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L'analisi

Le strategie obbligazionarie per battere l’inflazione secondo Vontobel

Mark Holman (TwentyFour AM, gruppo Vontobel) suggerisce di mantenere bassa la duration, utilizzare le obbligazioni a tasso variabile e di concentrarsi sul rendimento e sulla strategia roll-down

di Leo Campagna 20 Gennaio 2022 18:30
financialounge -  inflazione Mark Holman obbligazionario Vontobel

A novembre, l’inflazione dei prezzi al consumo (IPC) negli Stati Uniti ha raggiunto il 6,8%, mentre nel Regno Unito ha registrato un massimo decennale del 5,1% e in Germania ha toccato il 5,2%, il livello più alto dal 1992. “Per i gestori la sfida posta dall’aumento dell’inflazione consiste nei rialzi dei tassi di interesse che tendono a provocare implicazioni a 360°, dai Treasury USA alle obbligazioni high yield fino al debito emergente” fa sapere Mark Holman, Partner & Portfolio Manager di TwentyFour Asset Management (gruppo Vontobel).

ALCUNE TATTICHE DI PORTAFOGLIO


Tuttavia, per i gestori attivi di fondi obbligazionari esistono alcune tattiche che possono contribuire a mitigare tali effetti. In quest’ottica, Holman segnala una serie di opportunità che gli investitori possono sfruttare per guadagnare in questo contesto: mantenere bassa la duration, considerare le obbligazioni a tasso variabile, concentrarsi sul rendimento e sul roll-down.

MANTENERE BASSA LA DURATION


È opportuno ricordare che se i rendimenti delle obbligazioni salgono i loro prezzi si muovono al ribasso in misura tanto maggiore quanto è lunga la scadenza. Per mantenere bassa la duration, ovvero la scadenza media di portafoglio, occorre evitare del tutto i titoli di Stato a lunga scadenza e posizionarsi sui tassi a breve scadenza solo per scopi di liquidità. “La nostra curva preferita è quella della sterlina britannica mentre la curva in euro rappresenta un’alternativa valida, ma non altrettanto convincente” spiega Holman.

LE OBBLIGAZIONI A TASSO VARIABILE


Il manager ritiene poi interessanti le obbligazioni a tasso variabile: grazie alle cedole che aumentano in linea con gli incrementi dei tassi di mercato, non incrementano il rischio di esposizione al tasso di interesse. Nel mirino sono sia i leveraged loan che gli ABS (asset-backed) europei. “Le CLO (collateralised loan obligation) europee rappresentano una delle nostre prime scelte per il 2022. Riteniamo che questa tipologia di titoli con rating BB potrebbero registrare quest’anno un rendimento pari a circa il 7%, grazie soprattutto all’elevato flusso cedolare offerto” argomenta Holman.

SFRUTTARE LA STRATEGIA ROLL-DOWN


La strategia numero tre del manager consiste nel concentrarsi sul rendimento e sul roll-down. Si tratta di una tattica difensiva da sfruttare in genere a metà o fine ciclo, cioè la fase in cui sembra posizionarsi al momento il credito con le curve che, negli ultimi 18 mesi, si sono appiattite sul tratto a lungo termine. “Osserviamo l’irripidimento del tratto della curva a breve che incorpora i rialzi dei tassi: è probabile che le emissioni a breve scadenza (soprattutto quelle nella fascia da tre a cinque anni) possano offrire interessanti plusvalenze da roll-down” sottolinea il manager.

DEBITO SUBORDINATO BANCARIO


Allargando l’orizzonte, Holman segnala il debito bancario subordinato, in particolare l’Additional Tier 1 (AT1) emesso dalle banche europee. Le banche tendono a risultare piuttosto immuni all’inflazione rispetto ad altri settori, e beneficiano dell’aumento dei tassi di interesse. ”Molti istituti ben capitalizzati offrono obbligazioni AT1 con rendimenti solidi. Basti pensare che un’operazione su AT1 con rating BBB e call a cinque anni da parte di una banca con rating A potrebbe registrare un rendimento prossimo al 5%” argomenta il manager.

CORPORATE BOND EMERGENTI IN VALUTA FORTE


Infine, una riflessione sulle obbligazioni corporate dei mercati emergenti in valuta forte. “Alla luce di una crescita economica capace di raggiungere il livello dei mercati sviluppati, potrebbero offrire un extra rendimento significativo. Tuttavia, si tratta di un’opportunità che potrebbe svanire nel momento in cui la Fed dovesse intraprendere un ciclo di inasprimento più aggressivo di quanto prospettato” conclude il Partner & Portfolio Manager di TwentyFour Asset Management.
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