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Cresce la tensione

La Cina fa paura e l'India si arma, mercati nervosi

L'India schiera nuove forze militari sul confine himalayano pochi giorni dopo il lancio di un missile balistico a capacità nucleare, mentre aumentano le tensioni sullo stretto dell'Isola di Taiwan

di Maurizio Nicola 29 Ottobre 2021 15:14
financialounge -  cina india nucleare taiwan

Lo scontro Stati Uniti-Cina sta portando in campo sempre più Paesi e diversi fronti sui cui giocare la partita. È infatti l'area indo-cinese ad attirare l'attenzione dopo che l'India, alleata degli Stati Uniti, ha deciso di schierare forze militari con armamenti acquistati da Washington lungo il confine himalayano come parte di una nuova dimostrazione di forza contro Pechino. Strategica la scelta del primo ministro Modi di concentrare le truppe nell'area del Nord-Est, ed in particolare sull'altopiano di Tawang confinante con il Bhutan e il Tibet, un territorio rivendicato in passato dalla Cina ma sotto il controllo indiano.

TENSIONI INDIA-CINA


Il rafforzamento militare segue il lancio nel Golfo del Bengala di un missile balistico intercontinentale con capacità nucleare avvenuto pochi giorni fa. Secondo quanto dichiarato dal ministero della Difesa indiano, l’Agni-V ha una gittata di oltre 5mila km, raggio che permetterebbe al missile indiano di colpire una grande parte della Cina continentale. L’esperimento rientrerebbe nella strategia del governo di Dehli di avere una forza militare credibile e di non usare per prima ordini nucleari, ma solo in risposta a un attacco. A Pechino la pensano diversamente. Per molti analisti, il test missilistico nucleare non ha solo un valore simbolico nello scontro sul confine dell'Himalaya che vede i due Paesi opposti. E' dalla prima metà del 2020, infatti, che sul confine settentrionale si registrano schermaglie e ritorsioni tra l'esercito indiano e quello cinese con diverse vittime da entrambe le parti.

GIAPPONE E TAIWAN


Il fronte indo-cinese va inserito nelle tensioni per l'Isola di Taiwan, vera scintilla dello scontro Washington-Pechino. La strategia statunitense è quella di bloccare la Cina sul lato marittimo concentrando le forze occidentali nel Mar cinese meridionale per bloccare lo stretto dell'Isola di Formosa, passo fondamentale per lo scambio delle merci e da cui dipendono il 60% dei volumi commerciali globali. L'isola diventa ancora più importante se si parla di chip, visto che ospita la più grande azienda al mondo del settore, Taiwan Semiconductor Manufacturing, e ha una quota di mercato nel comparto pari al 63%.

SITUAZIONE DI PERICOLO


In questo senso, è tornato al centro il Giappone (già in possesso di Taiwan tra il 1895 e il 1945), dopo che il vice premier nipponico Taro Aso ha affermato quest'estate che se la Cina dovesse invadere Taiwan Tokyo “si schiererebbe a fianco degli Stati Uniti”, in quanto “qualsiasi problema” che riguarda Taiwan, potrebbe trasformarsi “in una situazione di pericolo per la stessa sopravvivenza del Giappone”. Tokyo e Taiwan sono infatti strette alleate e un controllo cinese sulla piccola (ma strategica) isola potrebbe mettere a serio rischio le isole nipponiche meridionali.

MERCATI NERVOSI


Le tensioni nell'Asia/Pacifico si sono fatte sentire sui mercati finanziari, con il Tawain Weighted che ha chiuso in calo dello 0,3% e l'Hang Seng in ribasso dello 0,7%, sul quale intervengono anche altre questioni legate al contesto politico-finanziario di Pechino. I futures sul Nasdaq, indice pesantemente tecnologico e che dipende moltissimo dalle forniture di chip, sono al momento in calo di 120 punti, con titolo Usa a 10 anni in rialzo del 2,2% ad un rendimento dell'1,6% (massimi da maggio).
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