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Europa: le «forze buone» e il «lato oscuro» dietro il calo del greggio

29 Dicembre 2014 14:30

financialounge -  petrolio PIL politica monetaria recessione sanzioni Russia
lemi dell’Europa hanno una dimensione «morale» e «i cattivi comportamenti ne sarebbero la causa». Su queste tesi concordano, a grandi linee, Papa Francesco (in un passaggio molto citato del discorso al Parlamento europeo dello scorso 25 novembre) e Paul Krugman, Premio Nobel per l’economia, in un recente editoriale nel New York Times. Tuttavia, se queste vedute indicano che gli attuali problemi dell’Europa necessitano di cambiamenti radicali in termini di prospettiva e politica, è possibile che le dinamiche di mercato siano già al lavoro e possano determinare se l’attuale malessere dell’Europa guarirà o peggiorerà. A sostenerlo Andrew Harmstone, Managing Director e Portfolio Manager della strategia Global Balanced Risk Controlled (GBaR) di Morgan Stanley Investment Management.

“Innanzitutto, la bilancia dei pagamenti dell’Eurozona è considerevolmente migliorata, da inizio anno. Il tasso di cambio EUR/USD è arretrato di oltre l’8%, passando da 1,35 a 1,24 circa. Verosimilmente il calo dell’euro stimolerà le esportazioni e potrebbe far risollevare il PIL dell’Eurozona. Per di più, l’Europa è una grande consumatrice di energia. È probabile che la recente marcata flessione del prezzo del greggio alimenti la crescita economica in Europa, abbassando i costi energetici. All’inizio di settembre il prezzo del Brent (ossia il principale benchmark per l’Europa) si aggirava attorno a 105 dollari al barile. Tre mesi dopo l’indicatore è sceso a circa 70 dollari al barile: una contrazione di quasi un terzo. Nonostante ai benefici generalizzati derivanti da questo brusco calo dei prezzi del petrolio faccia da contraltare l’arretramento dell’euro, la flessione netta (dopo aver scontato la svalutazione monetaria) del 25% circa potrebbe rivelarsi significativa” spiega infatti Andrew Harmstone secondo il quale le forze di mercato, grazie al deciso miglioramento della bilancia dei pagamenti per via di euro ed energia più convenienti, dovrebbero supportare il PIL europeo e dell’Eurozona in modo incisivo.

Questa positività di vedute è rafforzata dall’elevata probabilità che la Banca Centrale Europea conservi una politica monetaria estremamente accomodante, adottando persino la propria versione di allentamento quantitativo ove possibile. Purtroppo, fa notare Andrew Harmstone, sono in atto anche forze di mercato negative, il «lato oscuro» di ciò che non è altro che una caduta libera nei prezzi del greggio. Tra queste forze spiccano importanti disordini nel settore globale dell’energia che potrebbero portare a cali sostanziali negli investimenti legati all’energia e a un numero considerevole di licenziamenti, tutti elementi che tendono a deprimere la crescita globale. Ma, soprattutto per l’Europa, l’effetto del calo nei prezzi del petrolio unito alle sanzioni economiche legate alla situazione ucraina rischiano di provocare una pesante recessione in Russia. “Poiché Mosca è sempre stata un importante partner commerciale dell’Europa, un brusco calo negli scambi e nei viaggi dalla Russia e da parte dei russi potrebbe fondamentalmente annullare le forze di mercato positive, se non altro a breve termine. In sintesi, sebbene molti dati e commentatori influenti avvalorino la tesi della necessità di un cambiamento radicale di prospettiva e politica per risolvere gli attuali problemi europei, le forze di mercato potrebbero avere già iniziato a determinare il futuro della crescita in Europa” sottolinea Andrew Harmstone che poi però aggiunge: “È tuttavia possibile che, a conti fatti, le forze «buone» generate dal miglioramento della bilancia dei pagamenti e dal calo dei prezzi energetici «abbiano la meglio» e che la principale «sorpresa» per gli investitori nel 2015 si manifesti in una maggiore crescita in Europa e nell’Eurozona”.

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