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L'industria del Risparmio - 09 dicembre 2013

10 Dicembre 2013 14:00
financialounge -  Affari&Finanza debito pubblico financial repression PIL rendimenti titoli di stato treasury
Il rendimento dei titoli dei Treasury Bills USA, dei Bund tedeschi, dei Gilt britannici e degli Oat francesi non è lontano dai minimi storici nonostante i loro debiti siano invece su livelli piuttosto elevati. A fine novembre, il Bund a 10 anni offriva l’1,69% e quello a due anni lo 0,11%, il decennale americano il 2,75% e il biennale lo 0,28%.

Livelli di remunerazione che fanno fatica a coprire l’inflazione per quanto il costo della vita sia anch’esso (almeno per il momento) su livelli sacrificati: l’1,3% in Germania e l’1,0% negli Stati Uniti. Questo è lo scenario della cosiddetta financial repression (repressione finanziaria), un contesto che senza tanti clamori riesce a ridurre il debito pubblico.

Una strategia peraltro già sperimentata con successo verso la metà degli anni ’40: in quel periodo storico il debito pubblico negli Stati Uniti raggiunse il 122% del PIL, per effetto della Grande Depressione e della Seconda Guerra Mondiale e 30 anni dopo, a metà degli anni ’70, era crollato al 30%. Per tre decenni, infatti, i rendimenti dei titoli del Tesoro USA hanno fruttato meno del tasso di crescita del PIL. La ricchezza di un paese abbatte il proprio debito se la crescita del PIL reale supera il debito (reale), e questo senza che il tasso di inflazione sia necessariamente alto.
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