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Il difficile equilibrio della Grecia

3 Dicembre 2013 19:00
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Dalla primavera scorsa, il Consiglio di Lisbona ha classificato la Grecia come il migliore paese riformatore europeo, prima dell’Irlanda e della Spagna, come dimostrato dal primo grafico presente nella gallery. Questo cambiamento è avvenuto lentamente e di conseguenza è stato facile non notarlo, ma ora deve essere preservato da sfide molto importanti che attendono il paese nel 2014.
<br>Negli ultimi dieci anni, molti nuovi membri dell’Eurozona erano stati ammaliati dal principale beneficio ottenibile con l’appartenenza all’Eurozona: accesso a capitali meno costosi. Dai paesi baltici (Lituania, Lettonia, Estonia) alla Grecia, si è verificata una fase di espansione del credito che ha portato al collasso dopo il 2008. Gli stati baltici si sono regolati nel giro di tre anni ripristinando rapidamente le previsioni di bilancio e gli attivi di bilancio e sono riusciti a riavviare la crescita economica. La Grecia ha trasformato i suoi deficit gemelli in attivo solo quest’anno ed è in grado di riprendersi solo ora.

Dopo sei anni estenuanti di recessione, che hanno visto l’economia ridursi da 350 a 250 miliardi dollari, ci si aspetta che la Grecia riprenda la propria crescita a partire dall’anno prossimo. La Borsa della Grecia sta vedendo la ripresa che ci si aspettava alla fine dell’anno scorso. La produzione industriale e le vendite al dettaglio sono migliorate partendo da una situazione di completa stasi. Il turismo si sta riprendendo perché la Grecia è a buon mercato. Gli affari stanno iniziando a migliorare in alcuni settori, anche se questi segnali di ripresa sono ancora fragili.

In un momento come questo, con un tasso di disoccupazione pari al 27 per cento, promuovere addizionale austerità potrebbe ritorcersi contro la riforma. D’ora in avanti, la Grecia ha bisogno di abbassare il suo elevato debito rispetto al PIL sia pagando i debiti che dando impulso alla crescita del PIL. Il governo riconosce che ha bisogno di ridurre i costi e ha tagliato la propria spesa del 30 per cento a partire dal 2009. Esso ha un elenco di 17 società e di proprietà con un valore stimato di 33 miliardi di dollari che prevede di vendere entro il 2020, anche se molti greci guardano all’obiettivo con scetticismo. Intanto il consumo si è ridotto al 74 per cento del PIL, e le speranze di recupero si appoggiano alle esportazioni e ai nuovi investimenti.

Nel 2006, quando gli investimenti avevano raggiunto il 26 per cento del PIL, la maggior parte del denaro era investito in immobili e altri settori non produttivi. Da allora, gli investimenti sono scesi drasticamente al 12 per cento del PIL. Ora la Grecia ha bisogno di maggiori investimenti privati per creare una base di produzione. Nonostante la Grecia sia quasi un’economia preindustriale, la stima generale del potenziale di crescita a lungo termine dell’economia è dell’1.5 per cento.

Tuttavia, bisogna che la Troika si renda conto che un ulteriore apporto di austerità potrebbe far cadere il fragile governo di coalizione che sta lavorando per attuare le riforme. L’alternativa è una coalizione anti-europea e anti-austerità guidata da Syriza, che non è ancora pronta a guidare il paese. La Grecia ha bisogno di un nuovo equilibrio, in cui il governo faccia riforme che generino nuovi investimenti, e la Troika deve dargli un po’ di respiro.

Date le pressioni politiche del prossimo anno, quando si terranno le elezioni parlamentari nella Comunità Europea e in Grecia si terranno le elezioni locali, questo equilibrio sarà difficile da raggiungere. Ma per ora, sembra che sia più probabile che la Grecia si stabilizzi e si riprenda gradualmente piuttosto che torni indietro.
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