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Allarme utili, gli impatti e le opportunità sui mercati

8 Ottobre 2014 14:05
financialounge -  fondi comuni opportunità di investimento profit warning suggerimenti di investimento
L’ultimo in ordine di tempo lo ha lanciato la Ford martedì 30 settembre. Il gruppo automobilistico americano, nel corso di un incontro con gli analisti di Borsa, ha avvertito che la divisione europea è ancora lontana dall’andare in attivo e, di conseguenza, sono state riviste le stime per quest’anno dell’intero gruppo per il 2014 riducendone l’entità dei profitti complessivi: dai 7- 8 miliardi di dollari previsti fino alla scorsa settimana, si può ora immaginare un livello di utili pari a circa 6 miliardi di dollari.
La Ford Europa, infatti, dovrebbe registrare quest’anno perdite per un miliardo di euro che scenderebbero a 200 milioni nel prossimo esercizio. Tanto è bastato a far precipitare il titolo Ford a Wall Street che ha perso il 7,5% (bruciando tutti i guadagni accumulati di inizio anno) e, soprattutto, trainando al ribasso tutti i titoli del settore automotive, con particolare durezza verso quelli più esposti al mercato del Vecchio Continente come Peugeot (-1%), Renault (-2,6%) e, soprattutto, Fiat (-3,4%).

Quest’ultimo profit warning (allarme sugli utili aziendali) offre l’occasione per alcuni spunti di riflessione. In primis è la conferma che l’allarme profitti ha degli impatti sempre maggiori sul titolo oggetto del profit warning e, a cascata sul settore in cui opera. È vero che anche in passato l’annuncio di un probabile rallentamento dei profitti, ovvero di risultati di bilancio inferiori alle attese o a quelli realizzati nel periodo precedente, determinava reazioni negative da parte degli investitori ma negli ultimi tempi l’entità delle perdite e, soprattutto, la propagazione dell’effetto domino è molto più vasta rispetto al passato.

Questo, secondo gli analisti finanziari, è in parte dovuto alle valutazioni dei titoli azionari che sono salite su livelli sostenuti molto spesso soltanto dall’ ingente liquidità presente sui mercati: è quindi sufficiente che una società di rifermento del settore segnali un rallentamento per determinare prese di profitto immediate sul titolo e sui competitors.
Ma, proprio questo comportamento, determina una ricaduta positiva per gli investitori. In particolare amplifica le potenzialità a favore dei gestori attivi di fondi comuni e di comparti di sicav caratterizzati da un approccio orientato alla selezione accurata dei singoli titoli da inserire in portafoglio (il cosiddetto stock picking).
Questi esperti del risparmio gestito valutano le aziende e i loro rispettivi titoli, in base ai dettagli dei dati di bilancio (margini industriali e operativi, profitti, flussi di cassa, dividendi) e dello stato patrimoniale (capitale netto, posizione finanziari, esposizione debitoria) e non si fanno influenzare da scelte emotive che invece sono alla base delle decisioni degli investitori all’annuncio di un profit warning.

Succede così che, se un titolo di qualità viene "svenduto" sul mercato a seguito di aspettative negative, può essere acquistato a un prezzo scontato. Tra i tanti casi di questo genere si può citare quello di Nike, il colosso USA dell’abbigliamento sportivo. Precipitato a circa 70 dollari per azione (-10% rispetto alla quotazione di inizio anno) nel febbraio scorso dopo la pubblicazione di alcuni report negativi sul settore dell’abbigliamento sportivo di fascia alta, giovedi 25 settembre ha diramato i dati trimestrali con fatturato e, soprattutto, profitti molto superiori alle attese grazie al successo riscontrato dal marchio in occasione dei Mondiali di calcio in Brasile: il titolo ha così guadagnato il 12% in una sola seduta, portandosi a ridosso dei 90 dollari per azione e mettendo così all’angolo chi aveva scommesso contro.
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