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Azioni, le valutazioni elevate per il momento non sono un problema

Alla luce dei fondamentali, attualmente le valutazioni di azioni e obbligazioni societarie non preoccupano. I titoli di Stato USA, invece, sono sopravvalutati.

7 Febbraio 2018 15:23
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Da qualche anno il livello elevato delle valutazioni (in termini assoluti) delle azioni e delle obbligazioni è stato fonte di preoccupazione per gli investitori. Ma, come dimostrato anche lo scorso anno, le valutazioni possono rimanere elevate per diversi anni, accompagnate da buoni rendimenti, a patto che le condizioni di mercato siano quelle giuste.

“Alla luce del contesto macroeconomico, le azioni non risultano costose e gli spread creditizi (ovvero l’extra rendimento delle obbligazioni societarie rispetto ai titoli di stato USA) sono allineati: gli unici a destare preoccupazione sono i rendimenti dei titoli di stato (in particolare quelli USA)” fanno sapere gli esperti di Goldman Sachs Asset Management (GSAM), che, pur ammettendo che il cambio di paradigma delle politiche monetarie andrà a creare incertezza (dal momento che il picco del QE risulta alle spalle), ritengono che il relativo impatto dovrebbe risultare comunque limitato.

Questo perché, secondo i professionisti di GSAM, le valutazioni degli attivi core statunitensi, escluso i Treasury, possono essere in gran parte spiegate da modelli che le collegano al contesto macroeconomico, al di là degli effetti del QE. I modelli interni di GSAM sono in grado di spiegare la traiettoria compiuta dai titoli di Stato statunitensi fino alla fine del 2013. Da allora, però, le condizioni economiche hanno sempre più spesso richiesto tassi ufficiali superiori a quelli effettivamente raggiunti. A frenare tali spinte tre fattori: la forza del dollaro, la capacità inutilizzata nei mercati del lavoro non rilevata dalle metriche tradizionali, e l’asimmetria dei rischi quando i tassi sono prossimi al limite dello zero.

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“Tuttavia, dall’inizio del 2016 tali ragioni sono venute meno, ed al momento riteniamo che la Federal Reserve sia rimasta indietro. Di conseguenza, abbiamo una view negativa sui titoli governativi e riteniamo che, se la Fed alzerà i tassi più velocemente di quanto si aspettano i mercati, potremmo assistere a forti vendite” argomentano gli esperti di GSAM, che, peraltro, paventano un altro rischio per il mercato obbligazionario.

“Un contesto di politica monetaria eccezionalmente accomodante associato a tensioni sul mercato del lavoro potrebbero alimentare un rischio di inflazione più elevata e a cascata determinare un premio per il rischio per i titoli a scadenza più lunga” puntualizzano i professionisti di GSAM che, relativamente agli spread delle obbligazioni societarie, ritengono che il rischio principale sia costituito dall’avvicinamento ad una fase del ciclo in cui storicamente il supporto fornito dai fondamentali agli spread creditizi inizia a diminuire.

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Le azioni, invece, sempre secondo gli esperti di GSAM, sono indubbiamente su valutazioni alte in termini assoluti, in particolare negli Stati Uniti, ma non costose alla luce delle condizioni macroeconomiche. Insomma, le valutazioni diventeranno un problema quando il ciclo economico arriverà al proprio punto di svolta, con la possibilità di perdite più sostanziali.

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