è ciò che più di ogni altro fattore distingue il quadro europeo attuale dalla situazione storica del Giappone. In terzo luogo, uno dei punti più discussi è la misura in cui la costante presenza della BCE in veste di acquirente di debito pubblico allenti la pressione su economie a cui servirebbero fortemente riforme strutturali. Vi sono infatti in Europa economie che hanno bisogno di adottare misure rigorose per sbloccare il potenziale a lungo termine dei rispettivi mercati del lavoro qualificato e per promuovere la competitività e in questo senso il quantitative easing di per sé offre un aiuto complessivamente limitato”.

È in atto un dibattito per stabilire se la struttura del pacchetto della BCE promuova o ostacoli l'integrazione europea. Cosa ne pensa?
“Nonostante i principali media non manchino di sottolineare la divisione economica e politica dell'Europa, uno sguardo più obiettivo permette di affermare che recentemente i legami della regione sono stati silenziosamente ricostruiti. La priorità data dalla Germania alle riforme rispetto all'austerità, una supervisione sincronizzata delle principali banche regionali, la ripresa dell'attività d'impresa transfrontaliera e soprattutto la presa d'atto dell'ascesa delle politiche populistiche come fenomeno diffuso e non localizzato hanno portato a una maggiore collaborazione tra i principali governi della regione. Ciò a cui abbiamo assistito è stata una forma di pragmatismo, caratterizzata dallo spirito di collaborazione. Tuttavia l'attuale programma, molto incentrato sugli obblighi giuridici nei vari contesti negativi, potrebbe ostacolare anziché supportare un opportuno spirito di collaborazione fra i Governi europei".

Quali le soluzioni di investimento più efficaci in questo contesto?
“Riteniamo che le migliori soluzioni azionarie focalizzate sull'Europa saranno quelle che selezionano le aziende maggiormente solide e capaci di far fronte a contesti non univocamente positivi. In particolare il comparto FF European Larger Companies Fund investe nelle aziende europee più grandi e solide, privilegiando quelle con una esposizione alle aree geografiche con i maggiori livelli di crescita. A livello globale, il mercato azionario statunitense, che come noto ha una valenza difensiva rispetto ad altri mercati azionari, continuerà a nostro avviso a confermare la propria leadership. In quest'ottica il comparto FF America Fund, fondo ai vertici della sua categoria, può risultare uno strumento ideale per cogliere le migliori opportunità in questo mercato. Per chi infine preferisce avere un’esposizione sia all’Europa che agli USA delegando al gestore la scelta del mix più opportuno, FF Global Dividend Fund è il fondo di riferimento, focalizzato sulla selezione delle società più solide e capaci di staccare dividendi elevati e in crescita in maniera sostenibile”.
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