Europa
Le cause della crisi industriale dell’auto
28 Gennaio 2014 09:18

ante il mese di dicembre, trainato dai 5 mercati principali (Germania + 5,4%, Gran Bretagna +23,8%, Francia +9,4%, Spagna +18,2% e Italia +1,4%), il mercato dell'auto in Europa ha chiuso con una contrazione dell'1,8% delle nuove immatricolazioni ferme a quota 12,3 milioni.
L’Italia ha mostrato di soffrire molto più degli altri grandi mercati per una lunga serie di ragioni strutturali oltre alla congiuntura economica negativa. In primis, sul banco degli imputati l’eccessivo carico fiscale. In particolare, sui già ingenti oneri e balzelli erariali storici, negli ultimi anni le leggi finanziarie prime e di stabilità dopo, hanno ulteriormente aggravato la situazione soprattutto nell’ambito della auto aziendali e nel costo finale del carburante: in quest’ultimo caso, poi, la decisione di aumentare le accise adottata con la legge di stabilità 2013 ha causato un buco nel gettito di bilancio dell’anno appena concluso che dovrebbe aver superato il miliardo di euro.
Oltre alla questione fiscale, a pesare sul calo strutturale delle immatricolazioni di autovetture nel nostro paese ci sono poi la difficoltà di accesso al credito (con prestiti inaccessibili o a tassi molto elevati), il caro assicurazioni (con l’rcauto che costerebbe, secondo alcune associazioni di consumatori, fino al 70% in più rispetto alla media europea), e le contestazioni degli ambientalisti.
Infine, aspetto minore ma non proprio secondario, l’auto soffre molto la concorrenza di altri nuovi status symbol della nostra vita moderna: con minori risorse disponibili, possedere uno smartphone di ultima generazione può oggi rappresentare un piacere (sebbene in scala minore) paragonabile a quello che fino a qualche anno fa riservava il possesso di una bella auto.
L’Italia ha mostrato di soffrire molto più degli altri grandi mercati per una lunga serie di ragioni strutturali oltre alla congiuntura economica negativa. In primis, sul banco degli imputati l’eccessivo carico fiscale. In particolare, sui già ingenti oneri e balzelli erariali storici, negli ultimi anni le leggi finanziarie prime e di stabilità dopo, hanno ulteriormente aggravato la situazione soprattutto nell’ambito della auto aziendali e nel costo finale del carburante: in quest’ultimo caso, poi, la decisione di aumentare le accise adottata con la legge di stabilità 2013 ha causato un buco nel gettito di bilancio dell’anno appena concluso che dovrebbe aver superato il miliardo di euro.
Oltre alla questione fiscale, a pesare sul calo strutturale delle immatricolazioni di autovetture nel nostro paese ci sono poi la difficoltà di accesso al credito (con prestiti inaccessibili o a tassi molto elevati), il caro assicurazioni (con l’rcauto che costerebbe, secondo alcune associazioni di consumatori, fino al 70% in più rispetto alla media europea), e le contestazioni degli ambientalisti.
Infine, aspetto minore ma non proprio secondario, l’auto soffre molto la concorrenza di altri nuovi status symbol della nostra vita moderna: con minori risorse disponibili, possedere uno smartphone di ultima generazione può oggi rappresentare un piacere (sebbene in scala minore) paragonabile a quello che fino a qualche anno fa riservava il possesso di una bella auto.
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