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Perchè le azioni giapponesi sono ancora attraenti

21 Gennaio 2014 10:00
financialounge -  Abenomics giappone inflazione mercati azionari NISA politica monetaria riforme settore immobiliare
L’eccellente performance messa a segno dalla Borsa di Tokyo nell’ultimo anno non è una bolla, poiché, nonostante l’aumento dei prezzi, il mercato conserva il suo valore. Ne è convinta Pictet Asset Management che sottolinea come le società giapponesi abbiano ristrutturato e rinnovato per anni e i risultati di un decennio di cambiamenti siano oggi i pilastri del mercato: risanamento del settore bancario, riduzione dei costi, miglioramento di margini ed efficienza, aumento di dividendi e operazioni di buyback. Insomma non si tratta di una meteora ma è il momento di investire in Giappone. Vediamo perché, insieme agli esperti di Pictet Asset Management.

Nel 2013 le azioni giapponesi sono cresciute di oltre il 50%, dando ampia soddisfazione agli investitori che hanno puntato sul mercato nipponico. La domanda che gli investitori si pongono ora, ad inizio 2014, è quindi facilmente intuibile: questo rally sarà una meteora come abbiamo già visto negli ultimi 15 anni oppure è destinato a proseguire anche quest’anno?

Tutti hanno gli occhi puntati sul Primo Ministro Shinzo Abe e sulla sua Abenomics, un mix di quantitative easing, stimoli fiscali e riforme strutturali. Il suo programma si prefigge anzitutto l’audace obiettivo di superare una volta per tutte la deflazione e, in seconda battuta, quello di portare avanti riforme strutturali volte a favorire la crescita. Ad Abe si deve infatti la nomina del numero uno della Banca del Giappone (BoJ), Haruhiko Kuroda, e del suo vice Kikuo Iwata, i due uomini che hanno varato l’attuale politica monetaria estremamente accomodante. Inoltre, Abe ha contribuito ad assicurare al Paese una posizione di rilievo nei negoziati per il Partenariato Transpacifico.

Non solo, ha avuto la fortuna di ricoprire nuovamente la carica di Primo Ministro proprio quando il Giappone era alla vigilia di una svolta. La sua elezione è infatti coincisa con la fine del mandato di Masaaki Shirakawa, ex governatore della BoJ, che gli ha lasciato via libera per l’adozione di una politica monetaria aggressiva, un misto di quantitative e qualitative easing studiato per sconfiggere la deflazione. Infine, Abe è giunto al potere proprio mentre era in atto una svolta positiva nel contesto inflazionistico, e questo è l’elemento che più conta per gli investitori.

Bisogna però anche sottolineare che, in realtà, l’attrattiva del mercato azionario nipponico stava crescendo già prima dell’elezione dell’attuale premier. Già a metà 2012 si intravedevano i primi segnali di tentennamento della deflazione: aumento della domanda di prestiti bancari, impiego degli ingenti capitali societari (pari al 30% del PIL) in operazioni di M&A e investimenti; decelerazione del trend ribassista dei prezzi delle abitazioni parallelamente alla crescita dei mutui. Si tratta in ogni caso di indicatori della domanda: il problema della concessione del credito in Giappone, o meglio della riluttanza a intermediare di un sistema bancario in ginocchio, era stato superato anni prima grazie a una serie di riforme finanziarie.

Per liberarsi definitivamente dalla deflazione causata dal deleveraging occorrono investimenti e finanziamenti: proprio quello che sta accadendo da qualche tempo. Abe e i nuovi vertici della BoJ hanno semplicemente accelerato i tempi di un trend già pienamente in atto, rafforzando la fiducia delle piccole e grandi imprese come delle famiglie nell’economia.

Nell’ultimo anno si sono visti altri indicatori tornare su livelli positivi. I prezzi di case e terreni salgono e anche gli stipendi stanno aumentando visto che, per la prima volta in oltre dieci anni, tutti i settori offrono piena occupazione. Tali sviluppi accrescono la fiducia delle famiglie e la loro propensione al consumo.

Il passaggio all’inflazione implica profondi cambiamenti per il mercato azionario. Gli investitori giapponesi, sia istituzionali che privati, hanno sottopesato le azioni per anni, preferendo liquidità e obbligazioni. Una strategia che funzionava in un contesto deflazionistico anche in presenza di rendimenti nulli o prossimi allo zero, dal momento che si potevano ottenere rendimenti reali privi di rischio.
Ma ora le cose stanno cambiando. Gli investitori istituzionali tendono ad ampliare l’esposizione agli asset rischiosi, e sono ricomparsi sul mercato anche i privati con una forte propensione al rischio. È significativo che la prima edizione 2013 dello Shikiho (la “bibbia” degli investimenti giapponesi che descrive ogni società sul mercato) sia andata a ruba.

Nel 2014 la partecipazione dei privati al mercato azionario aumenterà ulteriormente, grazie al lancio del NISA (Nippon Individual Savings Account), il nuovo veicolo di investimento esentasse pensato proprio per gli investitori retail. Si stima che quasi il 10% della popolazione si avvarrà di questi strumenti, con investimenti nel mercato azionario pari al 4% delle sue dimensioni attuali.

Nonostante il notevole aumento dei prezzi il mercato azionario giapponese ha ancora valore. Nell’ultimo decennio le aziende quotate hanno saputo ristrutturarsi e incrementare ulteriormente lo standard innovativo, il settore bancario è stato risanato, i costi ridotti, i margini e l’efficienza migliorati, i dividendi aumentati e le operazioni di buyback moltiplicate. In più, ora, ci sono una politica monetaria favorevole, uno yen debole, un contesto economico internazionale più solido e una congiuntura interna in ripresa.

Con Pictet Asset Management è possibile investire nelle azioni giapponesi scegliendo tra tre diversi comparti specializzati sul listino azionario del Sol Levante:

• Pictet – Japanese Equity Selection: fondo a gestione attiva di tipo long-only, con un portafoglio concentrato di 50-60 titoli, disponibile nella classe R-YEN, R-EUR (senza copertura del rischio di cambio EUR/YEN) e HR-EUR (con copertura del rischio di cambio EUR/YEN);

• Pictet – Japanese Equity Opportunities: comparto a gestione attiva di tipo long-short, disponibile nella classe R-YEN e R-EUR (senza copertura del rischio di cambio EUR/YEN);

• Pictet – Japan Index: fondo indicizzato disponibile nella classe R-YEN e R-EUR (senza copertura del rischio di cambio EUR/YEN) che replica l’andamento del benchmark MSCI Japan.
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