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High Yield

Obbligazioni high yield, i titoli europei si fanno preferire a quelli statunitensi

Lo spread degli high yield europei è di 41 punti base più ampio rispetto a quello dei titoli statunitensi: particolarmente interessante la duration più breve dell’indice europeo

31 Gennaio 2019 11:24

Se si mettono a confronto gli andamenti degli indici high yield europeo e statunitense da fine novembre 2018 ad oggi si può osservare una performance finale abbastanza coincidente. Tuttavia, sebbene le performance del periodo siano similari, i due indici ci sono arrivati attraverso andamenti molto differenti: quello statunitense ha accusato un ripiegamento a dicembre più pronunciato (sulla scia del deterioramento dell’importante settore energetico) per poi imbastire un rimbalzo più netto da inizio di quest’anno, mentre l’indice high yield europeo ha assunto un andamento, sia durante la fase di ribasso che in quella di recupero, meno vistoso.

VALUTAZIONI SU LIVELLI PIU’ CONVENIENTI


Dopo questo recupero dai minimi, la situazione attuale fa ipotizzare che i tassi di insolvenza degli emittenti europei siano destinati a restare al di sotto della media sulla scia della prudenza adottata dalle società in scia ai segnali di rallentamento della crescita  “La correzione del 2018 ha riportato le valutazioni su livelli molto convenienti, in particolare rispetto al settore high yield statunitense. Pertanto siamo relativamente fiduciosi sulle opportunità di rendimento degli high yield europei” fa sapere il team Global Fixed Income, Currency and Commodities Group di J.P. Morgan Asset Management. Una convinzione che potrebbe essere rimessa in discussione se si registrasse un aumento delle emissioni in grado di modificare il quadro tecnico che al momento appare positivo. Allo stesso modo, il team non nasconde che i rischi macroeconomici globali restino e, di conseguenza, preferisce i titoli dei settori difensivi in grado di resistere meglio a dinamiche della crescita globale meno favorevoli.

I FATTORI DI SUPPORTO


Resta il fatto che, in base alle analisi del team, esistono fattori legati ai fondamentali, alle valutazioni quantitative e tecnici di mercato, che rendono interessanti le obbligazioni societarie high yield europee. Per esempio, al netto del rallentamento globale che ha pesato sulle esportazioni, sulle quali l’Europa punta molto per la creazione di ricchezza, la crescita del Vecchio Continente nel 2019 dovrebbe mantenersi comunque sopra al potenziale, scongiurando qualsiasi rischio di recessione. Peraltro, sottolinea il team, i margini aziendali dovrebbero beneficiare del calo delle materie prime registrato nel quarto trimestre del 2018.

I TIMORI SUL SEGMENTO CON RATING BBB


Invece, relativamente alla principali preoccupazione degli addetti ai lavori, ovvero l’espansione del segmento BBB (in cui rientra il 50% circa degli emittenti Investment Grade) che ha acuito il timore che il mercato high yield europeo possa essere invaso da una valanga di “angeli cadenti” (i cosiddetti fallen angels), il team suggerisce di esaminare bene cosa è accaduto di recente. Si noterebbe infatti che la crescita del segmento BBB si spiega in larga parte non tanto in base al declassamento delle società con rating più elevati quanto piuttosto al miglioramento di un numero crescente di cosiddetti “astri nascenti” del mercato high yield (ovvero emittenti che hanno beneficiato di una promozione del rating).

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QUALITÀ MIGLIORE E SPREAD PIÙ GENEROSI


Anche dal punto di vista quantitativo i numeri propendono per l’high yield europeo. Nonostante la qualità media delle obbligazioni societarie high yield europee sia migliore di quella media statunitense, gli attuali spread (extra rendimenti rispetto ai titoli di stato core) restano ancora di 41 punti base (+0,41%) più ampi rispetto agli omologhi statunitensi.  “Particolarmente interessante ci sembrano le emissioni a più breve scadenza dell’indice high yield europeo dal punto di vista dei livelli di equilibrio. Infatti, una scadenza media di 1,2 anni offre un rendimento del 3,4%: per portare il rendimento totale in negativo, , i tassi complessivi dovrebbero salire di oltre il 2,8%” spiega il team.

L’IMPATTO DELLE NUOVE EMISSIONI


Infine, c’è anche un aspetto tecnico di mercato favorevole: la penuria di offerta sostiene le quotazioni del mercato. Certo, ammette il team, non si può escludere il rischio di una ondata di nuove emissioni in concomitanza della ritrovata stabilità dei mercati di inizio anno. Ma è altrettanto vero che emergono due fattori in grado di controbilanciare questo potenziale rischio. “In primo luogo, grazie alle nuove emissioni potremo contare sia su nuove opportunità di investimento e sia su condizioni di liquidità migliori nel mercato secondario. In secondo luogo, i flussi settimanali sui fondi high yield europei sono tornati in positivo per la prima volta da ottobre: questo conferma che la domanda è solida e che i sottoscrittori potranno beneficiare di premi al rischio ancora più interessanti grazie alle nuove emissioni” specifica il team.
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