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Il muro di Pechino

Xi Jinping non vuole fastidi, eppure il suo terzo mandato comincia con chi scende in piazza per chiederne le dimissioni

di Redazione 11 Dicembre 2022 10:00
financialounge -  cina sunday view Tiverton Xi Jinping

A chi appartiene il nostro futuro? Se lo chiedessi a uno studente degli anni ’70 ti direbbe che appartiene a lui e a nessun altro, mentre se prendessi un suo coetaneo vissuto chissà dove nell’Europa del 1200, probabilmente ti direbbe che tutto dipende dal signore con la S maiuscola. Tra i due ballano più di cinque secoli di storia, ed è proprio questo il punto: la visione della società varia a seconda dell’epoca che prendiamo in esame. Non avremmo Socrate senza Atene, non avremmo Roma senza Annibale, non avremmo i 300 di Sparta senza la graphic novel di Frank Miller. Allo stesso modo non avremmo i moti di protesta cinesi di questi giorni senza qualcuno o qualcosa contro cui protestare, qualcuno o qualcosa che lavoratori e studenti di Pechino vogliono superare anche se sembra un muro invalicabile, lo stesso muro con cui si sono scontrati degli agguerritissimi artigiani inglesi per tutto un secolo. Ma in fondo gli ostacoli non esistono forse per essere superati?

SPIFFERI


Lo ha voluto dimostrare ancora di più, ancora una volta, che lui non vuole alcun tipo di spifferi contro la sua figura. Con il suo terzo mandato, Xi Jinping ha voluto sottolineare che il Partito Comunista Cinese è suo, così come l’intero Paese. O quantomeno così era fino ai primi, incredibili sussulti del popolo. Nonostante l’accentramento dei poteri e l’eliminazione de facto - e anche molto de iure - dell’opposizione, di fronte al nuovo aumento dei contagi e ai nuovi lockdown in linea con la rigida politica Covid Zero, le persone sono scese in strada, nelle piazze e nelle università per protestare contro il regime.
Può sembrare incredibile, ma i cinesi hanno preteso le dimissioni di Xi criticandone le scelte in materia sanitaria e non solo, ma anche alzando la voce contro il dispotismo del sovrano assoluto del Dragone. Com’è andato questo primo approccio al muro invalicabile del sistema statale? Beh, anziché la capitolazione del leader comunista, i manifestanti hanno ottenuto tante manganellate e anche qualche notte in galera, mentre al telegiornale erano troppo occupati a mandare servizi sui panda per parlarne.

ENGLISH HUMOR


Siamo nel XVIII secolo, i macchinari della rivoluzione industriale avrebbero preso piede da lì a poco in tutta l’Inghilterra, ma i lavoratori di Tiverton, Devon, tengono testa al progresso e decidono di passare alla storia. Per tutto il ‘700 i mercanti hanno provato ad arricchirsi sulla loro pelle, ma con scarso successo. Le fonti si dividono sulle varie ‘trovate di marketing’ dei borghesi: tra chi tentò di importare lana già trattata bypassando il lavoro dei cosiddetti ‘pettinatori’, chi avrebbe venduto al ribasso degli abiti malridotti evitando di commissionare nuovi lavori agli artigiani, e chi invece non voleva concedere aumenti ai propri stipendiati.
Di fronte a un sistema di potere in cui i piccoli lavoratori non avevano troppa voce in capitolo, c’era un solo modo per farsi rispettare: agire. E ogni volta che è servito, i cittadini di Tiverton hanno agito eccome. Tra lana bruciata, scontri in città e manifestazioni ‘colorite’, a quei ragazzi il coraggio non mancava di certo. Questo non ha potuto fermare il progresso tecnologico della rivoluzione industriale, ma intanto hanno tutelato la loro posizione per quanto gli è stato concesso. I mercanti del Devon hanno alzato muri su muri e la brava gente di Tiverton, non potendo valicarli, ha semplicemente deciso di abbatterli.

IL MURO CHE CADE


Un muro che cade fa rumore anche se nessuno lo sente? Se lo chiedessi agli artigiani di Tiverton ti direbbero che non fa differenza: l’importante è che cada. Se invece lo chiedessi ai cinesi che hanno protestato per le loro città probabilmente ti direbbero di sì in ogni caso, perché anche se nessuno in patria ha parlato delle manifestazioni, ciò non significa che il loro messaggio sia privo di forza. Ė vero, è difficile che in Cina si riproponga una ‘seconda Tienanmen’ - Xi non ha lasciato spazio di manovra a niente che assomigli lontanamente a un’opposizione -, però rimane il fatto qualcuno è sceso in piazza per protestare esplicitamente contro il rigido sistema del PCC, e dopo tanti anni e tante dimostrazioni di forza da parte del potere centrale, il solo fatto che ci sia un malcontento diffuso sull’operato del partito dovrebbe far quantomeno puntare gli occhi su questo muro.
Studenti e lavoratori intanto tengono viva la fiamma di chi sa che gli ostacoli sono fatti per essere superati, in qualche modo, e chissà magari qualcuno che conta prenderà il loro esempio per riaprire uno spiraglio all’interno del partito. Ancora una volta la storia si scrive al di là dei muri.

BONUS TRACK


Come da tradizione, all’ingresso dei palazzi del potere e delle antiche tombe dei nobili cinesi, ci sono sempre i due famosi leoni che fungerebbero da guardiani dell’edificio e delle persone che vi entrano. Non fa eccezione lo Zhongnanhai, la sede del Partito Comunista con la sua facciata imponente dove spicca il faccione di Mao in mezzo a tutto quel rosso.
Dubito che però a Tiverton valesse la stessa simbologia, dato che i suoi artigiani cominciarono la loro prima rivolta da una locanda chiamata proprio Red Lion Inn.
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