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È necessario mantenere le emozioni sotto controllo

16 Gennaio 2015 14:25
financialounge -  emotività mercati obbligazionari
Nell’articolo “Reddito fisso, perché combinare flessibilità e diversificazione” è stato spiegato perché, con i tassi di interesse attesi in rialzo, ma ancora eccezionalmente bassi, gli investitori dovranno essere flessibili nel loro approccio alla ricerca del rendimento e attenti ai rischi potenziali di liquidità nel segmento di mercato delle obbligazioni a più elevato rendimento.
In questo articolo, invece, l’attenzione si sposta su un altro aspetto: quello emotivo, in quanto le emozioni possono distorcere il processo legato alle decisioni di investimento.

Gli investitori dovrebbero riuscire a limitare i comportamenti emotivi e dovrebbero puntare a ottenere un portafoglio bilanciato e un approccio diversificato dal quale potranno raccogliere i benefici. Gli investitori privati spesso consentono che il modo in cui percepiscono l’evolversi del mondo attorno a loro possa influenzare il loro processo di scelte di investimento, commettendo quasi sempre un errore.
Sebbene questo non sia un fenomeno nuovo, esso è stato particolarmente evidente negli ultimi anni, a partire dall’inizio della crisi finanziaria.

L'indice S&P è risalito di oltre il 200%, dal punto più basso del livello di fiducia degli investitori toccato nel 2009, offrendo così una rara opportunità per gli investitori di accrescere le proprie risorse finanziarie anche in vista del ritiro dal lavoro.
Tuttavia, nonostante ciò, le statistiche sui flussi dei fondi di investimento rivelano che molti investitori privati hanno preferito rimanere investiti in obbligazioni.
Le statistiche di lungo periodo confermano che il ritorno totale annualizzato a rotazione tra un investimento in obbligazioni, in azioni e misto (50% equity e 50% bond) privilegia quest’ultimo sotto l’aspetto rischio rendimento. Nel breve periodo può accadere quasi tutto, ma nell’arco di cinque anni, includendo la crisi finanziaria del 2008, anche il peggiore ritorno di un investimento misto tra azioni e obbligazioni avrebbe prodotto una perdita annualizzata di solo l’1%.

Più lungo è l’arco temporale, più chiaro appare il concetto: non c’è stato nessun periodo dal 1950 a oggi nel corso del quale un portafoglio bilanciato abbia generato un ritorno inferiore al 4% annualizzato.
“Il rischio peggiore per gli investitori non è da ricercarsi nei mercati, ma nella natura umana. Più ci si avvicina a un periodo di mercato turbolento, maggiormente gli investitori dovrebbero pensare a come tenere le proprie emozioni sotto controllo” è la raccomandazione di David Stubbs, Global Market Strategist di J.P. Morgan Asset Management.
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