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Asset allocation

Ucraina, Fidelity: quali conseguenze su inflazione e politica monetaria

In questo contesto di volatilità e incertezza il focus sulla qualità e sull’analisi fondamentale diventano per Donatella Principe (Fidelity International) parametri di selezione degli investimenti e strumenti di gestione del rischio

di Leo Campagna 1 Marzo 2022 08:00
financialounge -  Donatella Principe Fidelity inflazione ucraina

Nell’ambito degli impatti macroeconomici il problema vero della crisi ucraina va ricercato soprattutto nelle materie prime. Se l’Occidente inasprisce le sanzioni contro la Russia, Mosca ha la possibilità di ribattere con altrettanta forza tagliandoci le esportazioni. Un ventaglio di possibilità molto più ampio rispetto alle sanzioni imposte alla Russia nel 2014 a seguito dell’invasione della Crimea, perché nel frattempo Mosca ha fortificato l’autarchia finanziaria e dipende molto meno dall’Europa.

LA RUSSIA È IL SECONDO FORNITORE DI PETROLIO PER LA CINA


“Oggi la Russia è il secondo fornitore di petrolio per la Cina e il terzo per il gas. Si stima che entro la fine di questo decennio avrà soppiantato Australia e Turkmenistan nel fornire gas alla Cina” fa sapere Donatella Principe, Director - Market and Distribution Strategy di Fidelity International. La Russia può inoltre imporre un’ulteriore strozzatura alla catena dell’offerta globale, dopo i colli di bottiglia causati dalla pandemia e, più in generale, dal processo di deglobalizzazione degli ultimi anni.

SPAZI DI MANOVRA RIDOTTI PER LA BCE


Sebbene gli impatti su America e Europa saranno completamente differenti, le spinte sull’inflazione saranno comunque rilevanti, con prezzi al consumo che nascono da strozzature dal lato dell’offerta e che le Banche centrali non possono curare. Questo riduce ulteriormente gli spazi di manovra della Bce: risulterebbe infatti controproducente il ritocco del costo del denaro nella zona euro di fronte a un rischio di rallentamento dell’economia e di un’inflazione rispetto alla quale la politica monetaria è inefficace. Una situazione che potrebbe non essere indifferente neanche per le decisioni della Fed e, soprattutto, per l’aspettativa del mercato sulla politica monetaria americana.

STUDI DELLE CRISI DI MERCATO


Passando ai possibili impatti sui mercati finanziari, studi delle crisi di mercato, dalla Seconda Guerra mondiale fino ad oggi compreso l’11 settembre 2001, dimostrano che storicamente le correzioni del mercato tendono a essere brevi e vengono recuperate anche in tempi relativamente rapidi. Nel lungo periodo comprare sul picco della paura ha sempre pagato.

IL RIALZO DEI MERCATI AZIONARI È GUIDATO DA TRE FATTORI


Ciò non toglie che nel breve periodo assisteremo a un aumento del premio per il rischio geopolitico e a un incremento della volatilità. Va però ricordato che il rialzo dei mercati azionari è guidato da tre fattori: liquidità, bassi rendimenti e utili. “Nell’ultimo decennio gli indici sono saliti sulla spinta di una forte liquidità, che ha mantenuto i rendimenti sui minimi storici. Oggi la liquidità inizia a esser drenata dal mercato mentre i rendimenti tendono leggermente a salire. Tuttavia grazie agli utili aziendali, previsti in ulteriore rialzo, il supporto alle Borse non manca. Specie se si combina con un livello delle valutazioni tornato sotto controllo” puntualizza Principe.

FOCUS SULLA QUALITÀ E SULL’ANALISI FONDAMENTALE


In questo contesto di volatilità e incertezza il focus sulla qualità e sull’analisi fondamentale diventano non solo parametri di selezione degli investimenti ma anche strumenti di gestione del rischio: solidità del business e corrette valutazioni possono costituire infatti un ammortizzatore per l’andamento dei titoli. Soprattutto se si abbina ad una ampia diversificazione di portafoglio. “Riteniamo strategico in questa fase un posizionamento verso l’Asia che risulta molto più isolata rispetto al rischio geopolitico rappresentato dall’Ucraina e presenta oggi un netto trend di crescita economica a premio rispetto all’Occidente” specifica la manager di Fidelity. Secondo la quale, l’Asia, e la Cina in particolare, partono da un livello di valutazioni compresso sia rispetto alla media storica che ai mercati occidentali, fattore che rappresenta un valido cuscinetto in questo contesto di volatilità indotta da un rischio geopolitico esogeno.
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