Calamità naturali, polizze rare e care

Dal 2004 a oggi, lo stato italiano ha stanziato 3,3 miliardi di euro per far fronte ai danni provocati da terremoti, frane e alluvioni. Secondo alcuni osservatori, se ci fosse una prevenzione programmata si potrebbero ridurre ad un terzo i costi e, soprattutto, limitare gli impatti sociali in termini di morti, feriti e disagi per famiglie e cittadini.

Anche per questo si sta ragionando sull’obbligo della copertura degli immobili con polizze ad hoc. Peccato che questo tipo di contratti sia ancora poco diffuso in Italia dove manca una legge quadro che consenta a questo segmento di mercato di svilupparsi. Ma qualcosa si sta muovendo e c’è già chi sta delineando una possibile soluzione: polizze con premi per metà pagati dallo stato e per l’altra metà a carico dei proprietari di immobili.

L’obbligo di stipulare un contratto di copertura scatterebbe per garantire la creazione di una massa critica capace di far funzionare in modo sostenibile il business di queste speciali polizze che, nel caso fossero sottoscritte in modo facoltativo dai singoli cittadini, costerebbero molto di più. Basti pensare che attualmente i pochi contratti con questo tipo di copertura (che, peraltro, non è omnicomprensiva di tutte le tipologie di danni) prevedono premi annui variabili tra i 30 e i 900 euro a seconda non soltanto del valore dell’immobile ma anche della zona geologica in cui è ubicata.

D’altra parte il nostro paese è uno dei pochi che, nonostante l’alta esposizione ai rischi idrogeologici e catastrofici, non prevede una polizza danni ad hoc obbligatoria per i proprietari di immobili. Lo sviluppo di questo speciale segmento del ramo danni consentirebbe alle compagnie assicurative di ritagliarsi un nuovo business di lungo periodo e, agli investitori, di disporre di un numero maggiore di cat bond, le obbligazioni sulle catastrofi, più profittevoli e decorrelate rispetto al mercato obbligazionario tradizionale.