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Azad Zangana

Tutte le mosse sullo scacchiere della BCE

11 Marzo 2014 09:35
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Da un lato la maggiore tranquillità degli investitori riguardo al debito governativo periferico rispetto allo scorso anno alla luce dei rendimenti dei Titoli di Stato decennali di Spagna e Italia scesi sotto il 3,5%. Dall’altro un tasso di inflazione più basso delle attese che aumenta il pericolo di una spirale deflattiva auto alimentata. Tra questi due estremi sarà chiamata ad agire nei prossimi mesi con prontezza e determinazione la BCE che potrebbe introdurre nuovi programmi di sostegno nel caso di un verdetto sfavorevole della Corte di giustizia europea sul programma OMT (Outright Monetary Transactions) oppure di un peggioramento delle condizioni di mercato.

È questa la sintesi dell’attuale quadro dell’euro zona tracciato da Azad Zangana, European Economist di Schroders che spiega: “Di recente, l’attività economica in Europa ha registrato una performance abbastanza solida, dando sostegno alla nostra stima di una ripresa in atto, seppure a un ritmo lento. Tuttavia, il tasso di inflazione è più basso delle attese, in gran parte a causa di fattori esterni. Sebbene non ci aspettiamo un periodo protratto di calo dei prezzi, di per sé il basso tasso di inflazione fa aumentare il rischio di una spirale deflativa auto-alimentata. Bisogna sottolineare che il quadro generale non è d’aiuto. Il forte deleverage delle banche e degli Stati sta ponendo un’enorme pressione sulle famiglie e sulle imprese, costrette a tagliare le spese, alimentando così proprio le pressioni deflative”.

Intanto, la Banca centrale inglese (BoE) ha deciso di rivedere significativamente al rialzo le proprie stime di crescita; nonostante ciò, la stessa BoE appare quantomeno rilassata sulle tempistiche di un aumento dei tassi di interesse. Nei prossimi mesi, saranno sempre più forti le pressioni sulla BoE e sulla Banca Centrale Europea (BCE) affinché agiscano sulle rispettive politiche monetarie, sebbene in direzioni opposte. Una delle domande più importanti per gli investitori riguarda proprio l’effettivo intervento o meno da parte dei due Istituti centrali.

“Nel complesso, le nostre stime per la crescita del PIL dell’Eurozona restano invariate all’1,1% per il 2014 e all’1,4% per il 2015. Tuttavia, le previsioni sulla Germania sono state riviste al ribasso dal 2,1% all’1,9% per il 2014 e dal 2,3% al 2,2% per il 2015. Alla base di tale revisione c’è il taglio delle stime di crescita per la Cina e per i Mercati emergenti, verso cui la Germania ha un’esposizione in termini di esportazioni più ampia rispetto agli altri Paesi europei” afferma Azad Zangana.

Escludendo la Germania, le stime di crescita per gli altri Paesi dell’Eurozona sono state riviste al rialzo, in particolare per la Spagna e la Francia. Alla base di tali revisioni c’è una posizione più accomodante da parte delle banche rispetto alla disponibilità di erogare credito. Il team di analisti sull’equity di Schroders suggerisce che le banche nell’area periferica europea, ma specialmente in Spagna, pensano di incrementare i prestiti nel 2014. Sebbene l’outlook sulla crescita stia migliorando, quello sull’inflazione è sempre più complesso.

“Abbiamo rivisto al ribasso le nostre previsioni sull’inflazione nei prossimi mesi, alla luce delle maggiori pressioni deflative legate ai prezzi degli alimentari e dell’energia, oltre che del significativo deprezzamento di molte valute dei Paesi emergenti. Quest’ultimo elemento probabilmente farà diminuire i prezzi delle importazioni, impattando quindi sui prezzi al consumo con un certo margine di ritardo. Per quanto riguarda la BCE, riteniamo che un taglio dei tassi di interesse possa avvenire entro giugno, in risposta alla pubblicazione di dati più bassi sull’inflazione” sottolinea Azad Zangana.

Il taglio del tasso di rifinanziamento principale dovrebbe poi essere accompagnato da un intervento simile sul tasso sui prestiti marginali, ma non da un taglio del tasso sui depositi, che attualmente si attesta a zero: infatti, portare tale indicatore in territorio negativo incoraggerebbe un deprezzamento della valuta, ma imporrebbe ulteriori costi sulle banche, che senza dubbio li trasmetterebbero a famiglie e imprese.

“Invece, ci aspettiamo che la BCE continui a esplorare la possibilità di comprare asset backed securities (ABS), anche se probabilmente non agirà in tal senso fino al completamento della AQR. Questo permetterebbe di superare le obiezioni della Germania, contraria all’acquisto o all’utilizzo da parte delle banche salvate dei cosiddetti “legacy assets”, i debiti bancari precedenti alla centralizzazione della vigilanza bancaria” puntualizza Azad Zangana.

Un ultimo fattore da osservare con attenzione è il rapporto tra la Corte Costituzionale tedesca e le istituzioni europee. Poche settimane fa, la Corte tedesca ha chiesto l’esame della Corte di giustizia europea sul programma OMT (Outright Monetary Transactions) della Banca Centrale Europea, sostenendo con convinzione che nella sua conformazione attuale, il programma non sia conforme al mandato della BCE. Un verdetto in linea con la posizione tedesca potrebbe riportare alla luce un sentiment negativo nei confronti dell’Europa periferica, soprattutto se gli investitori dovessero iniziare a ritenere che la BCE non ha alcuna arma efficace a propria disposizione. Tuttavia, alla luce della mancanza di reazioni di mercato alle notizie su questo tema, o gli investitori non sono a conoscenza di tali rischi, oppure continuano a credere all’impegno di Draghi, pronto a fare “qualsiasi cosa serva” per salvare la moneta unica.

“Da parte nostra, concordiamo con quest’ultima opzione, ritenendo che la BCE potrebbe introdurre nuovi programmi di sostegno nel caso di un verdetto sfavorevole della Corte di giustizia europea e di un peggioramento delle condizioni di mercato. In ogni caso, con i rendimenti dei Titoli di Stato decennali di Spagna e Italia scesi sotto il 3,5%, gli investitori sembrano molto più tranquilli riguardo al debito governativo periferico rispetto allo scorso anno” è la conclusione cui giunge Azad Zangana.
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