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International Editor's Picks - 25 agosto 2014

25 Agosto 2014 10:15
financialounge -  Airbnb CorpBank fusioni e acquisizioni google International Editor's Picks sharing economy uber
La sharing economy è a caccia di lobbisti “pesanti” per vincere le resistenze di autorità e regolatori che vogliono sottoporla allo stesso regime degli operatori tradizionali. Il New York Times informa che Uber, la startup che sta mettendo in crisi i tassisti di tutto il mondo, ha assunto nientemeno che David Plouffe, ex capo della campagna elettorale di Obama e consigliere ascoltato del presidente. Uber, che ormai opera in 170 città nel mondo e vuol addirittura sfidare l’industria autonomibilistica con il suo servizio di trasporto via app, non è la sola ad affidarsi a lobbisti di primo piano. Airbnb, un’altra startup miliardaria che somiglia molto a Uber ma opera nel settore dell’ospitalità a pagamento, ha assunto David Hantman, ex responsabile delle relazioni politiche di Yahoo, mentre Google ha scelto come capo lobbista l’ex membro del Congresso Susan Molinari.

Sempre sul quotidiano di New York leggiamo che quando il CEO di Google Larry Page deve decidere se spendere qualche miliardo di dollari per comprare una startup, invece di dare mandato a un’investment bank si affida al “test dello spazzolino da denti”. In pratica la domanda che fa è: quello che producete è qualcosa che si usa almeno una o due volte al giorno e che fa sentire meglio? Il Times osserva che le M&A miliardarie della Silicon Valley raramente passano per le stanze ovattate delle grandi banche: Google, Facebook, Cisco e simili preferiscono affidarsi ai team interni per individuare i target, fare la due diligence e negoziare il prezzo. Secondo Dealogic il 69% delle M&A high-tech da 100 milioni in su non passa per le banche di Wall Street. 10 anni fa erano solo il 27%. Funziona? Solo il tempo potrà dire se i 19 miliardi di dollari pagati da Facebook per WhatsApp sono stati una intuizione visionaria o una cantonata.

Meno male che la Bulgaria non è nell’euro. Almeno dopo aver letto su Forbes l’agghiacciante storia della CorpBank, commissariata due mesi fa dalla Bulgarian National Bank (BNB), che non consente ancora ai depositanti di accedere ai propri soldi, ma invece apre gli sportelli ai debitori per incassare le rate dei prestiti. Proprio la banca centrale ha lasciato saltare la CorpBank in difficoltà per il rimborso di un bond, invece di provvedere a un prestito di ultima istanza. Un trattamento speciale se paragonato a quello concesso alla First Investment Bank, anch’essa in difficoltà ma generosamente rifornita di liquidità. Motivo? Secondo Forbes tutto dipende dagli “oligarchi di riferimento” delle due banche. Quello di CorpBank, Tsvetan Vassilev, è in disgrazia e riparato all’estero. Quello di First Investment invece, Delyan Peevski, è saldo in sella e ben connesso a Sofia.
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