dollaro
Oro, restano ancora troppe le condizioni macro sfavorevoli
15 Dicembre 2014 15:10
Se fosse una gara sportiva si potrebbe dire che a novembre le condizioni macro hanno realizzato cinque punti a sfavore dell’oro contro una sola propizia. Fuor di metafora, lo scorso mese i seguenti fattori hanno influenzato negativamente le quotazioni del metallo giallo:
1) la stragrande maggioranza di «NO» al referendum svizzero «Save our Swiss Gold»;
2) il crescente ottimismo riguardo a dati economici statunitensi migliori delle attese (soprattutto dopo le ultime cifre sulla disoccupazione);
3) la conseguente aspettativa di una posizione sempre più «da falco» da parte della Federal Reserve al prossimo incontro del Fomc a metà dicembre;
4) il dollaro ai massimi quinquennali e il boom dei listini azionari a stelle e strisce;
5) il crollo delle quotazioni del petrolio, che ha scambiato sul livello minimo da quattro anni, riducendo così l’attrattività dell’oro come protezione da un potenziale aumento dell’inflazione.
A favore dell’oro, invece, un solo aspetto, peraltro ancora tutto da verificare.
“Di recente, l’unica buona notizia per il metallo giallo è venuta dall’India, che ha allentato le restrizioni sull’acquisto di oro cancellando il requisito «80-20» sulle importazioni, che imponeva di ri-esportare il 20% dell’oro importato, sotto forma di articoli di gioielleria. Sebbene l’imposta del 10% sulle importazioni di oro rimanga, questa notizia potrebbe far ripartire la domanda indiana e dare supporto al mercato fisico” spiega Nevine Pollini, Senior Analyst Commodities di Union Bancaire Privée (UBP) che, alla luce delle condizioni macro, al momento chiaramente sfavorevoli per l’oro, si aspetta che il prezzo del metallo giallo continui a scambiare in un range ristretto, compreso tra i 1.150 e i 1.225 dollari l’oncia nel medio termine.
1) la stragrande maggioranza di «NO» al referendum svizzero «Save our Swiss Gold»;
2) il crescente ottimismo riguardo a dati economici statunitensi migliori delle attese (soprattutto dopo le ultime cifre sulla disoccupazione);
3) la conseguente aspettativa di una posizione sempre più «da falco» da parte della Federal Reserve al prossimo incontro del Fomc a metà dicembre;
4) il dollaro ai massimi quinquennali e il boom dei listini azionari a stelle e strisce;
5) il crollo delle quotazioni del petrolio, che ha scambiato sul livello minimo da quattro anni, riducendo così l’attrattività dell’oro come protezione da un potenziale aumento dell’inflazione.
A favore dell’oro, invece, un solo aspetto, peraltro ancora tutto da verificare.
“Di recente, l’unica buona notizia per il metallo giallo è venuta dall’India, che ha allentato le restrizioni sull’acquisto di oro cancellando il requisito «80-20» sulle importazioni, che imponeva di ri-esportare il 20% dell’oro importato, sotto forma di articoli di gioielleria. Sebbene l’imposta del 10% sulle importazioni di oro rimanga, questa notizia potrebbe far ripartire la domanda indiana e dare supporto al mercato fisico” spiega Nevine Pollini, Senior Analyst Commodities di Union Bancaire Privée (UBP) che, alla luce delle condizioni macro, al momento chiaramente sfavorevoli per l’oro, si aspetta che il prezzo del metallo giallo continui a scambiare in un range ristretto, compreso tra i 1.150 e i 1.225 dollari l’oncia nel medio termine.
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