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Fondi obbligazionari

Idee di investimento - Obbligazioni - 23 giugno 2014

23 Giugno 2014 10:00
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Con la crescita della domanda domestica dei Paesi sviluppati al 2,5% e un aumento delle importazioni probabilmente stabile intorno al 5%, dovremmo vedere le esportazioni degli emergenti tornare a espandersi di circa il 10%: tale crescita dovrebbe supportare la stabilità o un leggero apprezzamento delle valute dei paesi in via di sviluppo. È questa la tesi sostenuta da Michael Biggs, Investment Manager nel team GAM Star Emerging Market Rates, di GAM nell’articolo “L’export degli emergenti rilanciato dai paesi sviluppati". Per Michael Biggs valute stabili rendono molto più attraente il rendimento disponibile nell’universo dei mercati emergenti.

Una posizione condivisa da Joost Van Leenders, di BNP Paribas Investment Partners, come ha spiegato nell’articolo “Nessun incremento degli utili societari, ma gli investitori non si preoccupano”: “A nostro avviso, il contesto attuale caratterizzato da crescita modesta e inflazione bassa è positivo per gli strumenti finanziari che consentono di incassare notevoli differenziali di interesse, come le obbligazioni societarie e il debito dei paesi emergenti. Nell’ambito di queste classi di attivo stiamo tentando di individuare i titoli che offrono una remunerazione più elevata, equilibrando rendimento e rischio. I tassi d'insolvenza generalmente bassi e i bilanci societari prevalentemente in buona salute hanno indotto il gestore a mantenere la posizione sovrappesata nelle obbligazioni societarie high-yield europee. Inoltre, questi titoli potrebbero beneficiare dei recenti provvedimenti varati dalla BCE. Per quanto riguarda le obbligazioni dei Paesi emergenti, riteniamo che offrano anche un carry (un extra rendimento) interessante. Abbiamo coperto il rischio di un rialzo generalizzato dei rendimenti attraverso una posizione ribassista (short) sui Treasury USA a scadenza quinquennale. Riteniamo che la liquidità a livello globale sia positiva per questi titoli, ed al contempo la volatilità sui mercati è bassa, i rischi geopolitici si sono attenuati e i rendimenti delle emissioni in valuta locale sono superiori a quelli sul debito USA”.

Il debito denominato in valuta locale, in particolare quello di Sud Africa, Brasile, Turchia e Russia, da acquistare soprattutto se si verificasse una correzione dei loro prezzi nei prossimi mesi, viene ritenuto interessante pure nell’ambito delle strategie obbligazionarie formulate da Gareth Isaac, Fund Manager Fixed Income di Schroders nell’articolo “Le strategie per ricavare valore dal reddito fisso” nel quale il gestore privilegia anche una posizione ribassista sull’euro verso il dollaro USA, e sui titoli di stato USA e UK verso quelli europei: all’interno di questi ultimi, tuttavia, suggerisce la massima attenzione verso i governativi dei paesi periferici che, insieme ai corporate bond USA ed europei, sono diventati, in base alle valutazioni di Gareth Isaac, cari.

Secondo la Pictet Asset Management Stratetic Unit (PSU), il gruppo di investimento responsabile delle linee guida di asset allocation in ambito azionario e obbligazionario, nonché in materia di valute e di commodity, meglio puntare sul debito emergente espresso in dollari USA: “Abbiamo apportato due importanti variazioni al portafoglio fixed income. Innanzitutto abbiamo ampliato l’esposizione al debito emergente in dollari USA, passando dalla neutralità al sovrappeso. L’altro importante cambiamento di asset allocation nel portafoglio a reddito fisso, riguarda il debito emergente in valuta locale dove siamo invece passati dalla neutralità al sottopeso: una mossa tattica volta a proteggere i portafogli da un possibile aumento della volatilità delle valute” dichiara la PSU nell’articolo “Debito emergente: meglio quello in USD che in valuta locale”.

Anche Jean-Sylvain Perrig, Chief Investment Officer (CIO) di Union Bancaire Privée – UBP ha indicato la preferenza verso il debito dei paesi emergenti e, sempre nell’ambito fixed income, una posizione di duration (scadenza media dei titoli in portafoglio) corta e un sovrappeso sui bond high yield nel suo intervento nell’ambito del convegno tenutosi a Milano e organizzato da UBP per delineare l’outlook dei mercati per la seconda parte dell’anno come riportato, nei dettagli, nell’articolo “Focus su equity, high yield ed emerging market debt”.

Infine, un accenno alla nuova neutralità di PIMCO che è caratterizzata da una convergenza verso tassi di crescita tendenziale modesti, da una ridotta volatilità, da bassi tassi reali, da una crescita globale a ritmi differenziati e da basse performance delle attività finanziarie. Una view spiegata nei dettagli nell’articolo “Investimenti obbligazionari flessibili nella Nuova Neutralità” all’interno del quale Saumil Parikh, CFA, Managing Director Portfolio Manager di PIMCO fa sapere: “Attualmente, date le prospettive della Nuova Neutralità per l'economia mondiale, privilegiamo una duration bassa nei mercati sviluppati ed emergenti, alcune obbligazioni ad alto rating dei mercati sviluppati, le obbligazioni dei paesi europei periferici e i titoli sovrani e quasi sovrani dei mercati emergenti, nonché l'esposizione alla volatilità e a determinate valute emergenti al fine di costruire un portafoglio obbligazionario flessibile diversificato a livello globale”.
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