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Idee di investimento - Obbligazioni - 19 gennaio 2015

19 Gennaio 2015 10:12
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Una maggiore volatilità di fondo sia per le preoccupazioni politiche in Europa che per la forza del dollaro che, tuttavia, dovrebbe premiare ancora gli investimenti azionari: gli impieghi a reddito fisso, invece, potrebbero riservare più di una trappola per gli investitori. Sono queste, in estrema sintesi, le principali view sui mercati per il 2015 espressi da Stephanie Flanders, Responsabile del team di Market Strategist di Regno Unito e Europa di J.P. Morgan Asset Management nell’articolo “Reddito fisso, perché combinare flessibilità e diversificazione”.
Gli specialisti di JPM Am ritengono che anche con i tassi di interesse in fase di rialzo in Gran Bretagna e negli Stati Uniti ci si trovi ancora in un contesto di tassi più bassi più a lungo nel quale un moderato sovrappeso degli asset a rischio ha ancora senso. Ma, alle valutazioni correnti, non sono più giustificati dei ritorni eccezionali a doppia cifra come quelli incassati nel 2014. Con i tassi di interesse in rialzo, ma partendo comunque da un livello molto basso, il messaggio per gli investitori è duplice: adottare un approccio flessibile nella ricerca di rendimento proteggendo però anche il capitale.
“I prodotti a spread possono ancora offrire valore, sebbene un contesto di maggiore volatilità potrebbe implicare minore liquidità soprattutto nei segmenti di mercato a più elevato rendimento. La migliore protezione per gli investitori è di mantenere portafogli diversificati e di comprare e detenere in portafoglio solo asset di emittenti di alta qualità e ad alta liquidità,” sostiene David Stubbs, Global Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management.

Che sia indispensabile la selezione ne è convinta la divisione Fixed Income di Natixis Global Asset management pure relativamente all’obbligazionario emerging markets: “Da diversi mesi la domanda mondiale più debole e la crescita della produzione di gas e petrolio di scisto causano un eccesso di offerta. L’OPEC, riunitosi a fine novembre, ha scelto di non ridurre la produzione, lasciando che sia il mercato a decidere il livello delle quotazioni petrolifere con il prezzo del WTI sceso di oltre il 50% rispetto alla quotazione di giugno. L’universo emergente ha subito un impatto diretto, ma non uniforme” sottolineano infatti gl specialisti della divisione nell’articolo “Emergenti, la selezione dei bond può dare ancora soddisfazioni”.
I più colpiti sono stati chiaramente i paesi esportatori: il Venezuela, il Messico, il Brasile, la Colombia, alcuni paesi dell’Africa Subsahariana e la Russia, che fra l’altro si trova nel pieno di una grave crisi geopolitica. Per i paesi importatori come la Turchia, il Sudafrica, l’India o l’Indonesia, le ricadute sono state positive.
Alcuni di questi paesi potranno continuare a beneficiare del ribasso dei prezzi del petrolio per diminuire i sussidi per la benzina accordati ai consumatori e ridurre il deficit di bilancio, limitando nel contempo l’inflazione. In parallelo, però, la forza del dollaro (associata al ribasso dei prezzi del petrolio) ha avuto un impatto fortemente negativo sulle valute emergenti che hanno infatti accusato perdite tra novembre e i primi di dicembre.
“Tenuto conto del contesto mondiale di bassi tassi di interesse, ulteriormente rafforzato dalle manovre della BCE e della Bank of Japan, riteniamo che il debito dei mercati emergenti susciterà l’interesse degli investitori, anche in considerazione del fatto che le valutazioni relative di queste emissioni risultano interessanti. Continuiamo a sovrappesare i paesi ad alto rendimento, anche se dobbiamo sopportare una certa volatilità sul breve termine. Non abbiamo alcuna esposizione alle valute emergenti e siamo persino intenzionati a venderne in un’ottica tattica” dicono gli esperti di Natixis.

Per quanto riguarda invece le obbligazioni societarie se Joost Van Leenders di BNP Paribas Investment Partners, nell’articolo “Anno nuovo: avvio in sordina per i mercati azionari” conferma il sovrappeso nel segmento delle obbligazioni societarie investment-grade in quanto gli acquisti della BCE potrebbero spingere ulteriormente al ribasso gli spread e innescare una riallocazione di portafoglio dai titoli di Stato verso il debito societario, la divisione Morgan Stanley Research guarda ora con interesse alle emissioni societarie USA.

“La recente flessione che ha interessato i titoli obbligazionari corporate in USA ha creato delle opportunità d’investimento sui titoli Investment Grade e High Yield. Abbiamo rivisto al rialzo le stime sulle obbligazioni societarie in Asia e ci attendiamo un allargamento degli spread sul debito emergente. Riteniamo esista una buona probabilità che la BCE acquisti corporate bond e cartolarizzazioni nel 2015” dichiara la divisione nell’articolo “High yield, le valutazioni sono sganciate dai fondamentali” che, in merito al credito cartolarizzato preferisce i titoli Collateralized Loan Obligations e Non-Agency rispetto alle Commercial Mortgage- Backed Securities.
La divisione Morgan Stanley Research con riferimento alle valute aggiunge: “Ci attendiamo un ulteriore apprezzamento del dollaro Usd, soprattutto nei confronti di euro, yen e dollaro australiano. Nell’ambito dei Paesi Emergenti riteniamo che il calo del prezzo del petrolio favorirà la Rupia Indiana (INR) mentre il Won Sud Coreano (KRW) sottoperformerà”.
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