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Fondi obbligazionari

Tutti i plus 2014 di azioni, bond e commodity

19 Febbraio 2014 10:20
financialounge -  Fondi obbligazionari Invesco Balanced Risk Allocation Fund materie prime mercati azionari previsioni risk parity Scott Wolle
Nell’articolo “Limitare al meglio la vulnerabilità del portafoglio” Scott Wolle, Gestore di Invesco Balanced-Risk Allocation Fund e Responsabile del team Invesco Global Asset Allocation ha argomentato perché un anno con performance inferiori alle attese, come lo è stato il 2013 per il fondo, deve essere contestualizzato all’obiettivo di lungo periodo che rimane quello di costruire un'allocazione strategica adeguatamente bilanciata e correggerla tatticamente per fornire nel corso del tempo agli investitori rendimenti allettanti e ponderati per il rischio. In quest’ottica, a dimostrazione che la strategia Risk Parity, che è il motore del comparto Invesco Balanced Risk Allocation, si evolve in continuazione, sono stati adottati alcuni cambiamenti nella ponderazione strategica all'interno del segmento azionario.

“A fronte della costante attività di ricerca condotta dal team Global Asset Allocation, sono stati apportati alcuni miglioramenti alla strategia di Invesco Balanced-Risk Allocation in vigore a partire dal 6 gennaio 2014. Questi miglioramenti riguardano il segmento azionario del portafoglio e, nello specifico, la ponderazione strategica ai sei mercati in cui investiamo: S&P 500, Russell 2000, FTSE 100, Euro Stoxx 50, Hang Seng e Topix. Pur mantenendo un approccio bilanciato in termini di rischio tra azioni, obbligazioni e materie prime, ora la ponderazione a ciascun mercato azionario sarà basata sulla valutazione relativa (tramite una tipologia di rapporto CAPE, vale a dire un rapporto P/E corretto in base al ciclo) con l'obiettivo di determinare se i singoli mercati presentano valutazioni interessanti” spiega Scott Wolle.

Le valutazioni sono considerate in primo luogo in termini assoluti, in modo da stabilire se un mercato risulti "costoso" o "conveniente" rispetto al proprio andamento storico; quindi, i valori sono esaminati in maniera trasversale per tenere conto dell'attrattività relativa di questi mercati.

“Questo approccio vuole rispecchiare il richiamo intuitivo dettato dall'avere, nell'ambito di un'allocazione strategica, maggiore esposizione ai mercati convenienti e minore esposizione a quelli costosi" puntualizza Scott Wolle che poi passa a parlare delle previsioni sull'andamento dei titoli azionari nel 2014.

“A dispetto delle continue misure di quantitative easing della Fed, la politica monetaria dovrebbe restare generalmente accomodante, anche se la spinta derivante dagli acquisti di asset della Fed potrebbe esaurirsi nel corso del 2014. Inoltre due fattori potrebbero limitare il potenziale di rialzo delle quotazioni azionarie, vale a dire margini e valutazioni che, rispetto agli standard storici, appaiono già abbastanza eccessivi in alcune regioni. Ancora una volta, nell'ambito dei mercati azionari sviluppati, il Giappone potrebbe fare da capofila grazie a una continua ed aggressiva espansione del bilancio della Banca del Giappone".

Nell’ambito delle obbligazioni governative le previsoni formulate per il 2014 da Scott Wolle partono dalla constatazione che le valutazioni si posizionano nel range del fair value.

“La fine degli acquisti previsti dal precedente programma di quantitative easing non ha determinato un'impennata dei rendimenti, dal momento che ha limitato la propensione al rischio degli investitori. Persistono peraltro ancora le forze deflazionistiche, soprattutto nell'Europa continentale mentre l’indicatore dell’inflazione utilizzato dalla Fed è all'1% circa, la metà del livello dello scorso anno. In questo contesto, un significativo e rapido rialzo dei tassi di interesse potrebbe rivelarsi dannoso vista la dipendenza dalla spesa al consumo basata sull'indebitamento e il rischio di rifinanziamento che l'aumento dei tassi imporrebbe su valute e bilanci statali già alle stelle. Ne deriva che, in assenza di una sensibile esposizione ai titoli di Stato di alta qualità, un portafoglio risulterebbe poco protetto nell'eventualità di una contrazione economica o di un'altra crisi finanziaria. Ora che i tassi sono tornati ai livelli del 2011, è possibile usufruire dei benefici che forniscono al portafoglio nell'eventualità di un nuovo rallentamento dell'economia o del ritorno della tensione all'interno del sistema finanziario” confida Scott Wolle.

Per quanto riguarda poi le materie prime, Scott Wolle tiene a ricordare come i prezzi delle commodity si siano sganciati dagli altri mercati finanziari, come le azioni, circa due anni e mezzo fa “Nell'ambito del processo decisionale che porta alla scelta degli asset reali (come le materie prime) da includere in un portafoglio ben diversificato, è fondamentale capire il ruolo che tali asset dovrebbero assumere. Ove le materie prime vengano utilizzate come strumento di protezione dall'inflazione, che è proprio una delle ragioni per cui le utilizziamo in IBRA, è importante essere disposti a sopportarne i costi per beneficiare della necessaria protezione. I rendimenti non possono essere sempre positivi, soprattutto nei periodi in cui l'inflazione risulta sotto controllo. Tuttavia, per essere efficaci, le coperture dall'inflazione devono essere una presenza costante all'interno del portafoglio. Pur riconoscendone un'effettiva necessità, molti investitori però si lamentano del prezzo pagato per queste coperture e abbandonano l'asset class proprio nel momento peggiore. In virtù delle ultime ingenti uscite di asset dalle strategie dedicate alle commodity, si potrebbe concludere che ci stiamo avvicinando a quel particolare momento di capitolazione” argomenta Scott Wolle che poi aggiunge:

“L'altro motivo che ci induce a ricorrere alle materie prime è ottenere una diversificazione all'interno del portafoglio, vista la correlazione tra le varie tipologie di materie prime nel lungo periodo e la correlazione piuttosto ridotta o a volte addirittura negativa con le altre asset class”.

E, dato che generalmente i prezzi delle materie prime seguono l'andamento della crescita del PIL globale, la performance dovrebbe presto migliorare nel caso in cui la crescita globale non accenni a rallentare.
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