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Idee di investimento - Azioni - 1 giugno 2020

La propensione al rischio nell’azionario non deve far dimenticare l’importanza del brand e della qualità delle società. Resta indispensabile anche la selezione delle aree geografiche e dei settori con la tecnologia e l’immobiliare residenziale in pole position

di Leo Campagna 1 Giugno 2020 09:59

AUMENTA LA PROPENSIONE AL RISCHIO


“Fino a prova contraria, chi investe in azioni continuerà probabilmente a mantenere l’atteggiamento ‘risk-on’, soprattutto alla luce della stabilizzazione del prezzo del greggio e della distensione sui mercati del credito”, afferma nell’articolo AllianzGI: “Chi investe in azioni manterrà un atteggiamento risk-on” Stefan Rondorf, Senior Investment Strategist, Global Economics & Strategy di AllianzGI. “La graduale rimozione delle misure di contenimento lascia spazio alla speculazione, anche perché gli investitori sono tuttora piuttosto pessimisti”. In questo momento, potrebbero tornare a crescere settori come viaggi, energia e finanza, quelli più penalizzati dalla crisi da coronavirus. Per AllianzGI, infine, le valutazioni degli indici sono elevate, soprattutto negli Usa e i mercati non sono pronti ad un aumento dei contagi e neppure all’escalation delle tensioni geopolitiche.

IL VALORE DEL MARCHIO


Resta il fatto che, come fanno notare nell’articolo Il Covid-19, un grande acceleratore per trend già in atto Nic Sochovsky e Dirk Hoffmann-Becking, rispettivamente Managing Director ed Executive Director dell’International Equity Team di Morgan Stanley Investment Management, la pandemia “ha dimostrato che i grandi marchi contano eccome. La grande distribuzione sta razionalizzando gli scaffali destinati ai prodotti di fascia intermedia e ai numerosi marchi di nicchia, in quanto i consumatori nel mondo avanzato prediligono la convenienza e l’affidabilità dei marchi più noti. Ciò serve a ricordare ai ceo che la fiducia è uno degli attributi più preziosi per un marchio, che va trattato con il massimo rispetto”. Inoltre, fanno notare i due esperti, “il distanziamento sociale e le chiusure hanno offerto corsi accelerati in commercio elettronico a tutte le fasce di popolazione. Una volta imparato a fare compere online, è improbabile che i consumatori ritornino a calpestare il pavimento dei negozi. Le aziende i cui team di gestione hanno investito da subito nel digitale dovrebbero uscire da questa crisi più forti delle concorrenti”.

MUOVERSI CON CAUTELA PRIVILEGIANDO LA QUALITÀ


Gli investitori potrebbero peccare di eccessivo ottimismo nel prospettare una ripresa a “V”, mentre sembrerebbe opportuno ridurre le probabilità di una curva a “L” o, addirittura, escludere del tutto una simile ipotesi. Sono invece le osservazioni formulate nell’articolo “Scenario ribassista? Remoto, ma non si può ancora escludere” da Erik L. Knutzen, CFA, CAIA, Chief Investment Officer, Multi-Asset Class di Neuberger Berman. L’esperto ricorda che, il 5 maggio, l’Asset Allocation Committee della casa d’investimento ha fatto il punto sulle view d’investimento, inizialmente delineate sul finire del primo trimestre, che collocavano le probabilità di uno scenario ribassista con curva di recessione a “L” al 15%, mentre quelle di una “V” erano al 20% e lo scenario base, con curva a “U”al 65%. Le view di asset allocation sottolineavano anche la necessità di muoversi con cautela, privilegiando le large cap statunitensi di qualità e il credito investment grade.

WALL STREET DA PREFERIRE ALL’EUROPA


In tutti i casi, Laura Biancato, Portfolio Specialist, e Andrew Harmstone, responsabile del team Global Balanced Risk Control di Morgan Stanley Investment Management, preferiscono mantenere un approccio difensivo in previsione di ulteriori ribassi sull’azionario, dal momento che il rimbalzo degli indici registrato ad aprile non è stato accompagnato da una ripresa della fiducia dei consumatori, che sia negli Stati Uniti che in Europa ed in Giappone è precipitata su livelli minimi. In parallelo, l’aumento delle richieste di disoccupazione rende difficile ipotizzare la possibilità di un cambiamento di tale sentiment. Nel corso di questa crisi si sono accumulate enormi perdite di posti di lavoro soprattutto nei settori del commercio, dei viaggi e alimentare che rappresentano, nel complesso, il 24,9% dell’occupazione europea. Anche il mercato del lavoro degli Stati Uniti sta sperimentando la stessa dinamica, ma il peso di questi settori e di quelli maggiormente ciclici (pari complessivamente al 39%) sull’indice MSCI Eurozone espone quest’area geografica ad un beta più alto rispetto all’economia reale. “Di conseguenza preferiamo in termini relativi gli Stati Uniti rispetto all’Europa, il che si riflette nel nostro posizionamento neutrale sugli Stati Uniti e in sottopeso sull’Europa”, specificano nell’articolo Morgan Stanley IM: Europa più esposta al rischio di ulteriori ribassi i due esperti.

SOVRAPPESO SULLA MANIFATTURA EUROPEA


Non è d’accordo con questa tesi Andrea Carzana, gestore di portafoglio, azioni europee di Columbia Threadneedle Investments, secondo il quale molte aziende manifatturiere europee, grazie alle trasformazioni dell’ultimo decennio, sono in grado di fronteggiare la recessione. In Europa abbondano le società manifatturiere. Il settore industriale conta 1.400 gruppi quotati e il sottogruppo più grande è quello dei produttori di beni strumentali. Proprio in quest’ultimo sottogruppo, spiega nell’articolo “Recessione? I produttori europei sono solidi e possono affrontarla” Carzana, “abbiamo un sovrappeso” anche se Columbia Threadneedle Investments detiene società sparse in tutto il continente, “con una maggiore concentrazione di grandi gruppi dei Paesi nordici” oltre a un “sofisticato ecosistema di aziende manifatturiere di piccole e medie dimensioni in Italia”. Secondo l’esperto, nonostante le “gravi turbolenze” provocate dal Covid-19, molte aziende europee restano attraenti sul lungo periodo. I motivi che hanno portato a questa resilienza sono molteplici. Uno di questi risiede nella trasformazione delle catene produttive operata negli ultimi anni, con l’esternalizzazione dei componenti a scarso contenuto di proprietà intellettuale che ha permesso di ridurre i costi. La transizione verso un approccio “asset-light”, spiega Carzana, incrementa la redditività, ma amplia le catene produttive esponendo le aziende a un rischio più alto di turbolenze.

LONG SU IMMOBILIARE RESIDENZIALE E TECNOLOGIA


Anche a livello settoriale è importante selezionare le aree da sovrappesare. Secondo Davide Marchesin, investment director e gestore della strategia GAM Star (Lux) Global Alpha,  merita attenzione l’attività immobiliare residenziale. “Nel real estate è importante evitare i segmenti più a rischio, come gli shopping center per un problema strutturale di perdita di business a favore dell’online, l’alberghiero visto il calo dei viaggi, gli spazi per uffici in quanto con la pandemia molte società hanno riscontrato la fattibilità del lavoro da casa. Di conseguenza siamo focalizzati sul residenziale, che giudichiamo la parte più difensiva del settore”, afferma nell’articolo Il coronavirus, uno tsunami (in tre fasi) per l’economia e i mercati il manager. La seconda tematica long è la tecnologia, “un settore a fortissima crescita strutturale e con fondamentali forti, oggi ulteriormente rafforzato dalla tematica dello smartworking, dei pagamenti digitali e del fintech”.

DIVENTATA PIÙ DIFFICILE LA PENETRAZIONE IN CINA


A proposito di tecnologia Capital Group, nell’articolo Perché il Covid-19 dà un vantaggio ai titoli tech cinesi, analizza le conseguenze della pandemia per il settore tecnologico, che dopo alcuni vantaggi iniziali dovrà affrontare la disgregazione della domanda globale, con i grandi player cinesi favoriti. La casa d’investimento prevede che sarà un’ardua battaglia per le aziende tecnologiche globali penetrare in Cina, poiché le realtà locali sono forti nel loro mercato locale e hanno già modellato il comportamento degli utenti. Al contrario, invece, alcune aziende cinesi hanno ambizioni globali, mentre altre potrebbero essere meglio posizionate per servire i mercati emergenti. Probabilmente, è la conclusione di Julie Dickson, Investment Director di Capital Group, ci sarà un’attenzione sempre maggiore da parte delle autorità di regolamentazione se le aziende tecnologiche cinesi cercheranno di acquisire player negli Stati Uniti e in Europa.
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