correzione di borsa
Il lusso made in Italy più forte dell’euro forte
16 Maggio 2014 11:00
o un recente studio internazionale, soltanto la manifattura tedesca riuscirebbe a resistere ad un tasso di cambio euro/dollaro USA a 1,40. In tutti i casi, un euro forte in un contesto di crisi economica come quella attuale resta un problema molto serio per tutte le aziende esportatrici e, in particolare, per quelle italiane. Ma è un fatto che il made in Italy del lusso sembra riuscire a convivere anche con un euro così forte.
Guardando ai risultati di bilancio del primo trimestre 2014 di quattro importanti marchi quotati in Piazza Affari (Luxottica, Salvatore Ferragamo, Brunello Cucinelli e Tod’s) si scopre che il fatturato e i margini sono saliti (nei primi tre casi) o sono rimasti stabili (nel caso di Tod’s) nonostante la valuta forte non abbia certo aiutato l’export e ci sia stato il rallentamento dell’Asia (e del mercato cinese in particolare). Ma c’è di più.
Stando alle previsioni del management, a loro volta basate sugli ordinativi già acquisiti (tenendo conto che i book delle collezioni autunno – inverno 2014 sono praticamente già archiviati), le previsioni per il 2014 sono improntate ad un cauto ottimismo.
Alla luce di questi dati, la correzione che questi titoli hanno subito da inizio anno (dal -16% di Ferragamo al -23% di Cucinelli, passando per il -18% di Tod’s) è frutto più di una valutazione al ribasso dell’intero settore lusso a livello mondiale, che ha corso molto nel 2012 e nel 2013, piuttosto che di un’inversione di tendenza delle società del comparto.
Questi titoli potrebbero quindi rappresentare un’occasione d’acquisto per gli investitori poco esposti o del tutto assenti in un settore che mantiene prospettive favorevoli a medio lungo termine. Senza trascurare le notevoli ricadute positive derivanti da una possibile svalutazione della moneta unica rispetto al dollaro nei prossimi mesi.
Guardando ai risultati di bilancio del primo trimestre 2014 di quattro importanti marchi quotati in Piazza Affari (Luxottica, Salvatore Ferragamo, Brunello Cucinelli e Tod’s) si scopre che il fatturato e i margini sono saliti (nei primi tre casi) o sono rimasti stabili (nel caso di Tod’s) nonostante la valuta forte non abbia certo aiutato l’export e ci sia stato il rallentamento dell’Asia (e del mercato cinese in particolare). Ma c’è di più.
Stando alle previsioni del management, a loro volta basate sugli ordinativi già acquisiti (tenendo conto che i book delle collezioni autunno – inverno 2014 sono praticamente già archiviati), le previsioni per il 2014 sono improntate ad un cauto ottimismo.
Alla luce di questi dati, la correzione che questi titoli hanno subito da inizio anno (dal -16% di Ferragamo al -23% di Cucinelli, passando per il -18% di Tod’s) è frutto più di una valutazione al ribasso dell’intero settore lusso a livello mondiale, che ha corso molto nel 2012 e nel 2013, piuttosto che di un’inversione di tendenza delle società del comparto.
Questi titoli potrebbero quindi rappresentare un’occasione d’acquisto per gli investitori poco esposti o del tutto assenti in un settore che mantiene prospettive favorevoli a medio lungo termine. Senza trascurare le notevoli ricadute positive derivanti da una possibile svalutazione della moneta unica rispetto al dollaro nei prossimi mesi.
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