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Ben Bernanke

Ciclo di crescita USA: pericoli da un prolungamento artificiale

La buona notizia è che la recessione non dovrebbe arrivare prima di 12-18 mesi. La cattiva è che più il ciclo di crescita USA prosegue, maggiori saranno le difficoltà da superare nella prossima crisi

16 Luglio 2018 11:38

L’attuale ripresa economica statunitense, che dal minimo di giugno 2009 ha inanellato ben 108 mesi di crescita ininterrotta, potrebbe diventare la più lunga del dopoguerra superando l’attuale primatista assoluto, il periodo dal marzo 1991 al marzo 2001. Ma, come fanno notare Patrick Zweifel, Chief Economist, e Steve Donzé, Senior Macro Strategist di Pictet Asset Management, se la buona notizia è che gli attuali indicatori predittivi di recessione ne escludono una nuova per almeno i prossimi 12-18 mesi, la cattiva è che la prossima crisi economica rischia di essere parecchio dura.

L’ANALISI DEGLI ESPERTI


L’analisi degli esperti parte dalle recenti dichiarazioni dell'ex presidente della Federal Reserve statunitense Ben Bernanke, secondo il quale l’iniziativa adottata dal presidente Trump in tema di spesa e tagli fiscali è intempestiva, in quanto coincide con il record minimo di disoccupazione. Inoltre, il forte incremento di attività da parte delle imprese in un contesto di ciclo di crescita USA già ben impostato è destinato a uscire di scena tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, ovvero in concomitanza degli impatti maggiori sull’economia dei rialzi dei tassi previsti dalla Federal Reserve.

UNA RECESSIONE A BREVE E’ IMPROBABILE


E questo, peraltro sembra trovare conferma sul fatto che una fine imminente dell'espansione è poco probabile. “Infatti, le precedenti fasi di recessione sono state di solito contrassegnate da due principali fattori che ancora non si sono materializzati. Innanzitutto un boom nel settore privato, soprattutto per quanto riguarda la spesa delle famiglie e il debito e, in secondo luogo, un crollo del differenziale di rendimento tra i titoli di stato (Treasury) USA a 10 anni e quelli a 1 anno” puntualizzano Patrick Zweifel e Steve Donzé.

Economia USA in acque inesplorate con Powell al timone


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LE AZIENDE USA NON INVESTIRANNO


Gli esperti, tuttavia, mettono in guardia chi ritiene prematuro preoccuparsi di una nuova recessione ancora piuttosto lontana. “Il problema è che nel momento in cui la fase di espansione si concluderà le società americane difficilmente investiranno: saranno più inclini a rinviare gli investimenti, risparmiare o restituire la liquidità agli azionisti” spiegano Patrick Zweifel e Steve Donzé.

IL SETTORE PUBBLICO E’ L’UNICO IN DEFICIT


L’analisi degli esperti relativa ai saldi finanziari statunitensi segnala un dato di assoluto rilievo: il settore pubblico è l'unico che è stato in deficit nell'ultimo trimestre, mentre tutti gli altri – spesa domestica delle famiglie e delle aziende, e investitori esteri – sono saldamente in modalità risparmio. Una simile distribuzione dei saldi finanziari è molto insolita in questa fase del ciclo economico statunitense e, peraltro, sembra destinata a peggiorare in seguito: il Fondo monetario internazionale (FMI) prevede un indebitamento sovrano netto degli Stati Uniti prossimo al 6% del PIL nel prossimo anno.

PIU’ RISPARMI MENO CONSUMI


Ora, dal momento che le tensioni commerciali stanno rendendo poco probabile un finanziamento dall’estero per coprire la spesa statunitense, le imprese e le famiglie americane dovranno farsene carico. Con il risultato che i risparmi (sia sul versante aziendale che su quello familiare) aumenteranno mentre i consumi diminuiranno. “La spesa del governo potrebbe aiutare a prolungare l'attuale ripresa economica, ma potrebbe anche esacerbare le difficoltà quando alla fine arriverà la recessione” concludono Patrick Zweifel e Steve Donzé.
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