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Azioni europee in pole position per il 2014

6 Novembre 2013 20:00
financialounge -  Europa fondamentali fusioni e acquisizioni imprese mercati azionari Morgan Stanley occupazione
Se è vero che le azioni godono in prospettiva 2014 di migliori potenzialità di apprezzamento rispetto alle obbligazioni, l’equity Europa si candida alla pole position nelle scelte d’investimento. Il miglioramento della performance relativa (e assoluta) delle azioni europee è dovuto alla solidità dei fondamentali.

La maggior parte degli analisti prevede che nel 2014 la crescita del PIL europeo sarà dell’1%; l’inversione del trend di crescita, cioè l’accelerazione, è pari all’1,4% (tenuto conto del -0,4% del 2013) e quindi decisamente superiore ai tassi di crescita previsti per altre aree finanziarie: nessun’altra regione del mondo promette infatti di realizzare un progresso di tale portata. Anche il mercato del lavoro è in ripresa. Grazie in parte all’aumento della produttività, il costo unitario della manodopera dei paesi periferici è sceso e ciò ha contribuito a rilanciare le esportazioni della regione (e di alcuni paesi limitrofi). Circa il 55% degli scambi dei paesi dell’Europa continentale è con nazioni esterne, come Regno Unito, Stati Uniti e gran parte dei mercati emergenti.

In molti casi la crescita dei mercati dell’export è relativamente alta, o comunque in accelerazione e, soprattutto, le società europee leader globali dei rispettivi settori offrono prodotti e servizi altamente desiderabili. Società che, sebbene siano estremamente diverse tra loro, hanno in comune il fatto di offrire prodotti unici, di elevato valore aggiunto per i quali esiste una forte domanda globale in quanto difficilmente sostituibili con prodotti della concorrenza per via della forza del marchio, della qualità dei componenti o perché protetti da brevetti.

Questi aspetti positivi stanno esercitando un influsso crescente sulle aspettative degli utili futuri. Nel 2014 gli utili per azione dovrebbero crescere del 12%-13% in base alle stime di consenso. In più, la ripresa della domanda globale favorisce il rafforzamento della crescita dell’area Euro e della redditività delle sue aziende, dinamiche che gli indici dei responsabili degli acquisti ultimamente diffusi confermano. È possibile che a breve termine gli impatti negativi delle oscillazioni dei cambi si ripercuotano sugli utili aziendali, ma la tendenza di lungo termine resta positiva.

Nel settore finanziario, che dal 2008 ha rappresentato uno dei talloni d’Achille dell’Europa, le attività non strategiche sono state dismesse, i costi operativi ridotti, i rischi attenuati. A tutto questo va ad aggiungersi l’ottima situazione patrimoniale delle società del settore non finanziario, per le quali il rapporto tra indebitamento e capitale netto è sceso ai minimi dalla fine degli anni ottanta. Una delle conseguenze della situazione è che l’attività di M&A si è nettamente intensificata, ma anche le società più impegnate in attività di fusione e acquisizione sono in genere molto attente a mantenere cuscinetti di cassa e liquidità sufficienti.

I vari fattori illustrati creano per i listini azionari europei il miglior contesto visto da alcuni anni. Esistono tuttavia alcuni rischi che potrebbero generare volatilità su tutti i mercati, ma si tratta di pericoli che i gestori che seguono una strategia di selezione dei titoli disciplinata e attenta dovrebbero riuscire ad arginare. Grazie anche alla presenza di numerose società europee con ottime situazioni patrimoniali, forti poteri di determinazione dei prezzi ed eccellenti gruppi dirigenti, all’interno delle quali individuare quelle con valutazioni più convenienti al fine di generare performance positive stabili.
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