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Idee di investimento – Azioni – 25 febbraio 2019

Le azioni, soprattutto quelle europee e quelle dei mercati emergenti, sembrano piuttosto convenienti. Meritano un’attenzione particolare le small cap Europa, l’e-commerce e il settore della moda

25 Febbraio 2019 09:26

LE AZIONI RESTANO IN POLE POSITION


Pur non trascurando i segnali di rischio, secondo Alberto Conca, Responsabile della Gestione dei Fondi di Investimento di ZEST Asset Management, la correzione ha riportato le valutazioni delle azioni su livelli convenienti, soprattutto in Europa.  “Sicuramente in Europa è difficile trovare motivi per comprare obbligazioni in quanto i rendimenti sono davvero modesti. Diverso è per gli USA dove i rendimenti in dollari delle obbligazioni societarie sono tornati interessanti. La correzione sui mercati azionari ha riportato le valutazioni a livelli accettabili. L’Equity Risk Premium Implicito è tornato oltre il 5.5%, il che rende le azioni interessanti in ottica 18-24 mesi” specifica nell’articolo “Perché le azioni sono la scelta migliore per il 2019” l’esperto.

LO SCONTO DEI MERCATI EMERGENTI


In ogni caso, secondo Martyn Hole, Investment Director di Capital Group, sono i tre fattori che potrebbero destabilizzare i mercati finanziari quest’anno. In italiano corrispondono a  inasprimento monetario, scambi commerciali e debito eccessivo. Tuttavia, relativamente ai mercati emergenti – un’area ben conosciuta da Capital Group che, vale la pena ricordarlo, nel 1986 ha lanciato il primo fondo azionario dedicato agli emergenti – è utile sottolineare che le valutazioni sono attualmente inferiori rispetto a quelle dei mercati sviluppati “con uno sconto medio vicino al 27%”. “Ci sono diversi motivi per essere ottimisti sugli emergenti – spiega nell’articolo “Le tre “T” che porteranno volatilità sui mercati nel 2019” Hole – a partire dalle solide prospettive di crescita degli utili”.

UN DOLLARO PIU’ DEBOLE E’ UNA BUONA NOTIZIA PER GLI EMERGENTI


Anche secondo Craig Botham, Emerging markets economist di Schroders, ci sono vari segnali che farebbero presagire che per i mercati emergenti il 2019 potrebbe rivelarsi un anno migliore del precedente. Tra le buone notizie ci sono infatti le attese per un dollaro più debole nel 2019, con la fine del tightening della Fed e i deficit in aumento che dovrebbero pesare sul biglietto verde e supportare gli emergenti. Come sottolinea nell’articolo “Mercati emergenti, un anno da ricordare?”, esiste infatti “una correlazione tra il dollaro e gli asset emergenti: un dollaro più debole porta a una sovraperformance dell’azionario emergente rispetto alle controparti sviluppate ed è associato a spread inferiori per il debito emergente in hard currency”. Non solo: secondo un recente studio di Schroders, il ruolo dominante del dollaro nel commercio globale amplifica il suo impatto sui flussi internazionali di beni e credito, e questo vale soprattutto per i mercati emergenti, che tendono a dipendere maggiormente dal dollaro. In sostanza, un dollaro più debole o meno costoso stimola il commercio e la crescita del credito, rendendoli più economici in termini di valuta locale per tutti i Paesi, eccetto per gli Usa.

LE MID CAP EUROPEE


Intanto secondo Intermonte SIM, che accompagna le Mid-Cap italiane a incontrare gli investitori sulle principali piazze europee, questi titoli possono essere più reattivi a shock esterni e racchiudere potenziali importanti. Ma nell’ambito delle mid cap europee, quali settori e quali piazze finanziarie sono più interessanti? E quali aziende in particolare? Micaela Ferruta, Responsabile Corporate Broking e Specialist di Intermonte SIM, nell’articolo “Alla ricerca del valore nelle mid cap europee”, spiega che ogni anno vengono organizzati 7 eventi dedicati alle mid-cap, di cui 6 su piazze internazionali. Oltre a Londra, le piazze più ricche di investitori sono Parigi, dove sono presenti numerosi fondi specializzati in mid-small cap e Francoforte, ma anche Ginevra e Madrid offrono buone soddisfazioni. Secondo Ferruta più difficili ma comunque interessanti per il profilo di investimento nel medio termine sono i paesi nordici, dove Intermonte fa tappa a Copenaghen ed Amsterdam. Le aziende che invece hanno più successo presso gli investitori stranieri sono le aziende che operano nei settori tipici dell’eccellenza italiana, quelle attive in mercati in “secular growth”, oppure società industriali leader a livello globale in specifiche nicchie di mercato e forti esportatori.

IL MIX VINCENTE E-COMMERCE E NEGOZI TRADIZIONALI


A livello settoriale, secondo Ramiz Chelat, portfolio manager Quality Growth di Vontobel, la distribuzione tradizionale può essere interessante per l’investitore se in grado di adattarsi all’e-commerce. Una parte importante della strategia più valida secondo l’esperto è che i retailer si mettano in grado di offrire un servizio di “click-and-collect” e di gestire efficacemente i resi sia on-line che attraverso i negozi. I player off-line hanno un vantaggio rispetto ai player on-line puri, in quanto l’opzione di ritiro in-store incoraggia il ritorno dei clienti, aggiungendo loro l’opportunità di interagire con il personale di vendita. Per fare questo, come è illustrato nell’articolo “E-commerce e distribuzione tradizionale non si escludono a vicenda” , i sistemi di inventario devono essere integrati tra negozi off-line e on-line, il che ha rappresentato una sfida per molti distributori. Nel settore dell’abbigliamento, Inditex e Nike hanno fatto una buona transizione, generando una percentuale significativa di vendite on-line in più rapida crescita e con margini almeno uguali, se non migliori di quelli off-line.

INDUSTRIA DELLA MODA, CONSUMATORI PIÙ CONSAPEVOLI


Restando nel campo dell’industria della moda, infine, il modello “usa e getta”  sta esercitando una seria pressione su alcune risorse naturali non rinnovabili. “L’aspetto positivo è che stanno emergendo segnali di una maggiore consapevolezza da parte dei consumatori. Un fenomeno che, se affiancato a nuovi accordi per standard di sostenibilità più elevati, dovrebbe generare significativi cambiamenti sulle aziende di moda”, fa sapere nell’articolo “Moda, il futuro è circolare e sostenibile” David Sheasby, head of stewardship and Esg di Martin Currie, affiliata del gruppo Legg Mason. A tale proposito l’esperto rivela che il proprio approccio di investimento di lungo termine viene declinato focalizzandosi proprio sulla sostenibilità delle compagnie correlate con l’industria della moda. Sheasby, in particolare, si propone di delineare quale sia l’approccio aziendale nell’ambito sia dei consumi di risorse che delle problematiche di lavoro sul ciclo di vita di un prodotto. L’esperto cita l’esempio di Patagonia, società di abbigliamento sportivo non quotata in Borsa. Si tratta di una compagnia che da molti anni dimostra come sia possibile, anche nell’industria della moda, sviluppare con successo un modello di business allineato con le priorità ambientali e sociali.
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