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Italia, braccio di ferro con la Cina sull’Etiopia

16 Aprile 2014 09:10
financialounge -  aeroporti cina esportazioni etiopia italia
Oltre quattro punti percentuali in meno nel 2013 rispetto al 2007.
Misurato così il pil dell’Etiopia sembrerebbe depresso a livelli peggiori di quelle delle più anemiche economie dei paesi periferici della zona euro. In realtà la crescita di Addis Abeba l’anno scorso si è attestata a un ragguardevole +7% ed è proiettato, quest’anno, a un +7,4% grazie anche al “Growth and Transformation Plan”. Quest’ultimo è il documento programmatico per il periodo 2010 – 2015 per lo sviluppo delle infrastrutture nel paese, in particolare quelle relative ai 2.034 chilometri di rete ferroviaria e dai 34 chilometri di metropolitana leggera di Addis Abeba.

Progetti, i cui costi sono spesati al 70% dalla Exim Bank, un istituto di credito cinese che ha erogato un prestito da 2,3 miliardi di dollari (circa 1,67 miliardi di euro): un finanziamento che ha spalancato le porte dei lavori a gruppi industriali cinesi (a cominciare dal colosso China Railwey Engineering Corporation) che si sono aggiudicati gran parte degli appalti.

Ma l’Italia non sta a guardare e vuole continuare a recitare un ruolo di primo piano nel paese africano forte anche dell’aumento delle esportazioni (salite a 263 milioni all’anno) a fronte di importazioni contenute (55 milioni l’anno). L’obiettivo delle imprese del made in Italy guarda anche all’ambizioso progetto dell’Ethiopian Airlines. La compagnia di bandiera di Addis Abeba intende potenziare la capacità dello scalo internazionale di Bole e costituire un maga-impianto d’appoggio nelle vicinanze per riuscire a far lievitare, entro il 2025, il flusso di passeggeri annui dagli attuali 5-6 milioni fino a 18-25 milioni per puntare a diventare il primo snodo d’Africa per il traffico aereo.
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