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Idee di investimento - Obbligazioni - 3 giugno 2019

I fondi obbligazionari difficilmente potranno bissare le performance registrate da inizio anno. Ci sono ancora opportunità nelle convertibili e sulle obbligazioni semi-core euro, mentre le incertezze suggeriscono prudenza sui Btp

di Redazione 3 Giugno 2019 09:59

FONDI OBBLIGAZIONARI, LE PERFORMANCE MIGLIORI SONO ALLE SPALLE


Da inizio anno le famiglie italiane hanno continuato a investire nei fondi obbligazionari. Una tendenza alimentata anche dalle buone performance che molte asset class obbligazionarie hanno registrato nei primi 5 mesi di quest’anno. Ma, come si spiega nell’articolo Fondi obbligazionari: raccolta sostenuta, ma attenzione al nuovo contesto è piuttosto improbabile che questo ritmo di rendimento possa essere mantenuto nei prossimi mesi. Infatti il contesto è profondamente cambiato e i margini di guadagno per chi ha fondi obbligazionari in portafoglio si sono ridotti in modo significativo. I rendimenti dei titoli di stato dei paesi ‘core’ della zona euro sono ritornati in negativo. Il dollaro Usa potrebbe aver finito la sua corsa al rialzo sulla scia di una Federal Reserve in ‘pausa’ nel proprio percorso di rialzo dei tassi. I Paesi emergenti, che pure si giovano di un biglietto verde meno dirompente perché implica interessi in dollari meno onerosi da sostenere, dovranno fare i conti con la ripartenza della guerra dei dazi tra Usa e Cina che rallenta gli scambi commerciali a livello globale, colpendo soprattutto le esportazioni dei paesi in via di sviluppo. Insomma, a conti fatti, chi investe in fondi obbligazionari dovrà soppesare opportunamente le aspettative future evitando di guardare con lo specchietto retrovisore dei rendimenti del passato per evitare sgradite sorprese.

PREFERENZA PER LE OBBLIGAZIONI GOVERNATIVE SEMI-CORE


Didier Borowski, Eric Brard, Kasper Elmgreen e Tristan Perrier, rispettivamente Head of Macroeconomic Research, Head of Fixed Income, Head of Equities e Senior Economist di Amundi, analizzando lo scenario ritengono che l’incertezza economica e l’aumento dello scenario di rischio manterranno il “costo della protezione” molto elevato e, di conseguenza, il rendimento dei titoli di Stato core rimarrà molto basso. Di qui la preferenza espressa nell’articolo Post elezioni europee, il costo della protezione dal rischio resta elevato per le obbligazioni semi-core, come quelle di Francia, Olanda e Austria, rispetto al Bund tedesco. Tra i periferici, Amundi vede valore in Spagna e Portogallo, mentre in Italia la pressione per maggiori stimoli fiscali probabilmente metterà sotto stress gli spread dei Btp e le banche che li hanno in portafoglio, aumentando la volatilità. Gli esperti di Amundi non vedono una grave minaccia nel breve periodo, perché Italia e Ue potrebbero trovare un accordo su un orientamento fiscale più flessibile, ma preferiscono adottare un atteggiamento prudente per il momento.

RISCHI PER GLI ASSET ITALIANI


Anche Andrea Delitala, head of investment advisory di Pictet Asset Management, nell’articolo Il voto europeo porta volatilità sugli asset italiani illustra le problematiche che incombono sugli asset italiani, giungendo alla conclusione che “i prossimi mesi rischiano di essere volatili”. L’affermazione della Lega a spese del M5S dovrebbe indurla ad avanzare richieste in Europa per aggiungere capacità di spese infrastrutturali o riduzione delle tasse (flat tax). Ma le richieste rischiano di scontrarsi con un’Europa tutt’altro che ben disposta: lunedì 27 maggio, a urne appena chiuse, si è appreso che la Commissione, il prossimo 5 giugno, potrebbe aprire una procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia per mancato raggiungimento degli obiettivi di deficit del 2018. Si tratta di un dejà vu o si va allo scontro definitivo? “Il fattore più preoccupante è che il punto di partenza dello spread Btp-Bund (270 punti base) è molto più vicino alle soglie di allarme (350 punti base) rispetto al 2018 (in questo momento lo spread del Btp è di soli 40 punti base inferiore a quello del decennale greco)”.

SPREAD PIÙ SENSIBILI ALL’INCERTEZZA


Gli esperti di Allianz Global Investors evidenziano, nell’articolo Elezioni, Europa frammentata in una fase che richiede coesione, che la maggiore frammentazione del Parlamento “potrebbe rendere più complicata e meno prevedibile la definizione di politiche di maggioranza a livello comunitario, in un momento in cui serve una posizione forte e coerente in settori come quello del commercio”. “Le maggiori implicazioni immediate delle elezioni europee – commentano da AllianzGI – potrebbero riguardare le politiche nazionali, come il futuro processo della Brexit nel Regno Unito, e le formazioni di governo in Spagna e, probabilmente, in Italia. In quest’ultima, vi è il rischio di elezioni anticipate e di un nuovo conflitto con Bruxelles in materia di bilancio, con la possibilità che la Commissione europea mandi un “warning” sul bilancio italiano già il 4 giugno 2019. Mentre i rischi specifici per Paese sono ben visibili, gli spread sul debito sovrano sono probabilmente i più sensibili all’incremento dell’incertezza politica e al rischio correlato agli eventi, come ad esempio le elezioni anticipate”.

ALLEGGERIRE DEBITO EMERGENTE E CREDITO


Allargando l’orizzonte al di fuori dell’Europa, ci si chiede se il debito emergente possa rappresentare ancora un’asset class interessante. Secondo Goldman Sachs Asset Management, due dei tre fattori chiave per la crescita globale, ossia un approccio paziente della Federal Reserve (Fed) statunitense e l’allentamento della politica monetaria in Cina, restano validi. A fronte di questo contesto di mercato GSAM, come si legge nell’articolo Ciclo economico e mercati protetti dalla politica monetaria della Fed e della Cina ha rivisto l’esposizione obbligazionaria, riducendo il sovrappeso su debito e valute emergenti e il sovrappeso sul credito societario statunitense, alla luce delle performance già registrate nei primi quattro mesi del 2019. Tra le valute dei mercati sviluppati GSAM resta neutrale sul dollaro: lo status di “bene rifugio” della valuta è controbilanciato da una Fed paziente e dai timori sull’elevato deficit fiscale e commerciale. Per quanto riguarda gli altri mercati, viene confermata l’aspettativa di condizioni monetarie più restrittive in Canada rispetto agli Stati Uniti.

L’ALTERNATIVA DELLE CONVERTIBILI


Infine, meritano una segnalazione le obbligazioni convertibili: per Jonathan Stanford, Investment Director di GAM il timing sembra essere propizio per questi bond sfruttando la loro capacità di catturare buona parte dei rialzi di Borsa e, al contempo, offrire una buona protezione in quelle di ribasso. “Le consideriamo un’alternativa al reddito fisso, soprattutto nelle fase più complesse e meno lineari dei mercati finanziari, in virtù del proprio potenziale di generare rendimenti tipici del mercato azionario con livelli di volatilità similari a quelli del reddito fisso. Volatilità che, peraltro, può essere gestita tramite una rigorosa selezione della qualità del credito e del delta, ovvero il parametro che misura la sensibilità delle convertibili al mercato azionario” specifica nell’articolo Convertibili, un’opzione da valutare dopo il mini rally obbligazionario l’esperto. Il quale poi aggiunge: “Se analizzano le performance storiche delle obbligazioni convertibili, si nota come, di solito, abbiano espresso una performance inferiore a quella del mercato azionario durante i forti rally di Borsa e una performance significativamente superiore nelle fasi di netto calo dell’azionario. Nel corso di un intero ciclo di mercato, hanno mostrato una tendenza a replicare grosso modo i mercati azionari, ma con una volatilità molto inferiore”.
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