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Fondi comuni, nel 2014 penalizzato chi non ha investito
5 Novembre 2014 09:40

dati ufficiali dei nav (net asset value, il valore netto delle quota) al 31 ottobre, si sono chiusi i primi 10 mesi del 2014 anche per i fondi comuni.
Un periodo sufficientemente lungo per cominciare a trarre qualche primo bilancio, a cominciare dalle performance che, sebbene non siano l’unico elemento da analizzare, rappresentano comunque uno dei fattori di maggior peso. Ebbene, tra gennaio e ottobre, mentre l’indice generale dei fondi comuni ha segnato un +4,17%, quello relativo ai fondi azionari ha messo a segno un rialzo del 7,45%, quello dei bilanciati un +5,61% e quello degli obbligazionari un +4,3%: chiudono l’elenco delle macro categorie, i fondi flessibili (+3,06%) e quelli monetari (+0,18%). Tra i prodotti ad indirizzo azionario, i risparmiatori italiani hanno potuto spaziare tra un minimo del +2,53% (con i fondi azionari Europa) e un massimo del +17,96% (azionari America). Forbice altrettanto ampia anche tra i rendimenti disponibili all’interno del segmento dei fondi obbligazionari che hanno visto prevalere quelli area dollaro USA (+11,53%) mentre in coda si piazzano gli obbligazionari governativi euro a breve termine (+1,07%).
La lettura di queste performance consente di giungere a una conclusione: i veri sconfitti del 2014 sono stati i sottoscrittori di fondi monetari. Se hanno utilizzato questi prodotti come momentanea area di parcheggio sicuro di brevissimo termine (alcuni mesi) in attesa di prossimi investimenti a medio e a lungo termine hanno fatto la cosa giusta.
Ma se, al contrario, il posizionamento è stato dettato dalla paura di perdere evitando di investire in altre categorie di fondi con un più alto profilo di rischio, hanno finito con il trascurare una buona occasione: insomma non «investire» non ha pagato finora e potrebbe continuare ad essere così anche per i prossimi mesi.
Un periodo sufficientemente lungo per cominciare a trarre qualche primo bilancio, a cominciare dalle performance che, sebbene non siano l’unico elemento da analizzare, rappresentano comunque uno dei fattori di maggior peso. Ebbene, tra gennaio e ottobre, mentre l’indice generale dei fondi comuni ha segnato un +4,17%, quello relativo ai fondi azionari ha messo a segno un rialzo del 7,45%, quello dei bilanciati un +5,61% e quello degli obbligazionari un +4,3%: chiudono l’elenco delle macro categorie, i fondi flessibili (+3,06%) e quelli monetari (+0,18%). Tra i prodotti ad indirizzo azionario, i risparmiatori italiani hanno potuto spaziare tra un minimo del +2,53% (con i fondi azionari Europa) e un massimo del +17,96% (azionari America). Forbice altrettanto ampia anche tra i rendimenti disponibili all’interno del segmento dei fondi obbligazionari che hanno visto prevalere quelli area dollaro USA (+11,53%) mentre in coda si piazzano gli obbligazionari governativi euro a breve termine (+1,07%).
La lettura di queste performance consente di giungere a una conclusione: i veri sconfitti del 2014 sono stati i sottoscrittori di fondi monetari. Se hanno utilizzato questi prodotti come momentanea area di parcheggio sicuro di brevissimo termine (alcuni mesi) in attesa di prossimi investimenti a medio e a lungo termine hanno fatto la cosa giusta.
Ma se, al contrario, il posizionamento è stato dettato dalla paura di perdere evitando di investire in altre categorie di fondi con un più alto profilo di rischio, hanno finito con il trascurare una buona occasione: insomma non «investire» non ha pagato finora e potrebbe continuare ad essere così anche per i prossimi mesi.
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