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Il club delle miliardarie

31 Gennaio 2014 11:15
financialounge -  Dropbox Pinterest settore tecnologico Snapchat Spotify start-up venture capital Xiaomi
Il Wall Street Journal ha pubblicato un’interessante classifica sulle startup valutate un miliardo o più da imprese di venture capital. Ad oggi se ne possono contare trentasei, distribuite tra Stati Uniti, Europa e Cina.

La prima cosa che emerge osservando il grafico è la diseguaglianza geografica. Delle 30 startup presenti nel “Bilion Dollar Startup Club”, 25 di queste sono americane, 8 cinesi e solo 3 europee. Le prime tre posizioni della classifica sono occupate a pari merito dalla cinese Xiaomi e dall’americana Dropbox, ed è solo scendendo fino alla quinta posizione che troviamo la prima azienda europea, la tedesca Zalando. Nel club dei miliardari, inutile sottolinearlo, non troviamo nessuna startup italiana.

Entrando più nel dettaglio sulla natura delle startup in classifica, emerge che il panorama cinese è dominato da aziende online, probabilmente grazie al crescente uso della rete da parte della popolazioni asiatica. Caso particolare per Xiaomi, in testa alla classifica globale, produttore di smartphone dai prezzi particolarmente aggressivi. La stessa situazione la si trova tra le startup americane: anche qui prevalgono i colossi dell’online e tra queste troviamo Dropbox, Pinterest, Uber, Airbnb, Box, Snapchat, Fab ed Evernote, ben conosciuti anche qui da noi.

Anche in Europa la classifica è dominata dall’online. Prima fra tutte troviamo la tedesca Zalando, gigante europeo di ecommerce, specializzato nella vendita online di scarpe, vestiti ed accessori. Sempre all’interno dei confini europei troviamo Spotify, il servizio svedese di musica in streaming che sta spopolando tra i giovanissimi, dove a fronte di un prezzo mensile è possibile ascoltare senza limitazioni un vasto catalogo di musica sui propri device. La terza ed ultima startup europea presenta in classifica è l’olandese Mobileye: proprietaria di uno sistema di allarme anticollisione incorporato in alcuni veicoli della BMW e della General Motors.

Osservando il grafico nella gallery sembrerebbe che stia svanendo l’effetto esclusività. Oggi essere valutati solo un miliardo di dollari sarebbe poca cosa: la metà delle aziende è stata infatti valutata da due miliardi in su. Ma è dalla selezione all’ingresso sempre più blanda che arriva il secondo colpo all’esclusività: da Novembre ad oggi ben tre nuove società sono entrate in classifica (tra queste la più nota è l’applicazione mobile di messaggistica Snapchat).

Da più parti si sente gridare al rischio bolla ed effettivamente a un primo sguardo questo grafico sembrerebbe dar ragione a chi teme di rivedere quello che successe nell’epoca dot-com. E vista la facilità con cui queste startup sono valutate miliardi di dollari, qualche brivido corre lungo la schiena. Quegli stessi timori che sono aumentati quando sono entrati nel club Snapchat e Pinterest.

La domanda ricorrente era dove fosse la monetizzazione, da dove venissero i profitti, quanto solido fosse il progetto. Ma poi, analizzando meglio la classifica ci si accorge che ci sono diverse aziende con delle reali entrate: una fra tutte Dropbox (con 200 milioni di dollari provenienti dalle vendite annuali).

Quindi forse è inutile fasciarsi la testa e gridare alla bolla troppo presto. Come ogni ecosistema, anche questo ha le proprie necessità e le proprie tempistiche per crescere e maturare, è che sono differenti rispetto a quelli a cui eravamo abituati oggi e solo il tempo ci darà ragione o torto.
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