fusioni e acquisizioni

Il lato oscuro, e pericoloso, del boom delle mega fusioni

2 Dicembre 2014 11:35

financialounge -  fusioni e acquisizioni hedge fund settore bancario
4 si sta avviando ad essere un anno record per le operazioni di fusione e acquisizione (M&A) in tutto il mondo e, più in particolare, negli Stati Uniti.

In base ai dati Thomson Reuters, le attività di M&A a livello mondiale sono balzate nei primi undici mesi di quest’anno a 3.057 miliardi di dollari (+48%), di cui quasi la metà (1.414 miliardi) avvenute negli Stati Uniti. L’ultima operazione, in ordine di tempo, è quella formalizzata da Actavis che ha sborsato 66 miliardi di dollari per il controllo di Allergan, gruppo farmaceutico concorrente che produce il botox, creando un gruppo che si piazzerà tra i 10 big pharma mondiali con un fatturato annuo superiore ai 23 miliardi di dollari.

Il management di Actavis ha subito tenuto a precisare che la fusione delle due compagnie dovrebbe generare almeno 1,8 miliardi di risparmi annuali a partire dal 2016, che si aggiungono ai 475 milioni di minori spese precedentemente annunciati da Allergan: Actavis ha inoltre specificato che prevede di mantenere gli investimenti annuali in ricerca e sviluppo (R&S) a circa 1,7 miliardi di dollari. Tuttavia quest’ultima acquisizione sta facendo sorgere molti interrogativi sulla corsa senza freni dell’M&A.

Se è vero che le operazioni di fusione e acquisizione rappresentano una delle opzioni più interessanti per crescere a livello dimensionale e per aumentare la capacità competitiva nel mercato mondiale, è altrettanto vero che devono avere anche un fondamento di sostenibilità. In altre parole, non si può comperare a tutti i costi a qualsiasi costo: ogni operazione deve poter prospettare in modo attendibile e in un arco ragionevole di anni la possibilità di essere ripagata. Ed è proprio questo il punto.

Le ultime operazioni di M&A hanno visto l’alleanza tra fondi strategici e speculativi (hedge fund) che, insieme, hanno saputo imporre alla società acquirente una sostanziosa spesa extra rispetto all’offerta iniziale che, peraltro, oscilla di solito tra il 20% e i 40% al di sopra delle quotazioni di mercato. Tutto questo fa felici i possessori di azioni della compagnia acquisita ma rende meno sereni i soci della azienda acquirente e, soprattutto, dovrebbe preoccupare le banche che hanno assicurato i finanziamenti necessari all’operazione.

Cosa succederà se alcune di queste mega fusioni non si dimostrerà capace di essere sostenibile? Cosa accadrà sui mercati se dietro a questa girandola senza freni dell’M&A cominciasse ad emergere la percezione di un primario intento speculativo e non di sano e lungimirante spirito industriale?
Le banche e il sistema finanziario potrebbero tornare rapidamente a scricchiolare esattamente come dopo la crisi dei mutui subprime e del crac della banca d’affari americana Lehman Brothers. Con la differenza che gli indebitati stati dei paesi sviluppati non potrebbero soccorrerle.

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